La solita maledetta scarsa ambizione...

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21.08.2016 07:30 di  Alessandro Zappulla   vedi letture
La solita maledetta scarsa ambizione...
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Finalmente l’astinenza da campionato si è esaurita. Torna il calcio giocato. Torna la nostra amata Lazio. Tanta la voglia oggi di scrivere un’ode alla sfera a scacchi e tingerla di solo bianco e celeste. L’appuntamento con il fischio di inizio stagionale è da sempre, per i più romantici di questo sport, come un primo giorno di scuola. Un rito da non tradire, una consuetudine che non stanca mai, un bisogno rimasto tale per un’estate intera. Emozione allo stato puro, pronta per esser vissuta. Curiosità e aspettativa che eccitano al sol pensiero. Si scrutano i volti nuovi. Si studiano i talenti nascosti. Si sogna ad occhi aperti. Profumi, sapori, desideri di un calcio che non rotola più da queste parti. Il Laziale ha dimenticato questo sacro cerimoniale e suo malgrado da 12 anni non riesce più a riscoprirlo. A Formello non vivono più i sogni e ahimè nemmeno le solide realtà. Questo club storico rischia di scomparire, soffocato nella morsa di chi ha deciso di percorrere diritto la propria strada senza mai voltarsi indietro. Si naviga a vista, come a vista si decide su chi puntare per la prossima stagione. Un’annata partita dalla figura più barbina a livello internazionale registrata in 116 anni di Storia. Bielsa aspettato, Bielsa annunciato, Bielsa mai arrivato ha rappresentato la prima farraginosa pietra su cui si sta ergendo la nuova stagione. La solita Lazio arruffona che cerca di tappare buchi, ancor prima di programmare. La corsa al 'Je accuse', anziché affrontare un doveroso ‘mea culpa’ si conferma la vera routine di casa Lazio. L’arroganza che diventa superbia, da queste  parti è una ricetta che riesce a meraviglia. In un club che si rispetti le questioni da risolvere non si trasformano quasi mai in ‘casi’, nella Lazio invece è ormai prassi consolidata. Il caso Candreva e il caso Keita rappresentano gli ultimi esempi di mal gestione. Nel quartier generale di Formello i desideri dei due calciatori erano noti da tempo. I due esterni avevano voglia di cambiare aria e chiudere la loro esperienza con la Lazio. Situazioni differenti, alle quali in maniera diversa, non si è riusciti a metter mano in modo intelligente. Per Candreva si è peccato di scarso tempismo nello scovare un’alternativa valida. Il tira e molla della cessione infatti ha portato al distacco definitivo del centrocampista romano dalla Lazio, intorno al 3 agosto. Oggi a distanza di più di due settimane, mister Inzaghi non ha ancora ricevuto il suo erede sulla fascia. Assurdo! La voglia di distacco di Keita invece è divenuta caso ai tempi del ritiro di Auronzo. Lui, Balde ha dimostrato poca professionalità venendo meno ai suoi impegni. Disertare un ritiro e minacciare un addio, non rappresentano il modo più adeguato per preparare un distacco. Oggi poi, che la dose è rincarata dall’ultimo forfait, a poche ore dall’inizio del campionato, i cocci sembrano davvero non ricomporsi più. L’immagine malconcia del calciatore poco lenisce il danno che il club è costretto a subire. Una società che si rispetti infatti, avrebbe dovuto prevenire fratture di questo tipo. Un buon club si riconosce anche da come legge in anteprima problematiche e situazioni. Keita andava ascoltato per tempo e con lui andava studiata una strategia comune. Percorrere una strada che gli avrebbe garantito la porta d’uscita, oppure scegliere la via di un rinnovo di contratto funzionale al suo rilancio. Keita è immaturo? Possibile. Keita è poco professionale? Probabile, ma qualcuno dimentica che questo ragazzo è anche un bene prezioso, che la Lazio avrebbe dovuto custodire gelosamente. Oggi con tutta probabilità, le strade dello spagnolo e del club si separeranno, ma il divorzio potrebbe non essere indolore. Vendere un giocatore in rotta, non sarà facile e il gioco al ribasso sul cartellino da parte dei club interessati è dietro l’angolo. Problemi, malumori, malesseri, che avvelenano un ambiente già parecchio destabilizzato. Il tutto è condito poi da una campagna acquisti e cessioni che ha puntato come al solito su tante scommesse e poche certezze (L’unica a mio avviso è Ciro Immobile, che comunque deve rilanciarsi). Quasi 28 milioni investiti (stessa cifra incassata dalle cessioni di Candreva e Onazi) su calciatori semisconosciuti, “funzionali al progetto”, secondo il Lotito pensiero, ma per niente in grado di alimentare i sogni. Tanti soldi, troppi soldi spesi su calciatori senza trascorsi in serie A, nella solita logica del colpo da roulette, senza tener conto per altro della sfera emotiva che alimenta il calcio. La linea piatta all’orizzonte preoccupa a mio avviso più dell’uscita di scena di Keita. La sensazione che filtra a poche ore dall’inizio del campionato è che questa squadra sia ferita dal di dentro. Vanno sciolti parecchi nodi e va posto Simone Inzaghi nella condizione migliore per lavorare. Cose semplici, che in questo club sembrano diventare complesse. Concludere il mercato blindando Biglia, scovando un valido erede di Candreva (Dirar non fa impazzire), ma soprattutto rinforzando ancora l’attacco, troppo spuntato per puntare in alto.

Il campionato sta per partire. Il primo giorno di scuola è arrivato. Resta la passione per la sfera che ruzzola. Rimane l’amore per i colori di sempre, ma manca l’emozione per la solita maledetta scarsa ambizione…