IL PAGELLONE 2013 - Un trionfo storico in un anno grigio: poche sufficienze, tanti rimandati...

Pubblicato alle 00:00
01.01.2014 12:00 di Lalaziosiamonoi Redazione   vedi letture
Fonte: Lalaziosiamonoi.it
IL PAGELLONE 2013 - Un trionfo storico in un anno grigio: poche sufficienze, tanti rimandati...

Un acuto. Trionfale, grandioso, apoteosi e goduria allo stato puro. Data sul calendario: 26 maggio. I libri di storia riaperti, riscritti e sigillati per far riecheggiare quell'impresa in eterno. La conquista della Coppa Italia contro la Roma - il meglio del meglio che si potesse sperare - è la pagina più bella del 2013 biancoceleste. O meglio, l'unica pagina bella. Perché tutto il resto è stato tutt'altro che esaltante, coinvolgente, indimenticabile. Dalla discesa in picchiata in classifica - nel girone di ritorno dello scorso campionato - all'eliminazione in gran parte ingiusta dall'Europa League. Giro di boa, nuova stagione che comincia con gli auspici più infausti: la Juventus passeggia all'Olimpico nella finale di Supercoppa, le crepe nel fragule muro laziale incominciano a farsi manifeste. Il mercato estivo si conclude con la delusione Yilmaz, l'ennesimo colpo mancato. Sovrabbondanza a centrocampo, soluzioni ridotte all'osso in difesa e in attacco: la rosa di Petkovic gode di pochi punti fermi. I big faticano a fare la differenza, gli acquisti non offrono le giuste garanzie. Tra questi, i giovani si ritrovano catapultati su un palcoscenico in cui gli attori recitano un copione fumoso e sfilacciato. Dal grigiore diffuso inizia a spuntare l'esuberanza luminosa di una nuova stella: nel giro di poche partite, Keita conquista i tifosi e si afferma come la più lieta novità degli ultimi mesi. L'ex Barca non basta però da solo a risollevare le sorti della squadra. La celebre fatal Verona si conferma tale a spese di Vladimir Petkovic: il 4-1 rifilato dagli scaligeri è la pietra tombale sul matrimonio tra il tecnico di Sarajevo e la Lazio. L'indomani della sconfitta, la Svizzera lo ufficializza come prossimo ct. Lotito lo scarica, inizia il giro di contatti per individuare il sostituto. La decisione non è immediata, ma tutt'altro che imprevista: il presidente richiama a Formello Edy Reja, che proprio a Petkovic aveva lasciato il testimone. Con il ritorno di Zio Edy, si conclude il 2013 in casa biancoceleste. Un anno lungo, faticoso, reso storico da quella grande vittoria. Come ogni anno, la Lalaziosiamonoi.it traccia il bilancio dei 365 giorni appena conclusi, nel tradizionale Pagellone.

LA SOCIETA'

LOTITO Claudio: Inopportuno - Un anno vissuto nel segno dell’immobilismo. Mercato inesistente a gennaio, quando ancora una volta si poteva tentare il salto di qualità con la Lazio seconda in classifica. Il solito 'vorrei ma non posso', che fece inseguire F. Anderson invano, prima di restare con un pugno di mosche in mano e regalare alla piazza un impalpabile Pereirinha, poco utile per sostituire l’ennesimo ‘emarginato’ di turno (stavolta di nome Cavanda). Amarezza, rabbia e delusione suscitata nei tifosi in un tourbillon di emozioni che ormai sanno di film già visto, specie quando in estate torna la pantomima di mercato etichettata Burak Yilmaz. E’ la solita pagina buia di una gestione controversa. Pochi soldi investiti e per lo più impiegati male. Un feeling mai nato con la gente, che quest’anno ha spazzato via in un attimo addirittura la gioia di un Coppa Italia alzata davanti ai dirimpettai romanisti. Un successo simile a Roma contro la Roma avrebbe incoronato a vita qualsiasi presidente. L’avrebbe reso immortale, trasformandolo in una figura mitologica, ma Lotito no. Lui, il padre padrone della Lazio ha evaporato ogni applauso, ogni sorriso in un attimo. Un mago in certe esibizioni, tanto da far invidia al miglior Copperfield d’annata. Il clima di apparente tranquillità che si respirava ad Auronzo di Cadore si è presto trasformato in un’aria rarefatta e irrespirabile che sa disputa vera. A posare la ciliegina sulla torta poi, nel rapporto irrimediabilmente spezzato fra presidente e tifosi, una caduta di stile senza precedenti. I protagonisti passivi della ‘scivolata presidenziale' sono state le famiglie rimaste prigioniere dell’autentica follia di Varsavia. Un arresto di massa, che ha varcato il rispetto dei diritti umani e ha catalizzato l’attenzione di mezza Europa. Chiaro a tutti, evidente a chiunque, ma non a Lotito, rimasto insensibile a cotanto scempio, a tal punto da coniare l’umiliante etichetta per coloro che cercavano conforto: “collettori di collette”. L’ennesimo smacco, l’ulteriore sberleffo, un altro schiaffo. Eccolo, l’atto finale di una stagione e di un anno tutto da dimenticare (ad eccezione di quel 26 di maggio). VOTO 4

TARE Igli: Appannato - E’ il suo annus horribilis. Il 2013 pesa come un macigno su di lui e si chiude con la bocciatura del suo progetto. Segue e insegue obiettivi di mercato in cui crede ciecamente. Ha una smisurata stima per il giovane Felipe Anderson, ancora mal ripagata. Sconsiglia senza successo il presidente Lotito nel perseverare in estate la folle pista Yilmaz. Acquista in un mese: Biglia, Novaretti, Vinicius, Perea (arriverà in ritardo alla corte di Petkovic) e il giovane portiere Berisha. Dimostra coraggio e dedizione per il proprio mestiere, caricando sulle sue spalle il peso di mancate scelte e sfumati acquisti, andando anche oltre le sue stesse responsabilità. Nessuno dei suoi acquisti però riuscirà ad esplodere del tutto, barcamenandosi più o meno nell’anonimato. Giunti quasi al giro di boa del campionato, gli innesti aggregati alla squadra sanno ancora d’incompiuto. Biglia & co devono ancora dimostrare tutto. Il campo nel calcio è giudice ultimo sia per i giocatori che per i dirigenti e il campo condanna Tare. Il suo progetto di squadra resta ancora incompiuto, in attesa di ulteriori sviluppi (giusto aspettare per giudicare certi acuisti), ma in generale naufraga come la Lazio stessa. L’addio a Petkovic (suo prediletto un anno fa) e l’attuale ritorno a Reja rimarca l’errore progettuale. VOTO 5

DE MARTINO Stefano: Audace, ma non troppo - Il suo ruolo lo svolge appieno e bene, gestendo per altro una struttura senza precedenti, messa in piedi da zero. Radio, Tv e Magazine, affiancati al lavoro di ufficio stampa. Se per i primi tre l’abilità di De Martino è ineccepibile, qualcosina andrebbe rivista invece dal punto di vista della Comunicazione. Ovvio conservare l’esclusività del materiale prodotto, ma la solidità del progetto ideato dovrebbe far scoccare l’ora per un’apertura verso il ‘mondo esterno’. Solita nota dolente della SS Lazio gestione Claudio Lotito. La parola giusta è: diffidenza. Zero interviste concesse (o quasi) ai media locali e nazionali, scarsa osmosi fra giocatori e mondo esterno. Una chiusura netta, che spesso non collima con i rapporti che i calciatori stranieri intrattengono direttamente con i media appartenenti alle loro nazioni. Non è una novità che i giocatori rilascino puntualmente interviste in patria, mentre è un’eccezione che si concedano ai microfoni di siti, giornali, radio e tv italiane. Scavalcare lo steccato del bunker di Formello, per aprirsi maggiormente a quei media che hanno più a cuore la Lazio, resta uno dei propositi di questa società. La credibilità passa anche dal coraggio della critica. Resta un laziale vero, che sente sulla pelle le problematiche dell’ambiente biancoceleste. Spesso paga gli scivoloni del presidente Lotito, ma ci mette sempre la faccia. VOTO 6,5 

L'ALLENATORE

PETKOVIC Vladimir: Inadeguato - Nella sua storia alla Lazio, finita dopo appena un anno e mezzo, rimarrà indelebilmente scolpita la Coppa Italia vinta contro la Roma il 26 di maggio. Il 2013 biancoceleste per Vladimir Petkovic è stato però un anno decisamente nefasto. Talmente negativo da oscurare pesino un successo storico come quello agguantato in primavera. Ha raccolto pochissimo Vlado, appena il 30% dei punti messi in palio, collezionando da febbraio a dicembre più mugugni che sorrisi. La devastante involuzione della squadra lo ha trascinato negli inferi in poco più di 361 giorni, sancendo un declino inesorabile sugellato da un divorzio belligerante con il presidente Lotito. In campo si sono succeduti errori copiosi, formazioni sbagliate e continuamente stravolte. In panchina il ventaglio di scelte è rimasto ridotto all'osso specialmente per un mercato in sordina sia in attacco che in difesa. Fuori, la nonchalance, sfoggiata nei primi approcci, ha lasciato presto il posto a una evidente insofferenza verso tutto e tutti (specialmente i giornalisti). La sua squadra ha palesato gli stessi difetti per un anno intero, evidenziando due grossi gap: difesa che imbarca acqua e attacco che segna col contagocce, tanto da infilare la Lazio in un mare di problemi. Tra le accuse che gli sono piovute addosso, spicca quella di esser stato troppo morbido con la società, accettando ogni decisione senza batter ciglio. VOTO 4,5

LA SQUADRA

PORTIERI

MARCHETTI Federico: Leader - Un passo indietro rispetto all’anno scorso, quando le sue parate spesso si erano rivelate decisive quanto le reti di Klose & co. Il (non) gioco della Lazio, intrapreso dal gennaio del 2013 e continuato fino all’ultima partita con il Verona, non lo ha certo aiutato a vivere serenamente i 90 minuti tra i pali. Anche lui, però, ha cominciato a commettere qualche imprecisione, che fino a poco tempo fa era impensabile per chi veniva considerato il miglior portiere italiano insieme a Buffon. Basti pensare che a giugno, dopo mesi di incomprensibile non considerazione, Prandelli lo aveva “addirittura” convocato in Nazionale. Resta comunque una delle poche certezze di una squadra in difficoltà, uno dei pochi a metterci sempre la faccia in ogni caso (vedi discussione con la tifoseria dopo la gara a Cipro con l’Apollon Limassol e successivo chiarimento sotto la Nord prima dell’incontro con il Cagliari all’Olimpico). È un leader, è stato tra i protagonisti principali della vittoria della Coppa Italia. E anche dei festeggiamenti: indimenticabile la scena di lui, a petto nudo e ubriachissimo, arrampicato sul cancello del Met, intento a dirigere i cori dei tifosi. Un’immagine che resterà per sempre. Anche se, come sembra (tentazione Milan), questa sarà l’ultima stagione del portierone alla Lazio. VOTO 6,5

BERISHA Etrit: Spavaldo - In patria è già un idolo e la Lazio sembra puntare molto sulle qualità dell'estremo difensore albanese, anche se finora ha giocato poco. Tre sole presenze, tutte in Europa League: schierato titolare nelle partite casalinghe contro Apollon e Trabzonspor e nella trasferta di Varsavia, Berisha ha subito un solo gol (all'esordio contro i ciprioti) e ha dimostrato di avere grandi margini di miglioramento. Ha personalità e si vede, ma deve ancora crescere dal punto di vista tecnico. Alterna buone parate ad amnesie preoccupanti e spesso tende a strafare, mettendo in difficoltà i suoi compagni di reparto. Nonostante qualche uscita a vuoto di troppo (vedi il salvataggio sulla linea di Biglia contro il Legia) il numero 1 biancoceleste ha suggerito di avere doti importanti, sicuro tra i pali e bravo con i piedi. Il suo intento è quello di rubare il posto a Marchetti (come dichiarò appena fu acquistato), ma le gerarchie in questo momento sono ben delineate. Berisha dovrà mettersi in mostra e conquistarsi la fiducia nelle poche occasioni in cui verrà chiamato in causa. VOTO 6

BIZZARRI Albano: Sicurezza di scorta - Lo scorso anno poteva vantare la nomina di “miglior secondo portiere del campionato”. Quest'anno la musica è cambiata. El Pichon cerca spazio, il ruolo di eterno secondo alle spalle di super Marchetti gli va stretto: “Voglio giocare”. Accontentato. La Lazio in estate lo cede al Genoa, dove c'è un ragazzino di nome Perin che ha bisogno ancora di crescere. Invece Albano non gioca mai, per ora la sua avventura con il Grifone non è felice. In biancoceleste, nel 2013 solo due presenze: una in Europa League con lo Stoccarda e un'altra in Coppa Italia contro il Catania. Ha sempre dimostrato grande sicurezza, ma in Liguria evidentemente non se ne sono accorti. Ora, a 35 anni, è sempre più una missione impossibile conquistarsi una maglia da titolare. Bizzarri ci prova. VOTO 6

DIFENSORI

BIAVA Giuseppe: Provvidenziale - Ad avercene di giocatori come lui. Trentasei anni e non sentirli, dodici mesi da assoluto protagonista del reparto arretrato per il numero venti biancoceleste. Un anno contraddistinto solo da alti in campo, mentre i bassi riguardano esclusivamente gli infortuni che hanno privato Petkovic della sua presenza nel tetro autunno della Lazio. Con lui sul terreno di gioco la difesa ha tutto un altro spessore e anche i risultati ne sono la conferma. Non è un caso, infatti, che nelle uniche due presenze nel finale del 2013 in campionato (contro Chievo e Livorno, ndr) siano arrivate due vittorie con 0 reti subite. Precisione, attenzione ed esperienza al servizio di un reparto che senza di lui traballa pericolosamente. I primi sei mesi dell’anno sono stati per lui molto positivi con la ciliegina sulla torta del 26 maggio, quando annullò il reparto offensivo della Roma e fu tra i protagonisti della storica vittoria in Coppa Italia. L'infortunio alla caviglia destra subita a settembre lo ferma nel momento in cui la Lazio avrebbe più bisogno di lui. Ora è rientrato ed è pronto a tornare al suo posto perché il futuro sarà anche dei giovani, ma il presente è ancora tutto suo e il 2014 partirà nel segno di Beppe. VOTO 7

CANA Lorik: Guerriero ma non basta - Metterci la faccia sempre e comunque, uno dei grandi meriti del centrale albanese. Grinta e carisma sono infatti le peculiarità che fanno del numero 27 biancoceleste uno dei leader indiscussi di questa squadra. Sempre deciso e diretto in ogni sua dichiarazione, un po’ come in campo del resto. Peccato che proprio sul terreno di gioco i risultati quest’anno non siano stati pienamente soddisfacenti. Troppa irruenza negli interventi, a volte fuori tempo, Cana - per giunta il terzo più pagato nella rosa biancoceleste - insieme al compagno di reparto Ciani è protagonista in negativo di molti tra i 26 gol subiti in questo primo scorcio di stagione. Sostituire una pedina preziosa come Biava non è certo un compito agevole, ma l’ottimo temperamento del capitano della nazionale albanese è stato in parte vanificato da amnesie che spesso hanno condannato i biancocelesti a pesanti sconfitte (Lazio-Napoli su tutte). “Meritiamo il sesto posto in classifica, i conti si fanno alla fine”. Così parlò Lorik Cana a ottobre prima della gara di andata contro il Trabzonspor. Che i conti allora si facciano alla fine, ma certamente i numeri impietosi raccolti finora non lasciano trapelare particolari entusiasmi per il proseguo della stagione. D’impegno e abnegazione l’albanese non fa certo difetto ma, per risalire la china, la Lazio avrà bisogno da ora in poi anche di un pizzico di qualità e di certezze in più, caratteristiche che l’albanese in questi dodici mesi ha espresso troppe volte a intermittenza. VOTO 5,5

CAVANDA Luis Pedro: Da epurato a indispensabile - Anno solare 2013 caratterizzato da ombre e luci, trascorso tanto a guardare quanto da protagonista. Luis Pedro Cavanda oggi può dirsi elemento importante all’interno della rosa a disposizione di Vladimir Petkovic. Nonostante il periodo passato tra musi lunghi e cattivi pensieri, da epurato, da fuori rosa. Tensioni tra il terzino destro - nativo di Luanda, in Angola, ma naturalizzato belga – e il presidente Lotito. Problemi contrattuali, dissidi pecuniari. Il trionfo della Coppa Italia, unica nota positiva nell’economia dell’anno che sta passando in rassegna, vissuto da dietro le quinte. In estate il colpo di scena: la frattura con la società che si ricompone, il rinnovo sino al 2018 e le porte della prima squadra che si spalancano di nuovo, per la fortuna del mister di Sarajevo, spesso alle prese con gli infortuni dei titolari di ruolo Konko e Radu. Una prima parte di stagione soddisfacente, a livello personale, quella dell’ex Torino e Bari. Titolare nella débacle di Supercoppa contro la Juventus, presente in tutte le gare di Europa League, 12 gettoni in campionato con la ciliegina del gol realizzato all’Olimpico contro il Chievo Verona. Solito contributo dinamico in fase di spinta, consuete defaillance e cali di concentrazione in fase difensiva. Ampi i margini di miglioramento, capitale su cui puntare. VOTO 6

CIANI Michael: Gigante buono - Il gol contro il Siena negli ottavi di Coppa Italia, arrivato al minuto 94', fu l'apice del suo 2012. Il via a una cavalcata eccezionale, sfociata nel trionfo nel derby, un trionfo che "Micha" si è goduto appieno, entrando a pochi minuti dal termine mettendo al servizio della causa laziale fisico e grinta per respingere gli ultimi disperati assalti giallorossi. E' stata la Coppa di Ciani, eroe del primo atto e protagonista in tutti e cinque gli episodi di una trama da sogno. Ma se la prima parte di 2013 è da ricordare, la seconda parte dell'anno lo è meno. Ciani non ha convinto, in coppia con Cana non ha dato sicurezza, la lista degli errori si è allungata, toccando il suo picco nella disastrosa sconfitta contro il Napoli. Non solo amarezze, perché il francese si è preso la soddisfazione di segnare a San Siro, ciliegina sulla torta di una prestazione maiuscola (per informazioni chiedere a Balotelli). Poco per rendere positivo il bilancio di una prima parte di stagione, fin qui, da incubo, con il reparto arretrato sotto accusa e senza possibilità di difendersi. Appunto. VOTO 5,5

DIAKITÉ Modibo: Desaparecido - Il 2013 non è stato certo il suo anno. Zero presenze con la maglia della Lazio, cinque con quella del Sunderland e la sensazione di essere finito ai margini del calcio che conta. 540 minuti giocati in un anno sono una miseria, pochi soprattutto per un giocatore che, tra alti e bassi, prometteva comunque un gran bene. La querelle contratto con Lotito lo ha condizionato. Un anno senza giocare sarebbe deleterio per chiunque, soprattutto per un ragazzo sensibile come Modibo. Una sola presenza in biancoeleste nella stagione passata: era il 20 dicembre 2012 e Diaki si piazzava al centro della difesa contro il Siena. All'Olimpico ci si giocava l'accesso ai quarti di Coppa Italia, era l'inizio di un'avventura esaltante, culminata con il trionfo del 26 maggio. Il colosso francese ci mise fisico e testa, sopperendo alla ruggine che gli bloccava i muscoli. La Lazio vinse ai rigori, non sapeva che quello fosse il prologo a un sogno e Diaki non sapeva ancora che un pezzetto di quel sogno sarebbe stato anche suo. Voto ng

DIAS André: Il crollo di una certezza - Era la colonna portante di una difesa dai grandi numeri, al fianco di Biava, una sicurezza incrollabile. Sorride arcigno il 2013 al difensore brasiliano, qualcosa non gira più. Troppi gli errori, troppe le partite sciupate per sue disattenzioni: manca l'intelligenza negli anticipi, il leader della retroguardia biancoceleste. Gli anni, ormai 34, si fanno sentire così come gli infortuni, il ginocchio che non dà mai tregua e guai muscolari all'ordine del giorno. In estate era tutto pronto per un suo addio alla Lazio, il Brasile natìo a chiamare, il suo posto da extracomunitario già prenotato per un nuovo acquisto. Poi il cambio di programma per André, la decisione di rimanere a Roma - almeno fino a giugno 2014 quando scadrà il suo contratto - Petkovic però lo esclude dalla lista Uefa per l'Europa League e gli concede pochissimo spazio anche in campionato: sei partite, tanta panchina e un'espulsione diretta. Nelle ultime tre sfide dell'anno con Torino, Livorno e Verona rispolvera un pizzico del vero Dias, in Italia molti club lo vorrebbero già a gennaio. VOTO 4,5

KONKO Abdoulay: Alto fragile - L’inizio del 2013 è da incorniciare: passano pochi giorni da Capodanno e segna il suo primo gol con la maglia biancoceleste. E’ il 5 gennaio, Lazio-Cagliari. Il terzino francese pareggia la gara, poi vinta dalla squadra capitolina per 2 a 1. Verso la fine di febbraio si infortuna al ginocchio e rimane fuori per quasi due mesi in cui non si hanno sue notizie. La Lazio sparisce a livello di risultati, lui fisicamente. Torna per le ultime partite di campionato mettendo a repentaglio la partecipare alla finale del 26 maggio, visto che subisce una ricaduta a livello muscolare. Da lì in poi la strada è piena d'intoppi: la preparazione ad Auronzo è tutta in sordina. Nemmeno inizia la stagione che si fa male nuovamente in occasione della Supercoppa italiana. Torna un mese dopo ma impiega solo dieci giorni a tornare in infermeria: stiramento alla coscia. Altri novanta giorni fuori. Più che una pagella, il suo sembra un bollettino di guerra. Senza dubbio è uno dei migliori giocatori dal punto di vista della corsa e della tecnica. In alcuni frangenti ha saputo alternare qualità e quantità, dimostrando di essere il titolare inamovibile sulla fascia destra. Ma spesso tacciato di non avere abbastanza coraggio e cattiveria agonistica. VOTO 5,5

NOVARETTI Diego: Scommessa persa - Un paio d’affari oltreoceano, prendi Felipe Anderson e ti ritrovi con un Novaretti in più. Il costo dell’operazione – cifra vicina allo zero – può valere il rischio della scommessa. Persa, finora. La Serie A non è il campionato messicano, Tevez e Higuain non sono Ortìz e Orriola (due attaccanti presi a caso, non ce ne vogliano). Diego Martin ci mette solo due giornate - e quattro gol presi dalla Juve - a capirlo. L’impatto con la nuova realtà è tremendo, Vucinic sguscia allo Juventus Stadium e fa emergere tutti i dubbi sul difensore arrivato in estate dal Deportivo Toluca. Ci pensano un infortunio alla caviglia e un centrocampo senza filtro a compromettere ulteriormente l’ambientamento al calcio italiano. VOTO 4,5

PEREIRINHA Bruno: Incompreso e… acciaccato - Chi è costui? Gridarono a gran voce la moltitudine di tifosi biancocelesti alla notizia del suo arrivo a parametro zero, nello scorso mercato invernale. Con un curriculum da esterno destro di centrocampo, il portoghese ex Sporting Lisbona è stato subito catapultato in campo nel ruolo di terzino per sopperire al vuoto lasciato dall’ennesimo infortunio di Konko. Disastrose le prime apparizioni del lusitano, che a caro prezzo paga l’impatto con la Serie A e il disagio di giocare in un ruolo non suo. Profilo basso, impegno costante, mai una parola fuori posto, il numero 17 biancoceleste ha saputo a piccoli passi adattarsi alle esigenze tattiche di Petkovic, senza però mai lasciare il segno. Brevilineo, scattante, buona tecnica e spirito di adattamento, caratteristiche utili alla causa che tuttavia Pereirinha ha sfoggiato soltanto a corrente alternata. Duttilità non fa sempre rima con qualità ci verrebbe da dire, per un giocatore per giunta spesso indisponibile per i troppi infortuni subiti. Lo stiramento alla coscia destra che lo ha costretto ai box per diversi mesi dovrebbe restituirlo abile e arruolabile già dopo la sosta natalizia. Un oggetto misterioso, un po’ incompreso e allo stesso tempo potenzialmente prezioso, ma alla luce di quanto visto in questi 12 mesi di Lazio, ancora troppo evanescente. VOTO 5,5

RADU Stefan: Garanzia - Personalità e qualità calcistiche ben oltre la media, il numero 26 della Lazio è di gran lunga l’uomo più importante della retroguardia. I vari infortuni ne hanno minato la costanza di rendimento, ma quando la condizione lo ha assistito il ragazzo di Bucarest ha evidenziato tutto il suo valore. Quando è in campo, il pacchetto arretrato appare più solido, meno vulnerabile, maggiormente equilibrato. Il 2013 è stato l’anno della sbornia di Coppa Italia, trofeo alzato al cielo dinanzi agli avversari di una vita. Goduria pura per uno come lui, che sente la stracittadina come pochi, nonostante Roma non sia la sua città natale. Non solo, l’annata che sta per terminare è quella del primo gol in Serie A, giunto per merito di un bolide scagliato durante la partita casalinga vinta contro il Pescara per 2-0. Garanzia nel marasma difensivo biancoceleste, capitano all’occorrenza. La seconda parte di 2013 per la formazione capitolina è stato tutt’altro che soddisfacente, ma Radu può a buon diritto esser considerato un intoccabile, una pietra su cui costruire un undici migliore. VOTO 6,5

STANKEVICIUS Marius: Chi se lo ricorda? - È l’11 luglio del 2011 quando Marius Stankevicius viene acquistato a titolo definitivo dalla Lazio. Il suo arrivo nella Capitale passa quasi inosservato di fianco a nomi del calibro di Klose e Cissè. Duttilità, forza fisica e intelligenza tattica, Igli Tare è convinto di aver portato a Roma un vero e proprio jolly difensivo. Ma il biondo nativo di Kaunas non riuscirà mai ad imporsi, complici anche numerosi infortuni che lo accompagneranno durante tutta l'esperienza laziale. Un problema al tendine d'Achille prima e una fastidiosa tallonite poi, gli permettono di marcare presenza solo tre volte (Roma, Juventus e Udinese) nel 2013. Le strade del lituano e della Lazio si dividono ufficilmente il 6 settembre, quando Marius firma un biennale con il Gaziantepspor. Si concludono così due anni di sole ombre, un biennio senza picchi né sorrisi. Difficilmente qualcuno si ricorderà di lui. VOTO 4

VINICIUS De Freitas Ribeiro: In naftalina - Il suo acquisto arriva inaspettato, in pieno stile Lazio, in una calda serata di inizio luglio. Sedotto e abbandonato il connazionale Hysaj, per il quale l’Empoli non transige sulla cifra considerata troppo esosa a Formello, Igli Tare mette in piedi la trattativa-lampo per l’ingaggio a parametro zero dell’ex Cruzeiro, a cui affida il delicato ruolo di vice-Radu. Un autentico azzardo che a Formello sono ancora convinti di vincere, ma che per il momento non ha elementi oggettivi per essere valutato. Se chi ben comincia è a metà dell’opera, tuttavia, i problemi riscontrati dal brasiliano in sede di visite mediche avrebbero dovuto far presagire un prosieguo quantomeno travagliato. Per ora hanno fatto parlare di lui più i tweet che le giocate in campo: nonostante le assenze a fasi alterne di Radu, Konko, Cavanda, Pereirinha e Lulic, lo staff tecnico non gli ha ancora consentito di assaggiare il campo in occasione di appuntamenti ufficiali, nemmeno per uno spezzone. Rimane un bel punto interrogativo, la speranza è che il probabile avvicendamento in panchina possa (ri)abilitare le sue chances. VOTO ng

CENTROCAMPISTI

ANDERSON Felipe: Ancora da scoprire - Un'ardua impresa, una missione a tratti impossibile, che più volte ha rischiato di non andare in porto. Quella per Felipe Anderson è stata un'operazione estenuante, infinita, sfumata a gennaio e conclusasi ufficialmente il 9 luglio. A rendere tutto ancora più complicato ci ha pensato il famigerato fondo inglese, la Doyen Sports, che non la piantava di cambiare le carte in tavola. Ma alla fine ad avere la meglio è stata l'ostinazione di Igli Tare, che ha portato a Roma il gioiello del Santos per un cifra che si aggira intorno agli 8,5 milioni. E' un inizio in salita quello del fantasista verdeoro, messo K.O. da una distorsione alla caviglia rimediata il 6 giugno nella gara contro il Criciuma. Quello che inizialmente sembra un infortunio di poco conto, si rivela un'Odissea. La riabilitazione è lenta e dolorosa ma alla fine porta i suoi frutti. Il 3 ottobre, infatti, il brasiliano fa il suo esordio con l'aquila sul petto contro il Trabzonspor, e solamente tre giorni dopo debutta anche in Serie A nella gara interna che vede i capitolini opposti alla Fiorentina. Dopo un inizio scoppiettante, il numero 7 rallenta, arranca, come tutta la Lazio, anche se il 28 novembre rifila la sua prima rete al Legia Varsavia. La mancata preparazione in quel di Auronzo si fa sentire, l'adattamento ad un calcio nuovo e complicato come quello italiano richiede tempo ed energie. E Felipe Anderson, visti suoi 20 anni, ne ha da vendere. VOTO 5,5

BIGLIA Lucas: Il Principito nascosto - Atterrava a Fiumicino lo scorso luglio, acquistato per sei milioni di euro dal duo Lotito-Tare, che già da un paio d'anni si era interessata al centrocampista in forza all'Anderlecht. Si presenta come un valido regista, una tecnica sopraffina, una buona intelligenza tattica, capace di serrare i ritmi di gioco, abile nel fraseggio. "Voglio dimostrare il mio valore, questo è il club perfetto per me" dichiara al suo arrivo. E infatti sembra metterci davvero poco, l'argentino, a dare prova del suo valore: esordisce con l'aquila sul petto durante Lazio-Udinese. Firma un'ottima prestazione, dove da un assaggio delle qualità per le quali era stato tanto voluto a Roma. Sono trascorsi quattro mesi da quella serata estiva, ma alla sua crescita nel campionato italiano, per ora, l'ex Anderlecht non è riuscito a dare continuità. Si è dovuto fermare due volte, Biglia, gli infortuni al polpaccio hanno insidiato i suoi primi mesi a Roma e questo ha certamente reso travagliata la sua partenza. Qualche guizzo, qualche segnale di crescita e intensità (basta pensare all'assist trasformato da Perea a Varsavia) tra le tante prove piatte, che magari riescono anche a raggiungere la sufficienza, ma che comunque rimangono prestazioni marginali. Troppo poco per uno come lui. Per Biglia il 2013 si conclude con la sua prima rete in biancoceleste, trovando il pareggio a Verona, un illusione che si infrange presto, che compromette il morale. Bisogna ripartire da qui, bisogna rialzarsi. E se Biglia non ha mostrato tutte le sue carte, è giunto il momento di ricordarsi di quella dichiarazione, che ora suona come una promessa. VOTO 5,5

BROCCHI Cristian: Addio forzato - È l’anno del suo addio al calcio giocato. Un commiato forzato, colpa di quel fallo killer dell’ex compagno di squadra, Matuzalem, in occasione di Genoa-Lazio del 3 febbraio. Un’entrata bruttissima che i più maliziosi interpretano come una “resa dei conti”. Ma lui non ha voluto considerarla tale, sarebbe qualcosa di inconcepibile alla sua idea di calcio agonistico ma leale, portata avanti nel corso della sua gloriosa carriera. Sta di fatto che con quel fallo le sue presenze si sono fermate a 4, 2 in campionato e 2 in Coppa Italia (alzata comunque a Piazza di Spagna insieme ai tifosi biancocelesti dei quali è sempre stato innamorato). Ha dovuto dire addio, ma ha scoperto una nuova vita da allenatore nel settore giovanile del Milan, altro suo grande amore. Proprio sul finire dell’anno si è ritrovato coinvolto nel secondo filone dell’indagine per il calcio scommesse. È tra gli indagati, ma giura di non aver mai commesso niente di male. VOTO ng

CANDREVA Antonio: Fermati un istante - Senza tregua, una corsa infinita verso la definitiva consacrazione. Il 2013 è il suo anno, con la maglia biancoceleste sigla otto gol tra campionato ed Europa League, mica pochi per un centrocampista, e regala assist d'oro. Come quel cucchiaio, alla penultima di campionato, su rigore contro la Sampdoria. Come il 26 maggio, quel tocco destinato ai piedi di Lulic, è Antonio la mente di quel gol che ha scritto la storia. Schizzano alle stelle le quotazioni del romano di Tor de Cenci, in estate quante squadre mettoni gli occhi su di lui, club blasonati in Italia e in Europa. Eppure firma il rinnovo di contratto fino al 2018 con la Lazio, pronta a prendersi anche l'altra metà dall'Udinese il prossimo giugno. Gol, grinta e corsa gli regalano pure la Nazionale, impossibile per il ct Cesare Prandelli non accorgersi di lui dopo una stagione sopra le righe: la Confederation Cup il suo grande trampolino di lancio, quel cucchiaio a Casillas il suggello. In Brasile si afferma e si conferma, la maglia azzurra da titolare e un posto quasi assicurato per il prossimo Mondiale nella terra della samba. La nuova stagione non porta troppi sorrisi, soffre Candreva il momento no di tutta la Lazio nonostante con quattro reti sia uno dei miglior marcatori biancocelesti. Pronto a ritrovare lo sprint giusto con l'anno nuovo. VOTO 7

CRECCO Luca: Il nuovo che avanza – Un anno che non dimenticherà facilmente il centrocampista classe '95. Il 2013 infatti ha visto il suo esordio in prima squadra. Era il 15 aprile, in campo Lazio-Juventus, quando dalla panchina Petkovic chiama Crecco, è il minuto numero 67 e Ledesma gli lascia il posto. 24' da sogno e poco importa se il risultato della gara era già compromesso, l'esordio in Serie A è una di quelle esperienze che non si possono dimenticare. Esordio condito dallo scudetto con la Primavera, tricolore che vede proprio Crecco tra i protagonisti, con 24 presenze e 5 gol. Annata questa che non lo ha visto imporsi in prima squadra (comprensibile visto il momento della Lazio), 5 convocazioni, ma nessun minuto giocato con la rosa di Petkovic. In Primavera invece Crecco resta un punto fermo dei campioni d'Italia con 12 presenze e 5 gol all'attivo. VOTO ng (7,5 con la Primavera)  

EDERSON Honorato: Pochi lampi - Un 2013 in chiaroscuro per il fantasista brasiliano. Per il numero 10 biancoceleste è stato, ancora una volta, un anno travagliato dal punto di vista degli infortuni. I guai muscolari lo perseguitano, ma quando gli lasciano respiro, il centrocampista nativo di Parapuà fa vedere di cosa è capace; decisivo contro lo Stoccarda in Europa League, in cui mette a segno il gol che apre le porte del sogno biancoceleste, interrotto poi dall’arbitro Collum contro i turchi del Fenerbahce. Si presenta ad Auronzo annunciando: “Quest’anno sarò più attento agli infortuni” e nei primi giorni di ritiro si segnala come uno dei migliori. Con il passare del tempo il modulo di Petkovic e le prestazioni non all’altezza del suo talento lo penalizzano, relegandolo in panchina. VOTO 5

GONZALEZ Alvaro: Motorino ingolfato - Un 2012 di corsa. Pilastro irrinunciabile, tanto per il primo governo Reja che per la versione good della Lazio di Petkovic. Il 2013 si apre con il gol alla Juve in semifinale di Coppa Italia: mica male per chi di professione non è chiamato a segnare. Poi la frenata, una serie di dossi che hanno rallentato la dinamo inesauribile dell'uruguayano. Sul finire della scorso campionato, ci ha pensato la fascite plantare a rendergli invivibili gli scarpini e con loro il campo. Ma ha stretto i denti e si è immolato alla causa, accettando di giocare anche come terzino. L'alba della nuova stagione non preannunciava grossi cambiamenti per lui, l'ombra dell'etichetta "seconda linea" non appariva così minacciosa. Nelle gerarchie di Vlado, però, il rivale Onazi ha scalato punti su punti, finendo per scavalcare il compagno di reparto. 13 presenze finora tra campionato e coppe, la pochezza di 791 minuti disputati. Anche in Nazionale le cose non vanno meglio, Tabarez lo ha tenuto non poche volte in panchina. Tra i senatori dello spogliatoio biancoceleste, è forse tra quelli che peggio digeriva le nuove scale di valori del tecnico di Sarajevo. Ma il suo soprannome è El Tata, il Saggio. E una delle virtà dei saggi è quella di pazientare. Ora è tornato Edy Reja, uno che per Gonzalez stravedeva. Neanche con il goriziano il posto sarà assicurato, ma lo spirito battagliero del soldato sudamericano sarà totalmente rigenerato. VOTO 5,5

HERNANES Anderson: Profeta spaesato: Se dovesse arrivare un’offerta da 20-25 milioni di euro, lo cederesti?”. Il Profeta divide, sul suo conto opinioni opposte. “Subito! Con quei soldi andrei a comprare un paio di giocatori importanti. Magari in difesa e in attacco”, risponde la prima parte dei tifosi. L’altro schieramento controbatte: “La Lazio non deve privarsi di un calciatore del genere se vuole fare il salto di qualità”. L’anno solare del brasiliano, di certo, ha fatto aumentare gli iscritti alla prima fazione. La voglia non manca, ma Hernanes gioca l’intero 2013 senza incidere. A gennaio si rompe la testa (nel vero senso della parola), trauma cranico e ritorno in campo dopo appena dieci giorni. Nel derby di ritorno accende la luce con un sinistro sotto l’incrocio, poi stacca l’interruttore con un rigore spedito in curva. Comincia spaesato in Supercoppa la nuova stagione, alla prima contro l’Udinese ricorda a tutti di cosa è capace. Nei mesi seguenti, però, sembra dimenticarlo anche lui. Ora - allenatore cambiato e avviati i contatti per il rinnovo contrattuale - la storia potrebbe di nuovo cambiare. Lo sperano i tifosi. Tutti, questa volta. VOTO 5

LEDESMA Cristian: Leader (troppo?) silenzioso- Paga forse più degli altri un'annata negativa. Nel girone di ritorno della passata stagione è sempre titolare, poi la Coppa Italia lo rende invincibile. Ma il mercato gli crea un brutto scherzo. Arriva Biglia e le gerarchie sembrano cambiate. Si accomoda in panchina senza mai fiatare, aspettando il suo momento. Quando viene chiamato in causa fatica a risultare incisivo e affonda con tutte le problematiche del gruppo. E allora prova a dare la scossa fuori dal terreno di gioco: “Non abbiamo la pancia piena per la vittoria in Coppa Italia!”, sono parole che si perdono nei primi venti invernali. C'è da dire che ci mette sempre la faccia e dimostra ogni volta di avere la lazialità nel sangue. Però a volte non basta. Se torna Ledesma, torna la Lazio. VOTO 5,5

LULIC Senad: L’uomo della storia - La Coppa Italia, il gol decisivo, la qualificazione al Mondiale, prima volta nella storia della Bosnia, la nascita della primogenita Lea: è il suo anno. Un minuto, il 71’, che rimarrà nella mente di tutti i tifosi biancocelesti, scolpito nell’immaginario collettivo come la vittoria di un popolo, quella supremazia cittadina che niente e nessuno potrà più cancellare, ottenuta grazie alla rete del laterale bosniaco. Un gol che vale 113 anni e che fa dimenticare tutto: la stagione non esaltante sotto il profilo realizzativo, il periodo complicato vissuto sul finire del campionato, la delusione per l’eliminazione dall’Europa League. L’inizio di stagione non è dei più semplici: la sconfitta in Supercoppa contro la Juventus, poi l’infortunio che gli fa perdere smalto e brillantezza, caratteristiche fondamentali per chi, come lui, ha fatto della corsa e dell’esplosività la caratteristica più importante. Uno volta rientrato i tanti infortuni lo costringono a giocare anche come terzino sinistro, posizione che Senad non gradisce e i risultati lo confermano. Non è facile riconfermarsi, soprattutto dopo essere entrato nella storia. VOTO 7(1’)

MAURI Stefano: Tra sogni e incubi - Prima l'infortunio subìto nel match contro il Napoli, un problema alla caviglia infido, che sembrava superato e invece no. Solo quattro le gare di campionato giocate per intero nell'anno solare, un gol (contro il Genoa a Marassi) su rigore e tante tribolazioni. Poi il ritorno, il nuovo stop e la corsa contro il tempo per non mancare all'appuntamento dell'anno. Quello che vale più di una stagione, quello che vale una carriera e al quale aveva contribuito ad arrivare con un gol a Torino, nella casa della Vecchia Signora. Stefano ce la fa, è a disposizione, il 26 maggio si accomoda in panchina, entra al minuto 54 e a lui ne bastano diciassette per mettere la firma sul derby più importante della storia. Mauri ciondola tra le linee, riceve palla da Candreva, ne premia la corsa con un filtrante che è un piacere per gli occhi, cross al centro di Antonio e gol di Lulic. E' l'apoteosi. Il capitano cede la sua medaglia a Saha (rimasto in disparte, quasi a non voler disturbare) e alza al cielo di Roma la Coppa Italia. E' il sogno che diventa realtà. Poi un'estate maledetta, la squalifica e la rabbia per quella che Mauri ritiene una grave ingiustizia. Stefano vuole tornare, ma si deve scontrare con tanti ruomors e qualche indizio, sufficienti -però- per tenerlo lontano dal campo. La sua battaglia continua, Mauri ha alzato la voce, si è detto sdegnato per tutto il fango piovutogli addosso, ma pronto a combattere, nella sperenza che la giustizia possa riconoscerne l'innocenza e il 2014 possa essere l'anno della rinascita. Lo spera anche la Lazio alla quale Mauri è mancato tanto. Troppo. VOTO 6

ONAZI  Eddy Ogenyi: Giovane veterano - Tra le note più liete del 2013 biancoceleste, il centrocampista bagna l’annata con la vittoria in Coppa d’Africa – da protagonista – della sua Nigeria. Il fisiologico calo successivo alla rassegna continentale e la delicata trattativa per il rinnovo del contratto lo tengono ai margini per qualche settimana, prima di affrontare il rush finale in grande spolvero. Alla sua prima stagione con i “grandi”, scende in campo da titolare navigato in uno degli appuntamenti più importanti della storia laziale, il 26 maggio, quando innalza la diga davanti alla difesa per poi prendere in mano il centrocampo dopo l’infortunio occorso a Ledesma in avvio di secondo tempo. Discreto anche il contributo in fase realizzativa: non a caso, è sua la griffe su entrambe le perle – a Stoccarda e nella San Siro nerazzurra – che mettono in cassaforte due delle tre vittorie complessive lontano dall’Olimpico nell’anno solare. Le sirene in Premier League si fanno sempre più assordanti, una tentazione a cui, per sua stessa ammissione indiretta, potrebbe essere difficile resistere per molto tempo ancora. Nel frattempo il ragazzo con le movenze da veterano si è ripreso prepotentemente i gradi da titolare e non intende lasciarli nemmeno dopo il rientro di Gonzalez. VOTO 6,5

ATTACCANTI

ALFARO Emiliano: C’è ma non si vede - Gol a grappoli fino a giugno per il biondo attaccante di Montevideo. Non con la casacca biancoceleste, bensì al torrido sole degli Emirati Arabi. Presenza di spessore tra le fila dell’Al Wasl, il ritorno poi nella Capitale. La voglia di lasciare il segno nell’avventura laziale cozza con le strategie della dirigenza, intenzionata a proporlo sul mercato al fine di monetizzare. Il campionato italiano non è di certo la UAE Football League, le raffiche di reti messe a referto con i Ghepardi di Dubai non gli valgono un posto di rilievo nei pensieri di mister Petkovic. Nonostante i tentativi di piazzarlo altrove, il 25enne ex Liverpool Montevideo al gong del 2 settembre rimane sul groppone della società di patron Lotito, pronto a giocarsi le sue chances pur di ritagliarsi uno spazio. Proposito fallito. Nessuna apparizione in questa stagione con la maglia dell’Aquila addosso, complice un infortunio al ginocchio che lo tiene ai box da più di due mesi. VOTO ng (8 Al Wasl)

FLOCCARI Sergio: Un gol storico e poco più - Nei primi mesi del 2013 il Boia appare in gran forma. Con Klose fermo ai box l'attacco biancoceleste è molto meno incisivo, la squadra segna con il contagocce e fatica a rendersi pericolosa in zona gol. Ma pur non essendo un bomber di razza, Floccari risulta provvidenziale in più di una circostanza: il 29 gennaio una sua incornata a tempo scaduto regala alla Lazio la finale di Coppa Italia e la possibilità di vivere le emozioni uniche di quel 26 maggio. La punta calabrese mette lo zampino anche in campo europeo e realizza un gol importante nella trasferta di Monchengladbach, nella partita di andata dei sedicesimi di Europa League. Questa competizione sembra esaltare le caratteristiche del numero 99 laziale, protagonista con 4 reti della fase a gironi appena conclusa. Ma è in Serie A che Floccari dimostra di avere più difficoltà, quando le difese sono più organizzate e gli spazi di manovra si riducono i nodi vengono al pettine. Solo 5, infatti, i gol messi a segno in Italia nell'anno solare, ancora nessuno in questo campionato. Troppo poco per meritarsi una riconferma? Probabilmente sì e non è quindi esclusa una sua partenza già nella prossima finestra di mercato (interessa al Trabzonspor). VOTO 5,5

KEITA Balde Diao: Il futuro ai suoi piedi - Lo Scudetto Primavera, l'esordio in Serie A e in Europa League, il primo gol tra i professionisti. Il 2013 di Keita Balde Diao potrebbe essere la trama di un romanzo, invece è la vera storia del campioncino cresciuto nella cantera del Barcellona. Un anno cominciato in salita, in attesa del transfer, poi ecco l'esordio agli ordini di mister Bollini, datato 12 gennaio. Non può che essere un debutto vincente per un predestinato come lui. Una volta sceso in campo, nessuno è in grado di arginarlo. Una forza della natura, un talento cristallino, una gemma di rara bellezza. Keita è il protagonista assoluto nelle Final Eigh disputate in quel di Gubbio, dove le giovani aquile si laureano campioni d'Italia. Nemmeno il tempo di esultare che il diciottenne di Arbucias si ritrova ad Auronzo di Cadore con Klose e compagni. L'ex blaugrana segna e incanta sotto le Tre Cime di Lavaredo, le porte della massima competizione italiana si spalancano dinanzi a lui. Il 15 settembre fa il suo esordio in campionato contro il Chievo, mentre il 19 ottobre realizza la sua prima rete nel match contro il Parma. Nonostante la Lazio arranchi terribilmente, il numero 14 riesce sempre ad emergere nel grigiore generale, come successo il 2 dicembre allo Stadio Olimpico contro il Napoli, quando Keitinha realizza un gol da fuoriclasse ma ininfluente ai fini del risultato. I quattro assist sfornati in Europa League arricchiscono ancor di più il racconto di questa travolgente ascesa. Il futuro è ai suoi piedi. VOTO 8

KLOSE Miroslav: Re Miro a intermittenza - Giudicare insufficiente il 2013 del sovrano dei bomber tedeschi è blasfemia? Si configura il reato di lesa maestà? Provate a chiederlo allo stesso Miro: da campione affamato qual è, difficilmente vi dirà di essere soddisfatto dell'anno appena concluso. 9 gol in 356 giorni fanno pendere la bilancia dalla parte del segno "meno". Troppo pochi per un cannoniere di razza come lui, oltretutto se cinque di queste nove reti le ha messe a segno in una sola partita. Ecco, la manita rifilata al Bologna - record assoluto nella storia della Lazio - è l'unica istantanea immortale che il panzer porterà con sé di questo 2013 biancoceleste. Per il resto, infortuni e acciacchi a ruota, che hanno spesso e volentieri privato Petkovic dell'unico Centravanti con la C maiuscola a disposizione. C'è chi lo accusa di anteporre alla Lazio un altro desiderio: disputare il Mondiale da titolare, vincerlo e battere il record di Ronaldo. Insinuazione che chiaramente non trova d'accordo il diretto interessato: l'ultima doppietta al Livorno sembra un segnale rivolto proprio alle malelingue. Che il torneo brasiliano sia però il suo grande obiettivo è innegabile, Miro vuole chiudere alla grande la sua carriera internazionale, la sua epopea con la maglia della Germania. E con lei sì che quest'anno ha avuto di che festeggiare: il 6 settembre ha raggiunto Gerd Muller sul trono dei marcatori tedeschi. Meriterebbe 9 in pagella solo per questo. Ma qui si giudica il suo anno esclusivamente in biancoceleste. VOTO 5,5

KOZAK Libor: Dr Jekyll e Mr Hyde - Capocannoniere di Europa League, a secco in campionato. Sei mesi dai due volti per il gigante ceco, assoluto protagonista nella competizione europea e in difficoltà in Serie A dove per la prima volta nella sua esperienza romana non trova la via della rete. Anche grazie ai suoi gol, la Lazio è volata ai quarti di finale di Europa League. Provvidenziale la sua doppietta sul campo del Borussia Moenchengladbach nella gara di andata dei sedicesimi di finale. Il numero diciotto biancoceleste fa anche meglio negli ottavi contro lo Stoccarda quando firma addirittura una tripletta portandosi a casa il pallone. Riesce a fare meglio di bomber come Cardozo, Torres e Cavani aggiudicandosi il titolo di re dei bomber con otto gol (oltre i due firmati nei preliminari contro il Mura 05). In campionato non ha la stessa fortuna anche se gli infortuni di Klose e Floccari gli concedono tanto spazio. Durante il mercato estivo lascia l’Italia e vola all’Aston Villa rimpinguando notevolmente le casse biancocelesti e provando una nuova esperienza in Premier League. VOTO 6

PEREA Brayan: Talento allo stato grezzo - A fare da cornice al suo arrivo a Roma, quest'estate, era soprattutto lo scetticismo: alla piazza, Brayan Perea era apparso come la seconda scelta, l'ultima spiaggia dopo l'affare-Yilmaz concluso in una bolla di sapone. E chi aveva osservato le gesta del colombiano nel Mondiale sub 20 di certo non era rimasto entusiasta. Ma l'attaccante che abbiamo visto nella compagine biancoceleste è diverso: sa essere agile, veloce, importante la complicità della giovinezza, il ragazzo ha soli 20 anni. Capace di ripartenze snervanti e pressing sfiancanti. La sua prima sortita da titolare è a Trebisonda, la sua prestazione convince: è lui l'autore del primo assist e anche di quello che sancisce il terzo gol, fissando il risultato sul pareggio. Contro l'Atalanta è un guerriero tenace e riesce a firmare in questa occasione la sua prima rete con l'aquila sul petto, in Europa arriverà al gol contro il Legia Varsavia. Ne ha di strada da fare, però: a volte Brayan Perea da l'impressione di essere una luce ad intermittenza. Affascina ma poi inciampa, si riprende, si rialza ma poi si smarrisce di nuovo davanti alla porta avversaria (a Torino, contro i granata, non impensierisce mai davvero Padelli). Un giovane che come tale deve ancora crescere. D'altronde, era impensabile ritenere che fosse un classe '93, per quanto talentuoso, a risolvere i problemi del reparto offensivo. VOTO 6

ROZZI Antonio: Promessa 100% laziale - Era sicuramente iniziato con altri intenti il 2013 dell'attaccante classe '94. 3 presenze e 96' totali giocati, sono troppo pochi per uno come lui. Ma a galvanizzarlo c'è sempre la Primavera, con la quale chiude in bellezza (11 presenze e 11 gol), ma soprattutto lo Scudetto, che è il coronamento perfetto, dopo tutta la trafila nel settore giovanile biancoceleste. Gioisce dalla Russia (in cui era impegnato per l'Europeo Under 19) alla Coppa Italia della Lazio e decide con la società in estate di partire alla volta di Madrid per trovare spazio. Prestito con diritto di riscatto, ma con l'obiettivo di tornare alla Lazio ancora più forte. Fatica al Real Castilla Rozzi, ma brilla con gli azzurrini di Di Biagio. Con la speranza di rivederlo presto a Roma, siamo sicuri che il 2014 potrà essere il suo anno. VOTO ng (7,5 con la Primavera)

SAHA Louis: La meteora transalpina - Come giudicare un giocatore a cui sono stati concessi solo 6 spezzoni di partita in sei mesi? Arrivato a fine mercato per mitigare la delusione del colpo Felipe Anderson, sfumato quando sembrava fatta, Louis Saha ha faticato ad ambientarsi. Troppo tattico il calcio italiano, troppo complicato da capire per chi, come lui, ha passato una vita tra Inghilterra e Francia. Esordisce in biancoceleste il 9 febbraio, entrando al 90’ al posto del “Tata” Gonzalez in Lazio-Napoli 1-1. A fine stagione, scaduto il contratto lascia la Lazio e, poco dopo, annuncia il ritiro dal calcio giocato. VOTO ng

SCULLI Giuseppe: Ai margini - L’arrivo di Petkovic e la rivoluzione a livello tattico lo mettono ai margini della prima squadra. Se il posto da titolare sembra una chimera, anche quello da panchinaro di lusso è un vestito che non ha mai indossato. Parallelamente anche il suo nome viene tirato in ballo nel calderone del calcioscommesse. Nella finestra di mercato di gennaio viene girato in prestito al Pescara, ma a fine campionato rientra a Roma. Petkovic non si accorge nemmeno del suo ritorno: all’inizio di questa stagione viene messo fuori rosa e si allena a parte rispetto alla prima squadra. Il 24 novembre gioca la sua prima gara ufficiale, seppur come aggregato della formazione Primavera, segnando anche una rete nel rocambolesco 4-3 contro il Bari. Fa registrare un’altra presenza, sempre nella categoria inferiore, contro l’Avellino nella quale sigla una doppietta nei primi 15’. A gennaio potrebbe essere ceduto nuovamente al Genoa. VOTO ng

ZARATE Mauro, Il pastore di Formello - Il suo 2013 alla Lazio lo ha trascorso tra le aule di tribunale e, da “pastore”, tra i campi secondari di Formello. Nonostante sia tecnicamente ancora sotto contratto con la Lazio fino al giugno 2014, sta giocando regolarmente in Argentina con il suo amato Velez. Facilitato anche dai ritmi di gioco ben più blandi, lì Maurito si è ritrovato come calciatore. Ciò non gli impedisce di continuare a interagire con il mondo Lazio attraverso Twitter, social network dal quale spesso ha scoccato frecciate intrise di veleno, polemiche e sarcasmo. Come quando dopo la sconfitta in Supercoppa italiana con la Juventus ha postato la foto di lui con la Coppa vinta tre anni prima, oppure quando dopo la recente esclusione punitiva di Keita, da buon “Lucignolo” lo ha contattato pubblicamente per provare a stuzzicarlo. Missione fallita. Come i suoi tanti tentativi di conquistare l’allenatore di turno: fatta eccezione per Delio Rossi, in Italia, non ci è mai riuscito con nessuno. VOTO ng

Alla realizzazione del Pagellone 2013 hanno collaborato, in ordine alfabetico: Giorgia Baldinacci, Marco Valerio Bava, Francesco Bizzarri, Matteo Botti, Laura Castellani, Andrea Centogambe, Saverio Cucina, Marco Ercole, Stefano Fiori, Niccolò Gaetani, Manuel Gavini, Manuel Pasquini, Antoniomaria Pietoso, Daniele Rocca, Carlo Roscito, Matteo Vana e il nostro direttore Alessandro Zappulla.

DA TUTTA LA REDAZIONE, BUON 2014 A TUTTI VOI!