FOCUS - Lotito-Lazio, il resoconto: 12 anni di storia in 12 punti

19.07.2016 10:27 di Francesco Bizzarri Twitter:    vedi letture
Fonte: Francesco Bizzarri - Lalaziosiamonoi.it
FOCUS - Lotito-Lazio, il resoconto: 12 anni di storia in 12 punti
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© foto di Federico De Luca

Estate piena il 19 luglio del 2004. Claudio Lotito è pronto a diventare l’azionista di maggioranza della S.S.Lazio. Clima infuocato intorno, con 18 milioni e 270 mila azioni fa riemerge il club nella marea di debiti in cui era affondato. “Ho preso la Lazio al suo funerale e l’ho portata in condizione di coma irreversibile. Spero presto di renderlo reversibile”. I tifosi della Lazio vedono il Salvatore, ma ben presto Claudio Lotito si dimostra solo e soltanto un presidente. Uno che conti alla mano non fa sconti a nessuno. Dodici anni in dodici punti: il racconto del patron più controverso della storia del calcio.

L’IMPRENDITORE - Claudio Lotito nasce a Roma il 9 maggio 1957. Da grande gioca (bene e con astuzia) a fare l’imprenditore. È il proprietario di imprese di pulizia, vigilantes, catering, tutte società inserite in appalti di enti pubblici locali: Regione, Provincia, Comune, ospedali. Le sue ottime capacità imprenditoriali lo rendono autonomo fin da subito nei primi giorni a capo della Lazio. Lui in prima persona ottiene la spalmatura del debito societario verso il Fisco in 23 anni. Ha protetto la storia del club nato nel 1900, è vero, ma in 12 anni ha rischiato più e più volte di cancellare pagine del passato con mosse azzardate e mai piacevoli verso i tifosi. Gli unici portavoce (da generazioni) della lazialità.

BILANCI - Una delle prime caratteristiche di Lotito presidente della Lazio è l’attenzione dei bilanci. Esce tot. deve rientrate tot. Si tratta di particolari, ma che uniti fanno peso sui calcoli finali di una società. In Italia diventa il primo (e unico) promotore del Fair Play Finanziario, limite (fantasioso) generato dalla UEFA per far sì che i conti dei club europei siano sempre chiari, trasparenti, più semplicemente a posto. E mentre Platini regala calcolatrici a tutti, c’è chi spende 100 milioni per un giocatore. Nel Bel Paese, i grandi club se ne sono sempre infischiati di certi parametri, non la Lazio, attenta alle dispense del Roi dell’Europa calcistica. E il Claudio nazionale viene insignito anche di premi.

COMUNICAZIONE - Ci sa fare Claudio Lotito, è uno che sfonda per usare un gergo televisivo. Attira l’attenzione su di sé, non disdegna battute in romanaccio, si affida al latino per parlare di discorsi più seri. E infatti funziona anche davanti alle camere, dove porta prima se stesso, poi la Lazio. Compare al cinema vicino a Lino Banfi, si siede nel salotto di Porta a Porta e in altri talk show televisivi. La gente impara a conoscerlo, non solo i tifosi biancocelesti, ma tutto il popolo italiano. E fa ridere, tanto, risulta simpatico. Così che Max Giusti per anni porta a Quelli che il calcio la sua imitazione. Ma come fa a far ridere (il Giusti)? Semplice: parla di bilanci e affari. Ben più serio il progetto comunicazione all’interno della Lazio. Crea una radio, una tv, una rivista. Gli va fatto onore: scendere in campo nella battaglia tra onde in mega Hertz a Roma è simbolo di coraggio. E i risultati infatti non sono quelli sperati.

FRASI AD EFFETTO - La comunicazione è fatta di gesti, sguardi, movimenti, ma anche di frasi. Claudio Lotito non scherza quando c’è da giganteggiare a petto in fuori. “Il pallone è per tutti, il calcio è per pochi” e “Il calcio è un gioco, e il 50% è legato a fattori imponderabili”, risultano cult. Lasciando da parte il latino, meglio puntare sul ‘classico’. “Nel calcio mi ispiro al grande Manzoni. L’utile per scopo, il vero per soggetto, l’interessante per mezzo. Mi piace anche il Pascoli: anzi in questo periodo (ottobre 2008, ndr) mi sento un po’ come il “suo” fanciullino”. Il diploma al liceo classico ci sta tutto, ma in tanti si chiedono quanto ne sapesse Manzoni di pallone. Per lui “tre bravi” erano solo scagnozzi al servizio dei cattivi.

MERCATO - Per forza di cose, serve ritornare un attimo al punto sopracitato. “Un campione deve avere potenzialità tecnico-fisica, valori morali e compatibilità economico-finanziaria con le possibilità del club”. Una frase che in tempo di calciomercato ha spesso (mal) funzionato. Mea Vitali, Brian Robert, Legui, Keller, Vignaroli, Meghni, Makinwa, Bresciano, Garrido, Alfaro, Novaretti, Postiga. Esempi lampanti (non unici) di flop stagionali. Giocatori presi a poco e niente che valgono esattamente lo stesso. Con il buon Igli Tare, diesse della prima ora e spalla fiduciosa del patron, sono approdati a Formello anche buon giocatori. Date a Cesare quel che è di Cesare per parlare sempre con frasi fatte: Zarate, Lichtsteiner, Kolarov, Rocchi, Dias, Hernanes, Klose, Biglia. Si sa, le trattative sono sempre difficili, si sbaglia e si azzecca il giocatore. Ma in casa Lazio c’è sempre stata una costante: la paura di volare in alto come la sua aquila.

AMORE MAI SBOCCIATO - Lotito-tifosi, la guerra dei 12 anni. Tra il presidente della Lazio e il ‘corpo’ della Lazio non c’è mai stato feeling. Proteste, cori, scioperi, manifestazioni. Mai le parti si sono tese la mano per una pace, mai parole per il bene del club. Perché il potere regala orgoglio, l’affetto per una maglia lo stesso. E se chi è il capo non ha il desiderio di rendere grande quello che ha in mano, il ‘popolo’ soffre e protesta. Ad oggi c’è lo scontro totale, una ferita che mai si ricucirà. E lo stadio è vuoto da mesi.

FIGURACCE - Dall’arresto per gli appalti nel 1992, al processo sportivo per Calciopoli fino al reato di aggiotaggio e ostacolo agli organi di vigilanza nel 2009. Poi il caso Iodice con quella telefonata di troppo e l’inchiesta Infront con ostacolo alla Covisoc. Spesso il nome di Lotito è stato tirato in ballo e con lui quello della Lazio. Per non parlare dell’Academy: progetto presentato ma fermo con le quattro frecce. Non era meglio inaugurarlo fatto di mattoni che in plastica?

DAVANTI AL GIUDICE - Cause personali ma anche a nome della Lazio. Giocatori fuori rosa, su tutti Ledesma (poi reintegrato), Pandev e Zarate. E per ultima in ordine cronologico quella che partirà per Marcelo Bielsa. L’argentino ha firmato un contratto con la società biancoceleste ma non lo ha rispettato: il nome Lazio si udirà di nuovo tra le aule di un tribunale.

SALERNO MON AMOUR - Non solo la Lazio, ma anche la Salernitana. Il Sor Claudio insieme al cognato Marco Mezzaroma comprano il Salerno Calcio che milita in Serie D nel 2011. Un anno dopo con i campani in Lega Pro riacquistano il nome di Salernitana, nel 2015 sono in Serie B. Un uomo su due poltrone, ai tifosi una situazione che non piace proprio.

#MANIOVUNQUE - Lotito è consigliere federale in Lega Calcio. Ha pagato stare al seguito di Carlo Tavecchio, trovando posto anche lui in via Allegri. Peso decisionale nelle scelte sul calcio italiano ma non solo. Va a seguito della Nazionale di Conte (alla presentazione c’era anche lui) in ogni partita, ha messo l’ultima parola su Ventura prossimo ct. E quella giacca azzurra gli è stata galeotta: in tanti lo hanno descritto anche come il presidente dell’Italia.

SUCCESSI - Ma Claudio Lotito rappresenta anche una Lazio un po’ vincente. In 12 anni si è portato a casa 2 Coppe Italia e una Supercoppa italiana. C’è chi ha fatto molto peggio spendendo il triplo, ma i tifosi laziali si aspettano di stare al vertice. Con la voglia di ritornare a tifare la squadra dei loro padri e nonni.

FUTURO - E adesso? 12 anni di errori, di battaglie, di coppe, di ferite. Lo sguardo verso i prossimi anni (ma anche alla stagione che verrà) appare offuscato. La società ha difficoltà a coniugare verbi al futuro. E per i tifosi della Lazio si prospettano anni ancora duri. Il cambio di rotta è rimandato a data da destinarsi. Basta solo non aspettare altri 12 anni.