ESCLUSIVA - Quando la Lazio esonerò Ballardini...

Intervista realizzata da Alessandro Zappulla a NATALE BIANCHEDI, prima dell'esordio di Reja a Parma. Oggi in questo giorno di festa vogliamo fare un passo indietro e riproporvi questo bel pezzo redatto in terra romagnola....
05.04.2010 17:35 di  Alessandro Zappulla   vedi letture
ESCLUSIVA - Quando la Lazio esonerò Ballardini...
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© foto di Federico De Luca

Piombò a Roma in una calda giornata di fine primavera, accompagnato da qualche timida referenza guadagnata sul campo fra Cagliari e Palermo e illustri maestri da ostentare come curriculum professionale. Davide Ballardini e la sua era laziale tramontata sul nascere. Un’avventura naufragata al primo giro di boa, dopo una Supercoppa messa in bacheca con un po’ di fortuna ed una catastrofica classifica con cui fare i conti ogni settimana. La società lo ha ammainato mestamente, alla nona sconfitta in campionato ed un terzultimo posto, che rievoca vecchi fantasmi di un tempo. Davide Ballardini e la Lazio, un amore mai sbocciato, un idillio minato agli albori da un carattere a dir poco cupo del ‘guru di Ravenna’ e a tratti persino presuntuoso. Nascosto dietro il buio dei suoi occhiali scuri, rinchiuso dietro i recinti di Formello. L’uomo dai pochi sorrisi e dall'aziendalismo estremo è uscito di scena nel silenzio più assoluto, lasciando la Lazio con l’acqua alla gola e il suo popolo fra mille dubbi e molteplici equivoci tattici. Diakitè, terzino, Lichtsteiner in tribuna, l’avallo dell’harakiri societario chiamato Pandev e Ledesma e schemi di gioco in continua evoluzione, sono solo pochi esempi di una gestione confusa e fallimentare. I macroscopici errori di questa stagione sono divenuti poi orrori quando a scelte a dir poco discutibili si sono associate incomprensibili dichiarazioni. “Rocchi con Zàrate? Non possono coesistere”, "Maurito ha mancato di rispetto a tutti, sono deluso” e poi “Ho detto a Tommaso che ci sono delle gerarchie e lui viene dopo Floccari e Zàrate…”. Questi i colpi più duri inferti allo spogliatoio biancoceleste. Frasi promulgate da Ballardini con incosciente naturalezza, che non solo hanno minato gli equilibri interni della squadra, ma hanno anche contribuito alla sua definitiva uscita di scena dalla Lazio. Ma perché tanto ostracismo nei confronti della gente laziale? E come mai tutti questi cambi di modulo in una formazione che non ha mai trovato la sua identità? Tante domande, tanti quesiti a cui nessuno sino ad oggi ha mai trovato risposta. Neanche Ballardini, che da qualche giorno ormai si è ritirato nel suo tranquillo habitat romagnolo, ha voluto chiosare. “Parlerò più avanti… ma non ne sono sicuro. Vedremo se avrò voglia di spiegare il mio periodo alla Lazio tra qualche giorno. Per ora buon lavoro e buona fortuna a tutti”, ha dichiarato Ballardini al telefono della nostra redazione. L’ex allenatore di Cagliari e Palermo si è chiuso in un silenzio di tomba, lasciando l’incombenza di una timida difesa al maestro di sempre Natale Bianchedi. Natale infatti, detto "Nadel" Bianchedi è il re dei voyeur del calcio, osservatore storico del Milan e della nazionale di Sacchi. Oltre che dell’Arrigo nazionale Bianchedi è amico soprattutto di Davide Ballardini e del suo discepolo ha voluto parlare con noi passeggiando per le vie di Ravenna. L’occasione è stata la vigilia della trasferta di Parma, quando la ferita dell’esonero del ‘Balla’ era ancora viva. Una vecchia bici su cui pedalare la domenica mattina. Un buon caffè il solito in Piazza Garibaldi e tanta voglia di difendere il proprio Davide. “Mi viene da ridere, ora viene il bello. Povera Lazio”. Il suo umorismo, nasconde con un finto sarcasmo, un’amara certezza: “Davide non è più l’allenatore della Lazio, ma il problema è soprattutto societario. I mali della compagine biancoceleste vanno ricercati in Lotito. Il presidente aveva promesso in estate a Ballardini ben quattro giocatori, ma non è arrivato nessuno. Poi ha detto a Davide che doveva scordarsi Pandev e Ledesma e alla fine a pagare è stato lui. Questo è il calcio, ma è bene che si sappia di chi sono le colpe”. La Lazio non è una squadra così forte come Lotito dichiara a destra e a manca, questo appare evidente, ma per Bianchedi che scende nel dettaglio la situazione è ancor più critica: “Davide si è trovato da solo a dover gestire più di 40 giocatori in uno spogliatoio che è un caos totale. Lui le ha provate tutte per tirare fuori la squadra dalle magre della bassa classifica, ma questa formazione ha grossi limiti strutturali e sfido chiunque a salvarla senza innesti. Menomale per voi che il presidente vi ha portato qualche giocatore…!”. L’ex osservatore di Sacchi, va giù pesante su diversi elementi: “Mi parlano di Diakitè?? Ma chi? Quello ha i piedi rovesciati..? Davide lo ha messo sull’esterno per sfruttarne le doti fisiche tutto qua. Tra l’altro è stato costretto, anche perché lo svizzero (Lichtsteiner, ndr) gioca solo correndo lungo la linea. Non sa fare altro. Né difende, né gioca col compagno è un disastro”. Né ha per tutti Bianchedi e dalla critica non si salva nessuno neanche Rocchi: “Tommasino un tempo era un grande attaccante. Lo ricordavo capace di movimenti d’attacco unici, ma adesso mi sembra che la gamba non regga più molto”. Chiede, sorride, s’informa sulla nuova squadra di Reja: “E dimmi come gioca in attacco? C’è il ragazzino (Zarate, ndr)?”. Strabuzza gli occhi quando sa che Maurito partirà dalla panchina: “Ma dai?! Ha coraggio Edy… Domani chissà cosa dirà il fratello!! Aspettatevi qualche attacco per l’esclusione. Nella Lazio nulla è semplice neppure le scelte che appaiono tali”. Eccolo il maestro irriverente e sincero di Romagna. Sale in bici l’uomo che Ballardini consultava di notte per studiare le formazioni. Con una mano ci saluta non prima di augurare il meglio a chi ha chiuso la porta al suo Davide: “Buona fortuna con Reja”. Il suo quadro della Lazio è spietatamente vero, forse un po’ cinico e in taluni punti anche troppo catastrofico, ma nel complesso reale. La Lazio è una polveriera pronta ad esplodere. Un fiume in piena di invidie e individualismi, che rischiano di trascinare nell’inferno squadra e società. Da quel Parma-Lazio un’altalena di prestazioni ha confermato una situazione terribile in classifica e tanta incertezza nell’ambiente. Un’annata andata male, una tifoseria in fermento, una gestione fallimentare, tutti ingredienti che mettono i brividi. Oggi Reja guida una squadra sbagliata da Lotito, Tare e Ballardini. Servirà davvero un gran cuore per salvarsi dalla serie B.