Pur sempre Lazio, nonostante la tracotanza degli 'infallibili'...

Pubbllicato l'1/02 ore 16.28
02.02.2017 07:15 di  Alessandro Zappulla   vedi letture
Pur sempre Lazio, nonostante la tracotanza degli 'infallibili'...
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© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

Al gong finale del calciomercato facce sorridenti, facce desolate, facce assenti. La Lazio fa parte come di consueto della terza categoria. L'immobilismo biancoceleste nel mercato invernale questa volta fa scopa con le cessioni e lo snellimento della rosa. Operazioni di contorno, come si etichettano in gergo, ma che numeri alla mano rischiano di rendere più vulnerabili alcuni settori del campo. La partenza di Cataldi e la sua mancata sostituzione, associata all'addio del fantasma Leitner e alla cessione di Ricardo Kishna ha ridotto all'osso le alternative. Inzaghi si ritrova come unico sostituto del titolarissimo terzetto: Parolo, Biglia e Milinkovic il solo Murgia, più l'eventuale jolly Lulic che ora deve farsi in quattro per non rendere troppo corta la coperta anche in attacco. Insomma un calciomercato di retroguardia per la Lazio, che per nulla alimenta i sogni di gloria. Il progetto di crescita a breve termine del duo Tare Lotito impatta con il desiderio di far cassa. Una corsa contro il tempo per portare respiro ai bilanci e correggere gli errori delle sessioni passate. Con un sol colpo Igli Tare cancella la mossa Leitner (una manciata di minuti giocati) e spedisce Vinicius (mai una presenza in biancoceleste) in Grecia. Kishna potrebbe fruttare alle casse laziali 10 milioni di euro, se il Lille decidesse di riscattarlo a giugno. Nella casella degli acquisti è rimasto invece uno sconcertante zero. Uno zero grosso, come le speranze di crescita frenate sul nascere. Zero come gli aiuti che la società ha deciso di accordare al duro lavoro di Inzaghi e compagni, lasciandoli duellare come Don Chishotte contro le grandi del campionato. Ma soprattutto zero come il rispetto che la dirigenza di questo club nutre nei confronti di un ambiente intero. Prigionieri della loro tracotanza, coloro che oggi siedono nella stanza dei bottoni biancoceleste restano convinti della loro infallibilitá e ingiudicabilitá. Una radicata convinzione che spinge addirittura alla minaccia tutti coloro che provano a farlo. Che siano giornalisti o tifosi poco importa, il diktat è sempre lo stesso: vietato criticare. Crescere aiuta a crescere e riconoscere i propri limiti rappresenterebbe un primo step per risalire la china. Ma nella Lazio nessuno ha mai sbagliato nulla, se non a 'causa di cronisti troppo critici' o di chissà quali 'gufi'. Guai prendersi le proprie responsabilità. Guai azzardare un passo verso un ambiente flagellato. Barricati dietro gli steccati di Formello assistono impassibili al miracolo sportivo realizzato sino ad ora. Carenza di spessore o assenza di umiltà ai posteri l'ardua sentenza. Menomale che il carattere di questa squadra di lottatori, fatta di uomini veri sta rispondendo presente su tutti i fronti. In campionato come in coppa la "banda di Simone" gioca, lotta e vince, con le sue forze. Zero aiuti, zero appoggi, solo coraggio e amore per questa maglia. Il campo di calcio come unico ring per sfidare il destino. Oggi la Lazio è tutta qua. Tecnico, collaboratori e calciatori. Non esiste altro. Il resto è solo un mix di arrogante presunzione.