ESCLUSIVA - Delgado: “La Lazio di Mancini, che ricordi! Quella di Pioli ha lo stesso spirito” - VIDEO

20.04.2015 11:00 di  Lalaziosiamonoi Redazione   vedi letture
Fonte: Gabriele Candelori - Corso d'Informazione Sportiva de Lalaziosiamonoi.it
ESCLUSIVA - Delgado: “La Lazio di Mancini, che ricordi! Quella di Pioli ha lo stesso spirito” - VIDEO

Quasi ventinove anni e ancora tanta voglia di mettersi in mostra. Afonso Roberto Delgado ha trovato nella Serie D - tornata quest’anno quarta serie - la sua dimensione ideale. Spagnolo di nascita, fatta tutta la trafila del Settore Giovanile biancoceleste, fa il suo esordio in Serie A il 29 novembre 2003 nella sconfitta di Siena. Con la Lazio resterà, da giovanissimo, per due stagioni ed un totale di 16 presenze tra campionato e Coppa Italia. Momenti bellissimi vissuti a stretto contatto con il calcio che conta, sotto l’ala protettiva di mister Roberto Mancini. Nel suo palmares anche quel trofeo vinto nel doppio confronto con la Juventus, l’ultima finale con i bianconeri in attesa di giugno. Poi la rottura con la società ed una carriera proseguita altrove, per l’esattezza tra la massima serie rumena (Vaslui e Universitatea Cluj) e le categorie minori italiane (Spal, Potenza, Pergocrema, S. Cesareo, S. Maria delle Mole e Palestrina). A dicembre l’arrivo al Cynthia Genzano per guidare la squadra verso la salvezza. In panchina, per uno strano incrocio del destino, Simone Rughetti, suo compagno di squadra nella Primavera laziale di poco più di dieci anni fa. Intervistato dalla redazione de Lalaziosiamonoi.it, Delgado ha toccato vari temi legati alle sue esperienze da calciatore tra passato, presente e futuro.

Partiamo dal presente. Da dicembre sei a Genzano con la maglia del Cynthia, come sta andando questa avventura?

“Sono stato contattato dalla società anche tramite mister Rughetti, con cui avevo avuto l’occasione di giocare insieme alla Lazio. La situazione era inizialmente critica visti i soli nove punti in classifica, ma grazie ad un girone di ritorno strepitoso (22 punti in 13 gare, ndr), siamo ora a tre punti dal mantenimento della categoria”.

Hai scelto, da qualche anno, la Serie D per proseguire la tua carriera. Cosa ti ha portato a prendere questa decisione?

“Principalmente la famiglia. Dopo aver compiuto la scelta di giocare all’estero per tre anni e mezzo, ho ritenuto infatti che la cosa migliore fosse stare vicino casa insieme a mia moglie e ai miei figli”.

Torniamo ora ai primi anni. Sei cresciuto nella Lazio e hai avuto l'opportunità di giocarci per due anni: cosa rappresenta per te quella maglia?

“Rappresenta tutto. È un’esperienza che mi ha fatto crescere sia come ragazzo, responsabilizzandomi, sia come calciatore. Ho vissuto momenti bellissimi, dalle giovanili fino all’esordio in Serie A, emozione incredibile e indimenticabile”.

Una Lazio in quegli anni sicuramente diversa da quella odierna, ma possiamo dire che in comune con quella di Pioli aveva lo spirito messo in campo?

“Secondo me sì. Abbiamo fatto due grandi campionati e vinto una Coppa Italia in finale contro la Juventus. Era una Lazio vogliosa, capace di raggiungere con la determinazione gli obiettivi prefissati. È stata questa la chiave che ci ha consentito di fare così bene”.

21 dicembre 2003: all'81' entri in campo al posto di Albertini e un minuto dopo realizzi l'assist decisivo per la vittoria sull'Inter. Un momento difficile da dimenticare...

“Un istante bellissimo rimasto impresso nella mia memoria. Fare un assist così in un Olimpico con più di 60.000 spettatori, con i miei compagni che sono venuti tutti da me come se avessi segnato io, è stato veramente troppo bello”.

Lazio e Juventus giocheranno contro in finale di Coppa Italia proprio come nel 2004. Che ricordi hai di quel doppio confronto e come vedi invece la sfida di giugno?

“Un grandissimo ricordo anche in questo caso. Pur non giocando, l’ho vissuta proprio da dentro. Avevamo la sensazione di poterla vincere e così è stato. Per quanto riguarda la sfida di adesso, vedo la Lazio molto bene e senza dubbio se la giocherà per vincerla anche stavolta”.

Allenatore di quella squadra era Roberto Mancini, tecnico cui immagino tu sia rimasto comunque molto legato...

“È una persona magnifica, oltre che un grande allenatore. Con lui ho avuto l’opportunità di esordire in A ricevendo consigli importanti sia fuori che dentro il campo. Gli auguro tutto il bene possibile che possa avere”.

L'avventura alla Lazio si è chiusa con un addio forzato. Ci sono comunque degli aneddoti che ricordi con piacere?

“Sembrava essere tutto perfetto, ma ho avuto dei problemi con il presidente Lotito. Non rientrando più nei piani societari, sono stato messo fuori rosa per sei mesi. Mi è dispiaciuto tanto perché ero un giovane cresciuto in casa e avrei sperato in un epilogo diverso. Comunque poi ognuno ha fatto il suo percorso e sono contento così. Se dovessi raccontare un aneddoto, mi è rimasto impresso come Mancini trattasse tutti allo stesso modo. In particolare, con i giovani come me, si fermava a fine allenamento per cercare di migliorarci tramite esercizi specifici in base al ruolo. Lavorava con tutti senza distinzioni, al di là del nome che avevano sulla maglia”.

Dopo la partenza da Roma, con il Vaslui hai avuto l'occasione di sfidare i biancocelesti da avversario. Quali sono state le tue sensazioni quel giorno?

“Sensazioni bellissime. Sfortunatamente ero infortunato ed ho vissuto la gara soltanto dalla tribuna, non potendo dare una mano alla mia squadra. Ritornare però all’Olimpico da avversario dopo tanti anni vissuti in Italia tra Lazio e categorie minori, è stato comunque molto emozionante”.

Per anni hai giocato insieme a Simone Rughetti che era considerato un giovane di prospettiva. Che effetto fa esserselo ritrovato come allenatore?

“È stato tra i giocatori più forti con cui io abbia mai giocato. Le sue qualità erano fuori dal normale e non passarono inosservate anche a Simeone che spese parole importanti in suo favore. Ritrovarmelo da allenatore, è stata una sorpresa incredibile. È preparatissimo, fa giocare la squadra come poche in questa categoria e lavora sui minimi particolari. Non a caso, i risultati gli stanno dando ragione nel corso del girone di ritorno. Gli faccio pubblicamente i complimenti per la sua preparazione”.

Con te oggi, tra l'altro, gioca anche un altro ex giovane biancoceleste: Tiziano Scarfagna. Quali sono le tue impressioni a suo riguardo?

“A mio parere è un grande portiere con prospettive molto positive. Sfortunatamente, da esperienza personale, posso dire che, uscendo da un settore giovanile così importante bisogna essere forti mentalmente a calarsi nella parte. Il consiglio che gli do quotidianamente è quello di non pensare al passato, ma al presente cercando di fare il meglio possibile per provare a tornare da dove sei partito”.

Per il tuo futuro invece, cosa ti senti di prevedere? Magari un ritorno tra i professionisti...

“Vorrei chiudere la stagione nel migliore dei modi dove sono attualmente per poi lottare il prossimo anno con una squadra da vertice, così da poter tornare nel professionismo”.