L'ANGOLO TATTICO di Lazio-Verona - Sulle spalle dei giganti: Pioli e la Lazio del calcio totale

Pubblicato il 23 marzo alle ore 12.20
23.03.2015 12:20 di  Stefano Fiori  Twitter:    vedi letture
Fonte: Stefano Fiori - Lalaziosiamonoi.it
L'ANGOLO TATTICO di Lazio-Verona - Sulle spalle dei giganti: Pioli e la Lazio del calcio totale
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"Non ci sono ruoli, si attacca e si difende insieme". Di proclami - "non firmo per il terzo posto!" - e di concetti forti - "possiamo essere ancora più spietati con gli avversari" -, Stefano Pioli ne ha regalati in abbondanza nel caldo del post-partita. Ha applaudito i suoi, per aver giocato "con maturità e intelligenza". Ha trovato l'ago nel pagliaio e ci ha battuto sopra con convinzione: "Sul 2-0 abbiamo perso la voglia di segnare anche il terzo gol". Bastone e carota, i due strumenti con cui il tecnico di Parma ha scolpito il capolavoro biancoceleste. Eppure, nelle orecchie di chi - come chi scrive - si cimenta arditamente in disquisizioni tattiche, risuona in maniera distinta quella frase: "Non ci sono ruoli, si attacca e si difende insieme". Perché, in un passaggio che può risultare a un primo impatto banale, risiede tutto il sapere calcistico degli ultimi 40 anni. Anche di qualcosina di più.

RIVOLUZIONE 70 - Più o meno da quando, ad Amsterdam, il Sommo Vate Rinus Michels donava il proprio respiro vitale all'Ajax delle meraviglie. Conquistata dal bianco e rosso delle maglie dei Lancieri, l'Europa tutta veniva scossa dalle fondamenta e una nuova epoca vedeva la luce: nasceva il calcio totale. Una rivoluzione che, per lo sport più famoso del mondo, ha avuto più o meno il valore storico di quella copernicana o di quella industriale inglese. Una volta che Cruijff e i suoi compagni apparvero sulla terra a miracol mostrare, niente fu come prima. Nel nostro Paese, ci fu un allenatore in particolare che venne letteralmente conquistato dalla nuova filosofia. E che, adattandola alle virtù del dna italiano, si conquistò una pagina indelebile nel grande libro della storia. Nel 1972/73, appena rimesso piede in A, lottò per lo scudetto fino all'ultima giornata. L'anno dopo, lo vinse. Era Tommaso Maestrelli, padre nobile della Lazio più amata di sempre. L'eco di quella trasformazione quasi onirica non ha mai smesso di affascinare i tecnici di mezzo globo. I grandi innovatori del calcio mondiale, da Arrigo Sacchi a Pep Guardiola, hanno per prima cosa fatto i conti con le profonde trasformazioni di quei giorni.

TOTAL LAZIO - Sulle spalle di simili giganti, l'umile Pioli si è tirato su le maniche, ha raccolto i pregiati cocci di una Lazio che non sapeva più entusiasmare per dare forma alla creatura travolgente che tutta Italia (e non solo) ammira. "Si attacca insieme". Fatta eccezione per i due centrali - ma De Vrij non di rado fa partire la manovra dalle retrovie - tutti gli altri interpreti partecipano alla fase offensiva. Da Basta e Radu fino al terminale offensivo Klose, non c'è un giocatore che non sia coinvolto attivamente quando la Lazio è in fase di possesso palla. "Si difende insieme". Non servono troppi esempi per capire la verità insita in questa affermazione: avete visto quante volte Miro Klose - classe 1978 - va in pressing sui portatori avversari nel corso della partita? Insomma, la Lazio di Pioli è davvero una formazione che incarna lo spirito primigenio del calcio totale. Una squadra, come dicono quelli bravi, "europea". E allora, che l'Europa con la C (di Champions) maiuscola accolga a braccia aperte la più bella italiana del reame.