ESCLUSIVA - Derbyin' USA, il Lazio Club NYC: "Semifinale con festa a Times Square! La rivalità? È tanta..."

Pubblicato il 27/04 alle 19
29.04.2017 07:10 di  Laura Castellani   vedi letture
Fonte: Laura Castellani - Lalaziosiamonoi.it
ESCLUSIVA - Derbyin' USA, il Lazio Club NYC: "Semifinale con festa a Times Square! La rivalità? È tanta..."

Lazialità a distanza: coniugare i ritmi di una vita dall'altra parte del mondo e continuare, con passione, a seguire i colori del cielo. "Significa, per esempio, alzarsi la mattina alle 6.30 per vedere una partita", ci racconta Giovanni Bartocci, in esclusiva ai nostri microfoni. Trapiantato a New York da dieci anni, Bartocci gestisce il ristorante Via della Pace nell'East Village, a Manhattan. Il locale è anche sede del Lazio Club Giorgio Chinaglia, che ha fondato insieme ad altri 8 laziali. Nove fondatori, come quelli di Piazza della Libertà, 117 anni fa. Una culla di lazialità a chilometri e chilometri di distanza dalla Capitale, che domenica si appresta a vivere - con la stessa emozione e tensione che si percepisce a Roma - la partita più importante della Città Eterna. Ma, sì, se sulle rive del Tevere l'idea di una stracittadina alle 12.30 non piace a nessuno, figuriamoci a New York: qui, per vedere il derby, toccherà svegliarsi nelle prime ore della mattina.

EMOZIONI DA DERBY - Non è la distanza ad attenuare le sensazioni che accompagnano la stracittadina: "Per farti capire l'ansia che avevo io e un altro dei padri fondatori, ti racconto questa: a otto minuti dalla fine del derby di ritorno, ancora calcolavo ogni quanto avrebbero dovuto segnare per cacciarci fuori. I derby di Coppa Italia li ho vissuti con estrema ansia perché avrei voluto essere là. Poi, però, quello di andata lo abbiamo vissuto anche con estrema gioia. I ragazzi sono fantastici, eravamo una sessantina di persone. Siamo riusciti a fare il video in diretta del gol di Immobile che è diventato virale. Quello di ritorno lo abbiamo vissuto con estrema goliardia e nobiltà, come siamo noi. Siamo andati a festeggiare a Times Square, abbiamo bloccato le scale, abbiamo fatto i cori sventolando le bandiere della Lazio in metropolitana e strillando con i megafoni. Li abbiamo vissuti così, lontani da Roma ma tutto sommato vicini. Portando alti i nostri colori in ogni occasione".

LAZIALI BORN IN THE USA - Tifosi come Giovanni, trapiantati a New York, ma anche americani inguaribilmente ammalati di Lazio: "Ci sono molti italiani nati in America, appassionati alla Lazio a causa del padre o del nonno nati a Roma, e che quindi portano i figli o nipoti ad avvicinarsi a questi colori. E' il caso di Adriano, uno degli altri padri che ha fondato il club. Siamo in nove: chi italiano, chi americano, chi romano, chi calabrese... siamo un bel gruppetto! Ma c'è anche un gruppo di tifosi americani della Lazio che è venuto a vedere una partita ultimamente. Per esempio, c'è un ragazzo che per quattro mesi ha vissuto in Italia. Si è innamorato dei colori biancocelesti e da quel giorno li porta fieramente. C'è anche un ragazzo di Singapore, un nostro grande sostenitore. Siamo tanti, siamo belli, e loro 'nun ce vonno sta'".

RIVALITA' ROMANE A NEW YORK - Nella Grande Mela, non c'è solo la Lazio. Anche la tifoseria giallorossa è rappresentata: "C'è rivalità. Noi ci siamo "ufficializzati" dopo rispetto a loro (il Roma Club nasce nel 2008 e ha sede nel Football Factory Legends, a un quarto d'ora dal ristorante Via della Pace, ndr). Ci siamo sempre stati come club Lazio, in un modo o nell'altro seguivamo sempre la squadra. Ma non era come siamo adesso: ora siamo un'associazione no profit, vogliamo occuparci anche di azioni benefiche per il sociale. Stiamo provando ad aiutare Ibrahim (bambino di dodici anni indonesiano nato cieco, tifoso laziale, ndr) ad andare a Roma per vivere la partita allo stadio. Siamo riusciti a fargli arrivare una nostra sciarpa. Insomma, è cambiato l'aspetto 'istituzionale' del club, non la nostra presenza: quella c'è sempre stata. Noi ragazzi della Lazio ci siamo sempre sfottuti con gli altri" - gli "altri" sono i romanisti: sulla pagina facebook del club, ci si dà appuntamento a domenica per il match "altri vs. Lazio" - "Loro sono differenti da noi, anche qui ostentano in maniera esagerata. Si vede anche qui una certa differenza, insomma. Lo dimostra il fatto che prima non sembrava ci fossero laziali a New York, invece in pochi mesi abbiamo avuto 61 iscritti anche da persone che vivono nel New Jersey, in Michigan, in Canada, a Miami. Questo dimostra che noi non abbiamo bisogno di ostentare, che viviamo la nostra fede in maniera nobile. Non abbiamo bisogno di indossare una tuta per far vedere da che parte stiamo o chi tifiamo. Noi siamo la Lazio, non abbiamo bisogno di esibizionismi"

DERBY ALLE 6 - Tifare Lazio con un oceano di mezzo: "Essere laziali a tanti chilometri di distanza significa alzarsi la mattina alle 6.30 per vedere una partita, pensare alla nostra aquila ogni volta che ne vedi una qui negli Stati Uniti. Essere laziali così lontani significa cercare in tutti i modi di condividere questo amore con chi è lontano, come te. Un amore per questo simbolo e per certi colori che rimarranno sempre gli stessi: cambieranno giocatori o presidenti, ma questi sono i nostri colori e lo rimarranno per sempre. Vuol dire anche che se una partita va male, qui ti rovina tutta la giornata, perché da noi finisce alle 11. La lazialità è questo". E domenica sveglia all'alba. O forse, meglio non dormire proprio: "Il nostro derby inizierà prestissimo, specialmente per me che lavoro qui nel ristorante. Finirò alle due e mezza, il tempo di una doccia a casa e aspetterò con gli altri padri fondatori fino alle 6 la partita. Proprio oggi decidevamo se fare baldoria prima oppure no. I più vecchietti riposeranno un po', mentre noi baldi giovani, invece, pensiamo di restare svegli e fare tutta una tirata: d'altronde, 'farò quel che potrò per la mia Lazio'. No?" .