FOCUS - La Piolistrojka, l'inizio di una nuova era

Pubblicato ieri alle 16.30
24.05.2015 07:00 di Luca Capriotti Twitter:    vedi letture
Fonte: Luca Capriotti - Lalaziosiamonoi.it
FOCUS - La Piolistrojka, l'inizio di una nuova era
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

"Orgoglioso di voi, andiamo a prenderci la Champions!!". Questo il messaggio di Pioli alla squadra. La notizia è che bisogna crederci. Cambiare tutto. E' stato come la fine di un'era. Un mondo che aveva connotati precisi, da cui sembrava impossibile evadere. Perché così da sempre, a memoria d'uomo. E destinato a non cambiare mai. O a cambiare, per rimanere sempre uguale a se stesso, come nelle migliori italiche tradizioni. Pioli non può essere italiano, o forse è il calcio a proclamare sempre ad alta voce la sua infinita bellezza proponendo variabili rispetto alla vita reale, alla politica (perfino quella calcistica stessa, vedi il Carpi in A). È una Rivoluzione, quella di Pioli. Una rivoluzione armata di inni e appartenza, fortemente legata al passato e slegata allo stesso tempo in maniera disinibita. Ora che Reja affronta Pioli, come puoi laziale, non pensare a Petkovic?

PETKOVISIONE AL TRAMONTO - Quando un'idea perde la sua spinta e diventa apparato, rivoluzione spenta, ripetizione di se stessa, la domanda sopita diventa polemica, i successi sbiadiscono (perfino il 26 maggio, eresia!), l'allenamento diventa un lento susseguirsi di gesti uguali, le parole del mister suonano una cantilena inutile. È il tramonto, il regno effimero di Romolo Augustolo mentre i barbari preparano un nuovo mondo. Qui niente barbari: la Svizzera diventa un nuovo universo di polemica, pretesto o realtà che sia. È la luna dei russi, che in realtà non sanno che hanno perso la guerra nascosta, eppure non meno terribile, quando Armostrong fa il piccolo passo per l'uomo. Il piccolo passo per la Lazio è un abisso: rinunciare al calcio Mitteleuropeo e coraggioso del Petkosanto e santone della proattivita e delle cariche motivazionali di personal trainer in cambio della pratica visione di un grande ex. Quel Reja mai del tutto amato dalla tifoseria, con quel grosso pregio di ottenere risultati nei momenti duri. E l'aria cambia, i punti arrivano, magia di un mister mai affascinante, la suo modo, ma pieno di aneddoti e rivelazioni umane, capace di tranquillizzare le gerarchie, rimettere a posto i giovani (un posto troppo basso? O giusto? O da meritare?). Le rassegne stampa lette ad alta voce, lontano dai sorrisi silenziosi e carismatici del suo predecessore, la tuta e le battute, quell'appartenere ad una generazione così bella da fare male, ma non questa generazione. Un interregno buono, di cui i sudditi non adorano le riforme ma l'ordine ed i risultati certi. 

LE PIOLI OPPORTUNITA' - Ma poi quando cadono i vecchi sistemi, in continuità e rottura arriva Pioli. La sua Piolistrojka, il suo distendere e accettare, redarguire e rivoluzionare dolcemente. Ama, Gioca, e da ciò che vuoi: un bagno di appartenenza, giocatori pronti e giovani, qualcuno la chiama mentalità, qualcuno comincia ad interessarsi, poi tutta Italia lo nota, anzi, tutta Italia non può fare a meno di notare che a 2 giornate dalla fine la Lazio è lá, ad un passo. Le minigonne in Russia, l'effetto è lo stesso: la rottura di un sistema così consolidato, da far stropicciare gli occhi. Nella storia della Lazio, il 26 maggio è la fine di una guerra sportiva, la Piolistrojka il completamento ideale di quel giorno: la riforma del gioco, le inchieste di pallone a suon di pressing, le picconate ad una mentalità ristretta, italiana, di guardare sempre classifica e punti. La corsa su noi stessi, non sulla luna. E pazienza che perfino i grandi movimenti rivoluzionari spesso non fanno altro che tornare nell'alveo. Pazienza se le rivoluzioni finiscono spesso passando dal via di nuovo. Questo è il calcio, qui è possibile. Possibile che un boato più forte della Juve sfidi gli dei, e le file per i biglietti, le espressioni felici. È possibile. È come l'inizio di una nuova era. Col sapore in bocca di aver conquistato quel che il popolo sperava, la consapevolezza che tutte le epoche passano, ma il ricordo di una partita giocata bene è la vera Revoluzione. La rivoluzione ed evoluzione. Da Reja, partendo da Petkovic, fino a Pioli. Fino a questa Piolistrojka. Cambiare tutto, per mantenere tutto cambiato. Perché questa è la bellezza del calcio: si può quel che altrove è impossibile. Cambiare  davvero, coinvolgere davvero, stupire anche chi giurava che no, non si sarebbe stupito mai più.