FOCUS - Turnover, il teorema di Pioli: se cambi gli addendi, il risultato non cambia...

09.10.2015 08:30 di Laura Castellani   vedi letture
Fonte: Laura Castellani - Lalaziosiamonoi.it
FOCUS - Turnover, il teorema di Pioli: se cambi gli addendi, il risultato non cambia...
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© foto di Federico Gaetano

Se cambi gli addendi il risultato non cambia. Controvertire le innegabili leggi elementari della matematica, far tentennare maestri e penne rosse. Stefano Pioli ha disegnato una Lazio, poi ne ha disegnate altre undici: la bellezza del turnover biancoceleste risiede nel risultato, rimane invariato. "Con le coppe quest'anno sarà fondamentale e può essere un'opportunità", raccontava il tecnico laziale al termine di Lazio-Frosinone. Dodicesima gara della stagione in corso, sesta vittoria nella roccaforte biancoceleste, conseguita componendo l'ennesimo undici inedito. L'allenatore emiliano ha disposto di venticinque giocatori diversi, in queste prime partite di stagione. L'impegno europeo, poi gli infortuni. Infine il pragmatismo di Pioli. D'altronde, il mister della Lazio non ha mai fatto mistero, nessun dogma nello stilare una formazione. Se non quello, appunto, di non averne: in campo, i giocatori più adeguati e pronti alla gara, questo l'unico parametro. Ma anche chi parte dalla panchina non solo fa bene, a volte riesce anche a cambiare il match, riuscendo spesso a trasformare l'immobilismo in vento a favore. Troppo ghiotta l'occasione di conquistarsi una maglia da titolare. Impossibile non approfittarne. 

DIECI MARCATORI - Le reti dei biancocelesti in questo primo stralcio di stagione sono quindici. Un bottino che va spartito in gruppo: i giocatori laziali che l'hanno infilata tra i pali giungono a quota dieci. Keita Balde ha inaugurato segnando contro il Bayer Leverkusen e ribadendo contro il Frosinone. Poi Matri e la sua doppietta all'esordio, Milinkovic-Savic al Dnipro, Felipe Anderson per sfatare il tabù Grifone, poi Djordjevic. Biglia e Parolo pronti a riconfermare la propria attitudine al gol sfoggiata lo scorso anno. Tanto che, per l'argentino, scansare i compagni e salire sul podio della classifica marcatori sembra un gioco da ragazzi. Kishna, Onazi e Hoedt una rete a testa. E c'è da sottolinearlo: la Lazio ha dovuto rinunciare al contributo del suo Miro Klose. La leggenda tedesca potrebbe rispuntare sul manto erboso già dopo la sosta, complice l'ennesimo infortunio in cui è incappato Filip Djordjevic. Solo allora potrà riaprire il fuoco.

GLI SPACCAPARTITE - Merito del tecnico laziale nell'azzeccare i cambi, merito dei giocatori, bravi a farsi trovare pronti. A volte succede che basta cambiare strategia e qualche pedina, per divorare quelle dell'avversario. Lazio-Udinese, via Lulic e Candreva, che entrino Felipe Anderson e Matri. La rinascita del brasiliano parte da quella piovosa serata all'Olimpico: prestazione maiuscola, il numero 10 è la spalla perfetta per la punta lombarda all'esordio. Keita Balde non è da meno. Lo spagnolo vuole spazzare via le perplessità di Pioli, le stesse che la scorsa stagione lo annodavano in panchina. Il modo migliore è fare la differenza quando il mister gli dà fiducia. Preferibilmente quando non gli impone di ingabbiarsi nei panni di una punta centrale, è come esterno che l'attaccante riesce a imbambolare i difensori avversari. Contro il Bayer Leverkusen, l'ex blaugrana entrava al posto di Klose, costretto a fare i conti con i primi fastidi dell'infortunio che l'avrebbe tenuto lungamente lontano dal campo. Occasioni su occasioni, per  il numero 14, che solo al settantasettesimo avrebbe cambiato la partita. Come l'ha cambiata contro l'Hellas Verona: giusto il tempo di entrare, procurare un rigore - finalizzato da Lucas Biglia - e ripristinare il pareggio. Provvisorio, per la gioia dei sostenitori biancocelesti.  E anche contro il Frosinone ci pensa la Maravilla a piegare la gara, una ventina di minuti dopo aver raggiunto i compagni in campo. Alla ricerca forsennata di soluzioni e di punti, dopo le sberle di Chievo e Napoli, Stefano Pioli si ritrova come il mago che cerca un coniglio nel proprio cappello. Ma il tecnico parmense lo trova: inventare possibilità gli riesce. Difficlmente migliorabile? Non proprio. Ma completo, il gruppo nelle mani del coach laziale, sembra esserlo. Almeno per ora.