Tempra da soldato e piedi brasiliani, Andrè Dias è il muro della Lazio: "E' il gol più bello della mia carriera"

31.10.2010 15:37 di  Riccardo Mancini   vedi letture
Fonte: Riccardo Mancini - lalaziosiamonoi.it
Tempra da soldato e piedi brasiliani, Andrè Dias è il muro della Lazio: "E' il gol più bello della mia carriera"
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© foto di Federico De Luca

Con una girata degna del miglior attaccante ha portato in orbita la Lazio. Una volee di destro, il pallone che si insacca all'incrocio dei pali, la gioia della squadra biancoceleste: Andrè Dias è il simbolo dell'ennesima vittoria corsara della banda di Reja, stavolta sull'ostico campo di Palermo. E' stato ancora una volta uno dei migliori in campo, non solo per il gol, ma anche e soprattutto per il muro invalicabile innalzato contro la corazzata rosanero. "E' stato un gran gol, è vero, probabilmente il più bello della mia carriera - ha esclamato al termine della prima frazione di gioco ai microfoni di Sky -. E' riuscito a spezzare il predominio del Palermo. E' una gara difficile, dovremo essere bravi a continuare con questo atteggiamento ed a rientrare in campo con la giusta concentrazione". La Lazio ha risposto a dovere all'appello del brasiliano, non si è fatta minimamente intimorire, ha risposto con il piglio della grande squadra alle offensive del Palermo, conducendo in porto una vittoria che fa sognare il popolo biancoceleste e che la proietta sempre più in orbita.

La sua crescita è stata esponenziale, la sua esperienza italiana lo ha visto crescere a vista d'occhio mese dopo mese. Arrivò lo scorso gennaio tra la curiosità generale, la prima prestazione nella Capitale, però, fu un disastro. Lazio-Catania 0-1, gol di Maxi Lopez in anticipo sul difensore appena arrivato dal San Paolo, i biancocelesti toccarono il fondo ed il brasiliano fu coinvolto nel marasma generale. Piovvero critiche su di lui, in molti lo definirono un bidone. Per un attimo pensò di lasciare tutto e di tornare in patria: troppa la differenza con il calcio bailado verdeoro, troppe le pressioni e troppa soprattutto la difficoltà nell'imparare la lingua italiana. Carattere tosto e tempra da soldato, Andrè, però, ha saputo aspettare con pazienza ed ha avuto la capacità di rialzare la china. A suon di prestazioni. Con l'arrivo di Reja, Dias si è trasformato. Il tecnico goriziano gli ha dato fiducia sin da subito, è rimasto letteralmente impressionato dalle doti fisiche e tecniche del centrale paulista, ha creduto in lui come punto di partenza per salvare la Lazio ed il centrale ha preso sempre più confidenza con la serie A, diventando uno degli artefici principali della salvezza biancoceleste.  In questa stagione, è partito come meglio non avrebbe potuto. Ha dato fisicità, tranquillità, sicurezza all'intero pacchetto arretrato sin dal primo giorno di ritiro ad Auronzo. Forma con Biava una delle migliori coppie dell'intero campionato italiano, costituisce il secondo tassello della spina dorsale di questa squadra (il primo è Muslera, ndr): ad oltre 30 anni sta vivendo una seconda giovinezza. 

Quest'oggi, a Palermo, ha retto l'urto delle offensive palermitane che nei primi minuti di gara si stavano facendo sempre più arrembanti, ha sorretto la difesa biancoceleste con la grinta ed il carattere da veterano. Ha lottato e sgomitato con Pinilla, uno che fa della fisicità la sua arma migliore. Ha vinto nettamente il duello con l'attaccante sudamericano ed ha deciso il match del Barbera con una fantastica prodezza. Non contento, a pochi istanti dal termine della gara, ha chiuso l'ennesimo varco al numero 55 di Delio Rossi, andando a sradicargli il pallone ad un soffio dalla porta di Muslera con una sontuosa scivolata. Ha rischiato il calcio di rigore, ma, con la lucidità, la brillantezza e la forza fisica dei grandi campioni, ha atteso il momento giusto per intervenire ed è ripartito a testa alta. Piacere, Andrè Dias...