Lazio, un'eliminazione assurda: 4' per cancellare 12 partite. Ma la stagione non è mica finita...

13.04.2018 12:22 di  Alessandro Zappulla   vedi letture
Fonte: Alessandro Zappulla - Lalaziosiamonoi.it
Lazio, un'eliminazione assurda: 4' per cancellare 12 partite. Ma la stagione non è mica finita...

Riavvolgere il nastro di una storia spezzata è quasi un'impresa impossibile. Raccontare l'epilogo che non ti aspetti poi, lo è ancora di più. L'Europa laziale si interrompe a Salisburgo. Un passaggio apparentemente indolore naufragato nell'assurdo. Un cammino Europeo che ha guidato la Lazio sino ai quarti di finale per poi frantumarsi nel nulla. Tanti stadi, parecchie città, molteplici club affrontati e superati prima di giungere in Austria e alzare bandiera bianca. La Lazio dalle mille battaglie e dai molteplici consensi (meritati sino ad oggi, ndr) è crollata cinta nella morsa dell'inesperienza e del pressapochismo. Non riuscire a gestire la dote di 3 gol di scarto ed evaporare come squadra in meno di un quarto d'ora, segna un severissimo limite. La Lazio non è ancora grande. Senza scendere nel dettaglio delle marcature infatti, appare scontato che il reparto difensivo biancoceleste sia quantomeno da rinforzare. Subire gol a raffica tra campionato e coppa è si figlio di una difesa molto probabilmente da restaurare in estate, ma è soprattutto conseguenza di un atteggiamento a volte troppo spregiudicato. De Vrij tra poche settimane saluterà. Radu ha tagliato il traguardo dei 10 anni di militanza e va aiutato per sostenere i ritmi frenetici del calcio moderno. Servono ricambi di qualità. Servono elementi che permettano anche a Luiz Felipe e a Thomas Strakosha di maturare in santa pace. Di difensori la Lazio oggi ne possiede parecchi in rosa, ma evidentemente in pochi possono considerarsi all'altezza dei titolari, specialmente per questo tipo di competizioni. Se Bastos e Wallace si macchiano di errori individuali ad ogni appuntamento con il campo. Se Caceres, che in squadra è il più titolato, resta puntualmente segregato in panchina, forse un limite su cui operare c'è. A Salisburgo la Lazio si è spenta. Ha chiuso la saracinesca dei sogni e se ne è tornata a casa con venti minuti di anticipo rispetto al novantesimo. Peccato perché la semifinale era proprio ad un passo. Peccato perché nonostante i margini conosciuti su cui lavorare, questa è una squadra di guerrieri veri. Lo ha dimostrato per un anno intero e in tutto questo tempo è riuscita ad emozionare e raggruppare un popolo intorno a lei. Oggi si piange un cammino spezzato, un'aspettativa infranta, un'esperienza interrotta male e sul più bello. In questi momenti la voglia di guardare altrove e di finirla qui è tanta. In questi attimi l'intento di condannare tutti ed ergersi a giudici è forte, ma questa Lazio non lo merita e poi sarebbe comunque sbagliato. È vero, c'è molto su cui lavorare per il futuro soprattutto per rinforzare una rosa i cui limiti, non solo difensivi, si misurano anche nella ristretta possibilità di scelta. A conti fatti Inzaghi ha pescato i titolari di una stagione intorno a 12, 13 elementi (davvero troppo poco). Lui stesso poi degli errori ne ha commessi, ma sarebbe folle credere che nella sua giovane esperienza sia già diventato un tecnico infallibile. Dunque tutto é migliorabile, ma adesso esiste ancora un presente su cui sperare. Questa squadra ha saputo soffrire e lottare per scalare una montagna altissima. Una montagna che sembrava impossibile per questo gruppo. L'oggi vale ancora più del domani. L'oggi esiste ancora per la Lazio ed ha in serbo molte sfide d'affrontare, che passano per un derby e arrivano dritte fino alla Champions. Anche se Ieri è stata dura. Anche se ieri sono caduti i leoni. Anche  se Ieri si è accasciata la Lazio, oggi non è ancora il tempo della disfatta. Esiste un proverbio arabo che recita così: "Sui cadaveri dei leoni festeggiano i cani credendo di aver vinto. Ma i leoni rimangono leoni e i cani rimangono cani..." Ferita, colpita e sconfitta la Lazio deve ripartire. Salisburgo è alle spalle e se fosse ora l'epilogo anticipato della stagione o se i detrattori adesso infilassero toga e cappello, sarebbe davvero la fine di tutto.