IL PRECEDENTE - Milan-Lazio 0-1, quando per battere il Diavolo servì la caduta di un Dio

31.08.2014 09:00 di Matteo Vana Twitter:    vedi letture
Fonte: Matteo Vana - Lalaziosiamonoi.it
IL PRECEDENTE - Milan-Lazio 0-1, quando per battere il Diavolo servì la caduta di un Dio

Rosso e nero come l'Inferno, bianco e celeste, i colori del Paradiso: due universi in continua opposizione, due mondi senza apparenti punti di contatto. È questo il duello che andrà in scena domenica sul prato di San Siro, il debutto in campionato per due formazioni che, negli ultimi 15 anni, hanno dominato il calcio italiano e quello europeo. Milan e Lazio, così distanti eppure così vicine: due squadre che cercano di risorgere dalle ceneri di un campionato vissuto nell'anonimato, non come nell 1989 quando la superpotenza rossonera sfidava una Lazio operaia, ma con un cuore grande cosi.

VOCE AI PROTAGONISTI - "Alla prima perdemmo in casa contro la Sampdoria. Ricordo che in quella settimana si parlava già di esonero, c'erano state critiche feroci, forse c'erano delle aspettative più grandi di ciò che potevamo dare realmente in campo. Eravamo una squadra in costruzione, quindi andammo a Milano con un po' di paura. Quello poi era il Milan degli Olandesi, il Milan di Sacchi, quello degli Invicibili" racconta Cristiano Bergodi, uno dei protagonisti in campo, in esclusiva ai microfoni de Lalaziosiamonoi.it. Davide contro Golia, quindi, una sfida quasi impossibile sulla carta: battere una squadra che nelle ultime 31 partite non aveva mai conosciuto sconfitta sembrava un'impresa titanica. "Giocavamo contro quella che era la squadra più forte del mondo, non solo del campionato italiano. Noi volevamo andare a fare una buona prestazione, ma non ci aspettavamo granchè" gli fa eco Angelo Adamo Gregucci che, con Bergodi, formava la difesa biancoceleste di quell'anno. "C'è da dire che era un Milan spuntato, mancavano Gullit e Van Basten, ma era comunque un grande attacco quello formato da Stefano Borgonovo e Daniele Massaro. Fu una partita strana, noi riuscimmo anche a creare qualche occasione, ma fu soprattutto Milan". Fino al 41°, il minuto in cui il Fato decise che è arrivato il momento di metterci lo zampino. "Rinvio dal fondo per la Lazio, lancione lungo, Di Canio andò in pressione su Maldini il quale appoggiò all'indietro non accorgendosi che Galli era fuori dai pali. Siamo stati bravi e anche parecchio fortunati" ricorda il numero 2 laziale, Cristiano Bergodi.  Nella ripresa è arrembaggio Milan, i rossoneri si riversano in attacco, ma Fiori blinda i pali biancocelesti fino al triplice fischio dell'arbitro. I due protagonisti biancocelesti, nonostante sia passato un quarto di secolo, non faticano a ricordare le emozioni di quella vittoria:"Personalmente - racconta Bergodi -  non credevo di poter portare a casa il risultato a S.Siro. Vincere contro il Milan di Sacchi fu una grandissima gioia, un risultato clamoroso. Fu la sorpresa di quel campionato, un risultato che rimane storico. Loro persero due partite in casa in quegli anni, chiunque andava a S.Siro prendeva 3/4 gol e quella partita ci diede una grandissima mano e avemmo, fin da subito, la consapevolezza di aver compiuto una grande impresa". conclude Gregucci. 

UN LUNGO DIGIUNO - Quella Lazio operaia scrisse la storia, da li' in avanti il buio: un tabù lungo 25 anni, una tempo interminabile per chi, nel frattempo, è salito sul tetto del mondo e caduto rovinosamente, andando ad un passo dal fallimento. Stasera una nuova occasione, l'ennesima che Dio concede ai biancocelesti. Inferno o Paradiso, l'eterna lotta tra due forze che si combattono ogni giorno, sullo sfondo il teatro più prestigioso d'Italia: gli ingredienti per riscrivere nuovamente la storia ci sono tutti.