IL DUELLO - Pioli vs Garcia: l'identità, chi la perde di vista e chi non la lascia mai...

Pubblicato il 24/05 ore 23:30
25.05.2015 07:35 di  Andrea Centogambe  Twitter:    vedi letture
Fonte: Andrea Centogambe - Lalaziosiamonoi.it
IL DUELLO - Pioli vs Garcia: l'identità, chi la perde di vista e chi non la lascia mai...

E in conferenza Rudi Garcia decise d'infiammare la vigilia del derby. Non bastavano i milioni in ballo garantiti dall'accesso diretto alla Champions League, né il prestigio del secondo posto o la supremazia cittadina, che a Roma, si sa, ha sempre il suo peso specifico. Il tecnico giallorosso è entrato in sala stampa come un piromane che s'aggira nei boschi in piena estate: “Penso che la favorita sia la Lazio, lo dicono tutti. Dicono che è la squadra più forte, che noi siamo scarsi, che loro giocano il miglior calcio d'Italia, che hanno già vinto la partita”. A stento trattiene il ghigno prima di calare fiero l'asso: “Faremo in modo martedì - qualcuno gli fa notare che si gioca di lunedì, scatta il finto stupore -, è stata spostata la partita visto che hanno giocato 120 minuti?”. Risate in sala, piovono applausi, è la vetta dello show in salsa francese. “Se rimarrà lunedì faremo in modo di smentire i pronostici”. Finito qui il teatrino? Macchè. “Domani ci saranno due squadre di alto livello e il miglior arbitro d'Italia e del mondo, questo è un bene perché ricordo che nell'ultima partita la Lazio ha vinto con un gol irregolare dopo aver pianto dopo Lazio-Inter”. Come si suol dire per le vie dell'Urbe, insomma, il buon Rudi se la canta e se la suona, stavolta però non con il violino (tanto per rimanere in tema di lacrime). Sì, perché sull'altra sponda del Tevere hanno lo sguardo fisso in casa propria, non c'è spazio per frecciate e frecciatine che a quanto pare il buon Garcia deve scagliare da contratto. Stefano Pioli non ironizza perché non ne ha motivo. Non allestisce uno spettacolo in sala stampa perché non fa parte del suo dna. Non si prepara prima le risposte per tentare di scimmiottare il miglior Mourinho (almeno lui quando lo fa poi vince campionati e Champions). Non provoca perché non ha bisogno di consensi che vadano oltre i risultati sul campo e i meriti sportivi. Non usa slogan né proclami. Pioli analizza con lucidità e pacatezza la partita che sarà: “Abbiamo fatto di tutto per arrivare a questo punto, siamo concentrati per dare il massimo. Metteremo in campo testa e cuore”. Dichiarazioni che non rimarranno scolpite nei libri di storia, ma sono le sue. È il Pioli pensiero, di nessun altro. È il suo modo di esprimersi, naturale e mai forzato, mai costruito, mai artefatto. "Noi giochiamo assolutamente per vincere. Vogliamo arrivare al massimo in questo campionato. Ho grande fiducia". È sempre Pioli che parla, non una caricatura sbiadita di altri tecnici. Perché l'identità c'è chi la perde di vista e chi non la lascia mai.