ESCLUSIVA - Bonazzoli: "Con il Verona emergerà ancor di più la voglia di aiutarsi. Immobile? Brava la Lazio a crederci"

Pubblicato il 23/09/2017 alle ore 18.15
24.09.2017 07:25 di Alessandro Menghi Twitter:    vedi letture
Fonte: Alessandro Menghi - Lalaziosiamonoi.it
ESCLUSIVA - Bonazzoli: "Con il Verona emergerà ancor di più la voglia di aiutarsi. Immobile? Brava la Lazio a crederci"
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© foto di Federico De Luca

S.O.S., il segnale di emergenza è stato lanciato da Formello. La Lazio ha perso quasi tutta la linea difensiva e contro il Verona starà ad Inzaghi pensare ad un nuovo assetto per porre rimedio ad una situazione di vera criticità. Dall'altra parte, l'Hellas cerca ancora i suoi primi tre punti in campionato ed i tifosi chiedono uno sforzo superiore. In vista del match di domenica, la redazione de Lalaziosiamonoi.it ha contattato in esclusiva Emiliano Bonazzoli, con un passato anche in gialloblù, per parlare della gara e del momento della Lazio.

In vista di domenica la Lazio è in completa emergenza nel reparto difensivo, addirittura sarà costretta a reintegrare Mauricio. Il Verona, invece, è alla ricerca della sua prima vittoria in stagione.  Che gara potrà venir fuori?

“La Lazio è sicuramente in difficoltà per i vari infortuni, anche se probabilmente recupererà qualche giocatore. Credo, però, che in questi momenti di emergenza, anche grazie ad un allenatore bravo come Inzaghi, la squadra riuscirà a mettere in campo più concentrazione e più voglia di aiutarsi l’uno con l’altro. Venendo poi da una brutta sconfitta contro il Napoli, i biancocelesti vorranno tornare subito a far punti. Non sarà facile perché andranno a Verona, un campo difficile dove troveranno una squadra agguerrita che, essendo terzultima in classifica, vorrà la prima vittoria davanti al proprio pubblico”.

Sulla carta i biancocelesti sono più forti, questo è evidente. Ma potrà incidere anche il fattore ambientale, visto il momento critico che l’Hellas sta vivendo?

“Conosco bene la tifoseria dell’Hellas, anche se ho giocato un solo anno lì, e so che pretende sempre il massimo dai giocatori, il 100%. L’ambiente può essere un’arma a doppio taglio perché quando vai bene ti sostengono, poi quando le cose vanno male la pressione sale. Pecchia cercherà di mettere in campo tutte le armi possibili per non far sentire questa pressione e far bene”.

Per quanto riguarda gli obiettivi stagionali, questa Lazio dove potrà arrivare in campionato e in Europa League?

“In campionato la Lazio sta facendo molto bene, ha avuto un avvio importante tranne la partita contro il Napoli che, secondo me, insieme alla Juventus è una delle candidate alla vittoria del campionato. Credo possa far bene sia in campionato che in Europa League, dove ha un girone abbordabile. In più, il fatto che i giocatori si conoscano da due anni, che sia rimasto Inzaghi e che l’ossatura sia rimasta, sono tutti elementi importanti per arrivare sicuramente tra le prime sei in campionato e passare il turno in Europa League. É un gruppo giovane, ha tanta voglia di fare e tanta corsa, da quanto ho visto. Sono caratteristiche di una squadra che arriverà lontano”.

Da un grande ex attaccante come è stato lei ad un altro, Ciro Immobile: cos’è che maggiormente la impressiona del centravanti laziale? E poi: se lo aspettava, dopo le esperienze fallimentari all’estero, un ritorno così?

“Ciro è molto, ma molto più grande di me come attaccante. É un ragazzo che sa lottare, si sacrifica per i compagni, corre a tutto campo, tutte doti importanti per un attaccante che non solo segna ma che dà una mano alla squadra. É stata brava la società a prenderlo. Non tutti al primo anno all’estero fanno benissimo segnando venti gol, Immobile ha avuto problemi e non sono stati bravi ad aspettarlo. La Lazio, invece, ci ha creduto, lo ha fatto crescere e integrare nel gioco di Inzaghi e adesso si stanno vedendo i risultati, anche in Nazionale".

Un’ultima curiosità è su Inzaghi: lei se lo ricorda quando era calciatore e vi sfidavate sui campi di Serie A. C’è una caratteristica più delle altre che ha mantenuto anche nel ruolo di allenatore? 

“Da giocatore era una prima punta forte fisicamente, magari diversa dal fratello Pippo, ora è un allenatore che si fa sentire sul profilo caratteriale. In campo lo faceva col fisico, adesso mentalmente. É un tecnico giovane che ha lasciato il calcio neanche dieci anni fa e i calciatori possono percepirlo come un giocatore più anziano in grado di trasmettere esperienza. Un rapporto instaurato così è più facile, ovviamente mantenendo sempre il rispetto dei ruoli”.

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