FOCUS - Biglia, storia di un Principito diventato Re

Pubblicato il 27 ottobre alle ore 16.55
28.10.2014 07:05 di Antoniomaria Pietoso Twitter:    vedi letture
Fonte: Antoniomaria Pietoso - Lalaziosiamonoi.it
FOCUS - Biglia, storia di un Principito diventato Re
© foto di Lalaziosiamonoi.it

“C’era una volta una principessa che abitava in un castello…”. Era questo il classico incipit delle favole che ognuno di noi si è sentito raccontare da piccolo. La bella principessa salvata dal principe azzurro era il leitmotiv delle storie. Trovato niente di familiare con la Lazio di Pioli? Basta sforzarsi un attimo e immaginare la bella principessa vestita di biancoceleste. E il principe azzurro? Nella Lazio disegnata dal tecnico parmense, ha sulle spalle il numero venti e si chiama Lucas Biglia. Il regista argentino ha preso per mano la “bella principessa perduta” e l’ha riportata sulla dritta via, quella della vittoria. Non è stata semplice l’impresa per El Principito, soprannome affibbiatogli in Belgio e mai così tanto azzeccato.

UN ANNO TRA ALTI E BASSI, MA D'ARGENTO – L’estate scorsa, dopo la trionfale Coppa Italia strappata alla Roma grazie alla rete di Lulic, Lotito e Tare decisero di puntellare il centrocampo acquistando l’argentino dall’Anderlecht. Zazzera bionda ed occhio ceruleo, il regista solleticava le fantasie estive dei tifosi laziali. Piede vellutato, visione di gioco capillare oltre al classico temperamento latino. L’avvio nelle gare ufficiali, però, non è all’altezza di quanto fatto vedere nelle amichevoli. L’impatto con il calcio italiano è traumatico e Lucas fatica più del previsto. Si accende un dualismo all’interno della squadra con Ledesma, per la verità più mediatico visto che i due dividono anche la stanza in ritiro. “Biglia gioca in orizzontale, Ledesma verticalizza di più” è il ritornello che si ascolta e che travolge anche Petkovic. Il tecnico di Sarajevo fatica a ripetere la splendida stagione vissuta appena dodici mesi prima e inesorabile arriva l'esonero. La squadra torna nelle mani di Reja. Il cambio di panchina rispolvera giocatori finiti nel dimenticatoio come Gonzalez, Dias e Ledesma. E Biglia? Lucas ritrova improvvisamente la luce perduta cambiando posizione. Il friulano affida la cabina di regia a Ledesma, ma mette l’ex Anderlecht come interno. La nuova vita da mezzala regala al giocatore di Mercedes nuovo lustro che gli frutta anche la convocazione per il Mondiale in Brasile. Un torneo che regala grandi soddisfazioni a Biglia che parte in sordina, ma si conquista la maglia da titolare nel rush finale. La finale, già, davanti ad un Maracanà gremito e contro la Germania dell’amico Miro Klose. Un match difficile che Biglia interpreta al meglio, ma la rete di Götze regala il titolo ai tedeschi. Una grande delusione, ma i 23 calciatori dell’Argentina vengono accolti come degli eroi. Un secondo posto che rimanda tutto al 2018 in Russia, dove la Seleccion cercherà l’oro perduto e dove spera di esserci anche Biglia. Magari grazie alle prestazioni con la Lazio che si coccola il suo campione.

CON PIOLI E’ SUBITO FEELING – Quando torna nella Capitale, Biglia trova un nuovo allenatore: Stefano Pioli. Con l’ex tecnico del Bologna il feeling è immediato e il parmense gli affida le chiavi del centrocampo. Il regista di Mercedes risponde presente e ha un avvio lanciato. Prove maiuscole le sue nel nuovo 4-3-3 disegnato da Pioli che lo vedono mettere in mostra tutto il proprio valore. Parolo e Lulic diventano i suoi alleati e la linea mediana capitolina diventa tra le migliori della massima serie. Le incognite sono dietro l’angolo proprio come i mostri nelle favole e si manifestano a Marassi. Un colpo duro ricevuto contro il Genoa gli procura una forte contusione al piede destro e priva la squadra per circa un mese delle sue prestazioni e il gioco ne risente. El Principito ha la tempra dura e i pericoli non lo spaventano. Contro la Fiorentina torna dal primo minuto e proprio da una sua verticalizzazione - giusto perché secondo qualche maligno gioca solo in orizzontale - nasce la rete del vantaggio di Djordjevic. E’ contro il Torino, però, che Biglia incanta.

LA PENNELLATA SU PUNIZIONE - Ottanta minuti a tutto campo in cui non sbaglia nulla. La ciliegina sulla torta è, senza ombra di dubbio, il gol su punizione al 15’ che permette alla Lazio di sbloccare la partita. Una parabola imprendibile per Gillet che fa esplodere l’Olimpico. I tifosi si sono innamorati piano piano dell’argentino, ma già nella passata stagione avevano imparato ad apprezzarlo per il suo attaccamento alla maglia. Nella mente di tutti restano le sue lacrime a Verona dopo l’ammonizione ricevuta contro il Chievo, che gli avrebbe fatto saltare per squalifica il derby contro la Roma. Il bacio sullo stemma ieri dopo il gol ha chiuso il cerchio e, quando Pioli lo ha richiamato in panchina domenica sera, l’intero Stadio Olimpico gli ha dedicato una standing ovation. El Principito si è innamorato della squadra con l’aquila sul petto come ha rivelato qualche mese fa: “E’ stato Castroman a consigliarmi di venire qui. Mi ha detto 'quel calcio ti piacerà!'. E' vero, la Lazio incarna tutti i valori che cerco in questo sport”. Quest’estate il Real Madrid ha bussato alle porte di Formello offrendo venti milioni per assicurarsi il talento di Mercedes, ma non sono riusciti a convincere Lotito e Tare che hanno blindato il giocatore. Un punto di riferimento e vero top player della squadra deciso a prendere per mano la Lazio e tornare a volare verso un lieto fine chiamato Europa, obiettivo dichiarato della stagione. Mano nella mano El Principito e la sua principessa con l’aquila sul petto vincono e convincono, sperando e sognando quel ‘e vissero felici e contenti’ con cui si chiudono le favole. Dalla storia alla realtà, Biglia ha svestito i panni del Principe e indossato la corona da Re. Un Re che vuole riportare in alto la sua Lazio e ridonargli l'antico splendore perduto.