ESCLUSIVA - Giancarlo De Sisti: "A Firenze sfida equilibrata. Biglia giocatore d'altri tempi..."

Pubblicato ieri alle 18
19.10.2014 07:15 di  Lalaziosiamonoi Redazione   vedi letture
Fonte: Cristiano Di Silvio-Lalaziosiamonoi.it
ESCLUSIVA - Giancarlo De Sisti: "A Firenze sfida equilibrata. Biglia giocatore d'altri tempi..."
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Che il calcio cosiddetto moderno sia altro rispetto a quello giocato col pallone a esagoni bianconeri, con le partite tutte allo stesso orario, con le parole “anticipo” e “posticipo” che avevano senso solo se applicate alle rate da pagare della macchina, quando, insomma, tutto aveva una dimensione più a misura d’uomo, è oramai opinione condivisa. E che il secondo avesse più attrattiva del primo, anche. A vederlo con gli occhi d’oggi il calcio dei tempi nostri è fatto di caricature, scimmiottamenti, di personaggi effimeri, che vivono di una popolarità così breve quanto la carriera che si costruiscono man mano. Tatuaggi, creste, balletti dopo un goal, poco hanno a che fare con il saltello di un Mazzola, con la grinta di un Chinaglia, ecc, ecc…C’è un’immagine, che spesso passa in tv, di un giovanissimo Sivori, con addosso l’immancabile casacca bianconera, che guarda, quasi intimorito, nella telecamera: un volto così intenso di un atleta pronto per la gara. Ecco, se c’è un aspetto che manca a questo calcio, sono i volti unici e non sovrapponibili, e le loro forti espressioni. Ce n’è uno, tipico degli anni ’70, che pare uscito da una pellicola di Dino Risi; un volto che se non avesse sfondato nel mondo del calcio, avrebbe dovuto trovare una sua collocazione cinematografica. Sfidiamo a sostenere il contrario guardando l’espressione serafica, sorniona e tipicamente romanesca impressa sul volto di Giancarlo “Picchio” De Sisti. Non ce lo avreste visto bene, voi, tra Maurizio Arena e Renato Salvatori, lungo il biondo Tevere di “Poveri ma belli”? Non ci toglieremo mai questa curiosità, perché De Sisti il suo palcoscenico ce lo ha avuto, in 110 metri per 70 di erba verde e gesso bianco. Lui che si divise tra due squadre; la Roma e la Fiorentina: complessivamente vent’anni di carriera. Lui, che giocò la “partita delle partite”, quell’Italia-Germania di Messico ’70 di cui non si deve aggiungere altro, lui che fronteggiò Pelè senza indietreggiare; anzi. “Picchio” che da allenatore, nella stagione 1981-1982, compì il miracolo di portare la sua “Viola” a lottare per il titolo fino all’ultima giornata, Tricolore che poi andò alla Juventus di Brady, corsara “di rigore” a Catanzaro, mentre i sogni di gloria dei viola si spezzavano a Cagliari. “Picchio”a Firenze il caffè nei bar ancora non lo paga, sull’irlandese non ci giureremmo. Proprio alla vigilia di Fiorentina-Lazio, la redazione de Lalaziosiamonoi.it, in esclusiva per i propri lettori, ha intervistato il mister romano. Ecco le sue parole.

Mister, domenica Forentina-Lazio: possibile che una di queste due squadre possa diventare, nel prossimo futuro, la rivelazione del campionato?

Possibile, sì. Credo che entrambe le squadre abbiano raccolto meno di quanto meritassero, con i vola un po’ più in ritardo sotto il profilo del gioco rispetto alla Lazio. Montella sta facendo il possibile, ma vedo la Fiorentina in difficoltà soprattutto per la mancanza “strutturale” di Giuseppe Rossi, che non ha eguali nella rosa dei fiorentini e la cui assenza ha penalizzato e penalizza ancora le strategie del tecnico napoletano. Per carità, Babacar mi piace e in lui vedo una buonissima prospettiva, ma quello che dà Pepito Rossi in termini di interpretazione tattica non credo lo dia nessun altro della rosa gigliata.

Pioli e l’ambiente laziale. Che ne pensa della gestione del gruppo che ha dimostrato finora? Un esempio su tutti: il rapporto con il “gioiellino” Keita, che purtroppo starà fermo per tre settimane ma che finora poco rientra nei piani del tecnico parmense. Come la vede?

Conosco Roma e l’ambiente romano molto bene. Mi pare di poter dire che Pioli si sia imposto finora bene e nella città e nell’ambiente laziale, tradizionalmente non semplice. Mi pare giusto che voglia fa valere i diritti che il suo ruolo possiede, dimostrando una gestione del gruppo matura e responsabile. Io non faccio più questo mestiere, ma l’ho fatto, eccome, e posso dire che alla fine, il mister paga sempre, e nelle peggiore delle ipotesi ci rimette il posto. È sempre un po’ più in prima linea degli altri attori che compongono una squadra di calcio. Per il giovane spagnolo, a cui faccio il mio in bocca al lupo per l’infortunio, dico che il futuro è dalla sua parte: si alleni con profitto, scruto dai compagni più esperti, rubi il mestiere e lo mescoli col suo talento. Non può che ottenerne benefici la sua lunga carriera.

A Firenze si rivedrà Biglia, che Pioli pare proporre in alternativa a Ledesma. Questo tema, che tanto ha diviso e ancora divide l’ambiente laziale, come la vede collocato? Meglio Biglia in regia? Ledesma a scudo della difesa; oppure tutti e due insieme possono coesistere?

Premesso che secondo me possono coesistere, non voglio, però, entrare nelle scelte tecniche di Pioli. Restiamo all’analisi che la presenza dei due giocatori in campo può dare: Biglia lo vedo proprio come un calciatore d’altri tempi, una mezzala con un suo passo e un suo incedere che si vedeva in tanti talenti anche della mia generazione. Mi pare essere in grado di usare bastone e carota allo stesso tempo, di dare un che di grinta e presenza n mezzo al campo. Ledesma è il vero “semaforo”, un vero e proprio “centro di smistamento” di palloni e geometrie. Decide lui chi passa e chi no. Vedo che Pioli li usa alternativamente, ma il tecnico della Lazio non mi pare un integralista dei moduli tattici: chissà se riusciremo a vederli insieme, non mi stupirei.

Guardando lungo l’Arno, le chiedo: a “che punto è la notte” dei viola? Montella accusa una flessione, secondo lei?

Montella ha fatto bene, benissimo anzi, da quando siede in panchina con la Fiorentina. Ha stupito anche i più scettici, dimostrando grinta, padronanza dello spogliatoio ed una invidiabile gestione del gruppo, tutto al netto della incredibile sfortuna di perdere Gomez e Rossi più di una volta e anche in malo modo. Ha proposto un gioco avvincente, ha completato giocatori, come Cuadrado, ha puntato sui giovani come Babacar o Bernardeschi. Ora paga dazio, deve riassestare la squadra e capire cosa voglia “fare da grande” la sua Fiorentina. In Italia, non siamo generosi con i tecnici e, spesso e volentieri, ci dimentichiamo di vedere il particolare. Se il particolare, poi, si chiama classifica, ancora di più.

Domanda secca, risposta ancora più secca: chi vince domenica?

Se lo sapessi (ride divertito, ndr)…Credo che assisteremo ad un incontro avvincente, che nessuna delle due squadre vorrà perdere per non scivolare troppo lontano dalle zone che contano, e soprattutto per non attizzare quei piccoli malumori che, in entrambi gli ambienti, stanno li sotto sotto, pronti a riprendere consistenza. Sarà, però, solo il campo a dirci chi ce la farà e a trascorrere una piacevole domenica.