FOCUS - Lega, Nedved e Salas: la storia dei litigi tra Lazio e Juventus

Pubblicato ieri alle 15:00
01.10.2014 07:00 di Francesco Bizzarri Twitter:    vedi letture
Fonte: Francesco Bizzarri - Lalaziosiamonoi.it
FOCUS - Lega, Nedved e Salas: la storia dei litigi tra Lazio e Juventus

Il detto è sentito e risentito: i panni sporchi si lavano in casa propria. Il problema però nasce altrove, lontano da Formello. La giacca dell’Italia che indossava il presidente Lotito chi l’ha lavata? Domanda lecita, perché parte tutto da quel giorno la polemica che ha innescato un sistema di critiche e battute. Un duello in lontananza, sull’asse Roma-Torino, è forse quello più infiammato. “E’ un personaggio che ha un potere estremo. E tanto potere concentrato su una sola persona è pericoloso, si rischia di finire nel vuoto”. Montante numero uno, sferrato dall’amministratore delegato della Juventus, Giuseppe Marotta. “Io parlo solo con i miei omologhi. Marotta non so nemmeno se sia dottore. A me interessa quello che dice Agnelli, che è il presidente. Lui è un a.d.”. Gancio di risposta dell’onnipresente presidente della Lazio. Match intrigante, senza dubbio. Le battaglie in Lega hanno sconfinato dal ring: le menate ora si danno attraverso la tv. Senza effetto 3D. Primo round finito. I due tornano all’angolo. Da una parte Carlo Tavecchio, dall’altra Andrea Agnelli, gli sponsor d’eccezione della partita. I guantoni si incrociano di nuovo: "Lotito può dire quello che vuole, non mi offendo di certo”, riprende il dirigente bianconero. E il patron gioca il carico: "Il problema con Marotta è che con un occhio gioca a biliardo e con l'altro mette i punti”. Caduta di stile, con smentita (?), che però vale il sunday punch, il colpo del k.o. Gioco di parole a parte, la situazione creatasi è pesante. In Lega, Roma e Juventus hanno firmato un patto di alleanza. Mauro Baldissoni, direttore generale della Lupa, gioca di sponda: “Non sai quello che dici, parli sempre te e per postulati. Avrai pure il consenso, ma hai fatto alzare dalla sedia Juventus, Roma e Napoli, che fatturano un terzo di tutta la Serie A”. Le multiproprietà al centro della discussione, condite da lotte personali. La rinascita del calcio italiana è ferma con le quattro frecce. Con Juventus e Lazio che si continuano a punzecchiare. Ieri sera l’ultima puntata di una commedia all’italiana: Lotito non si scusa con Beppe Marotta davanti alla tv, anzi, se ne va. E' la lunga storia di due destini, bianconeri e biancocelesti, che spesso si sono sfidati.

SCARAMUCCE DI MERCATO, PARTE 1 - Estate 2001. Lazio e Juve erano tra le prime della classe. Scolarette invidiose e dispettose, in campo e fuori. Lo scudetto va alla Roma, ma il duello si aggira intorno ai banchi del calciomercato. I bianconeri cedono Zinedine Zidane al Real Madrid. Luciano Moggi torna dalla Spagna con un sacco firmato banda bassotti pieno di denari. 160 miliardi di vecchie lire. 75 servono giusti giusti per imbarcarsi verso Roma. Pavel Nedved è l’obiettivo numero uno. Il ceco, dopo un colloquio dai toni duri con Massimo Cragnotti, dg del club biancoceleste, tentenna. In ballo c’è anche il futuro di Lilian Thuram del Parma, nel mirino di entrambe. I bianconeri sarebbero disposti a mollare il francese (già c’era una sorta di pre-accordo con la società di Torino) in cambio di Nedved. Chiamali, se vuoi, favori di mercato. Al club emiliano 50 miliardi e Paolo Negro da Roma. Fantamercato, almeno in parte. Perché Pavel Nedved vola davvero a Torino con un jet privato“Sono un giocatore della Juve”. E Thuram pure. Come dire: "cornuti e mazziati".

SCARAMUCCE DI MERCATO, PARTE 2 - E’ sempre l’anno 2001. Stessa estate, stesso banco di mercato. A Torino sono pronti a sognare di nuovo. Sulla panchina è tornato Marcello Lippi. La cessione di Zidane e Van Der Sar non ha spaventato nessuno. Anzi, in realtà i tifosi bianconeri non hanno nemmeno avuto il tempo di sentire l’odore della paura. Arrivano Buffon, Thuram, Nedved appunto e… Salas. El Matador, quello vero, quello cileno che era venuto dal River Plate e aveva conquistato la Lazio a suon di gol ed inchini. E’ ferragosto e in Costa Smeralda, centro di quelle caldi estate a cavallo tra gli anni novanta e i duemila, si parla anche di mercato. La Juventus punta Vieri dell’Inter, ma i nerazzurri non mollano. L’obiettivo diventa proprio l’attaccante biancoceleste. Che è lontano, in Sudamerica a giocare con la sua Nazionale contro la Bolivia. Firma una doppietta e porta a casa il pareggio. Poi nel post gara ammette: “Io alla Juventus? Non c'e' niente di definitivo, ma il trasferimento a Torino sarebbe un passo avanti nella mia carriera. Non pretenderei certo un posto da titolare, sono abituato a guadagnarmi il posto”. Dichiarazioni d’amore scontate per un altro big della Lazio che si incammina verso Nord. Come se fosse il cammino di Santiago, da compiere in un’estate caldissima, soprattutto a Roma, dove gli animi dei tifosi laziali sono infiammati. Qua la mano, affare fatto. Prego, firmi qui. Nelle casse biancocelesti andarono 25 miliardi di lire più il cartellino di Kovacevic. La carriera di Salas in bianconero non fu fortunata. Complice un grave infortunio e un ambientamento difficile, nel giro di due anni se ne tornò al River lasciando dietro di se solo l’ombra di due gol. E pensare che Luciano Moggi, capo cricca a tinte bianconere, anni dopo lo voleva portare allo Sporting Lisbona, in cambio di un giovanissimo Cristiano Ronaldo. Le vie del mercato sono infinite. L’unica strada percorribile, 13 anni fa, era il cammino di Santiago. Roma-Torino. Senza ritorno.