ESCLUSIVA - Gregucci: "Questa non è l'Inter di Mancini, la Lazio può giocarsela! Nastasic? Delittuoso..."

Pubblicato il 16 dicembre alle ore 19.55
17.12.2014 07:10 di Davide Capogrossi Twitter:    vedi letture
Fonte: Davide Capogrossi - Lalaziosiamonoi.it
ESCLUSIVA - Gregucci: "Questa non è l'Inter di Mancini, la Lazio può giocarsela! Nastasic? Delittuoso..."
TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Luca Gambuti/Image Sport

E' l'ultima gara del 2014, chiudere in bellezza sarebbe il regalo di Natale più bello. La Lazio dopo aver ritrovato vittorie e bel gioco va a far visita all'Inter, reduce dal successo contro il Chievo che ha concluso un periodo nero. Un tuffo al cuore per Roberto Mancini, tecnico dei neroazzurri. Tre stagioni con l'Aquila sul petto, a dipingere calcio tra il 1997 al 2000. Il Mancio nella Roma che conta ha vinto praticamente tutto. Altri due anni sulla panchina della Lazio nel biennio precedente all'arrivo di Claudio Lotito, una Coppa Italia conquistata in un momento difficile per il club. Mancini ha vinto tanto da allenatore con l'Inter e il Manchester City, ha deciso di accettare l'offerta di Thohir dopo un'esperienza negativa in Turchia. La missione è ostica, ma affascinante: riportare l'Inter ai vecchi fasti. La gara con la Lazio rappresenta una prima tappa importante di questo percorso tortuoso. La redazione di Lalaziosiamonoi.it ha contattato in esclusiva Angelo Gregucci per una lunga intervista. L'ex difensore biancoceleste è un grande amico di Roberto Mancini, con il quale ha condiviso le esperienze con Fiorentina e Manchester City in qualità di collaboratore tecnico, e ha espresso la sua opinione sulla sua amata Lazio e su questa seconda versione dell'Inter manciniana.

Contro l'Atalanta la Lazio ha mostrato una prova di forza importante, ora resta solo da trovare continuità. "La fase è stata alterna, anche se redditizia. Le prestazioni sono state buone, anche se il percorso è stato altalenante. La Lazio è una delle squadre che ha pareggiato di meno e questo è indicativo".

L'infermeria è un continuo via vai e Pioli sta scoprendo nuovi protagonisti. Uno su tutti, Felipe Anderson...  "Io non penso che Felipe Anderson abbia ancora capito le sue reali potenzialità, di cosa necessita per passare da grande giocatore a campione. Questo ragazzo ha delle giocate davvero importanti, lascia intravedere delle accelerazioni e dei controlli di palla meravigliosi, ma non li ricerca con continuità. Se sfrutta a livello mentale questa grande qualità, che è un talento puro, si può disegnare un proscenio da grandissimo giocatore. Ha le stimmate del campione, il resto dipende da lui. Dalle sue giocate di qualità sono venuti fuori tutti i gol contro l'Atalanta, mi auguro che si ripeta con continuità".

In questi giorni si parla tanto di un nuovo difensore centrale, qual è secondo lei il profilo che serve alla Lazio? "Nel panorama italiano non penso ci siano giocatori in grado di fare la differenza. La Lazio non ha avuto un ottimo scouting alle spalle per ottimizzare un prodotto qualità/prezzo, anche se questa istanza si era concretizzata con Gentiletti che purtroppo la sorte ci ha sottratto. Secondo me Schar del Basilea è un ottimo prodotto, il giusto compromesso tra qualità, prezzo ed esperienza, fa la Champions League da un paio d'anni. Più è andato avanti e più è salito di quotazione mq anche qui andiamo su un profilo caratterizzato da un infortunio (si è strappato i legamenti della caviglia destra, ndr). In ogni modo ci vuole una fitta rete di scouting che possa delineare un progetto sul quale lavorare e non parlo solo di Lazio ma dell'intero movimento italiano".

Si è fatto anche il nome di Nastasic, che lei ha allenato a Manchester. "E' un profilo buono, giovane, ma andare a valorizzare la quarta scelta del Manchester City penso sia delittuoso. O si rileva qualcosa a livello di proprietà o si lavora per gli altri. In questo momento sta giocando poco o niente al City. Non mi sembra un'operazione troppo intelligente, ma se vuole ambire per il terzo posto può essere un'ipotesi".

Il ritorno in Champions League dunque non è un'utopia. "In tanti hanno preso i bigliettini per mettersi in coda e c'è la possibilità per diverse squadre. Penso che la Lazio possa ambire a restare in quel gruppo, il Napoli ha qualcosa in più ma anche qualche problema. Poi ci sono Milan, Lazio e le genovesi. Mi ricordo ancora la prestazione della Lazio con il Genoa, dominò letteralmente la gara e alla fine perse, fu forse la miglior prestazione dell'anno. Non avrei scommesso un penny che il Genoa potesse occupare la terza posizione ma il calcio è bello per questo. Dobbiamo avere la mentalità per poter star lì, è nei fatti oggettivi, non nell'illusione di un vecchio laziale come Gregucci...".

Il prossimo turno riserva l'Inter del suo grande amico Roberto Mancini, che gara si aspetta? "Una buona prestazione, con grande personalità. Abbiamo le qualità per andarcela a giocare, l'Inter è in uno stato embrionale. Non è l'Inter di Mancini, lui l'ha presa e sta cercando di dare il suo dna. Dobbiamo giocarcela!".

Ha avuto qualche difficoltà all'inizio, forse il suo credo tattico è troppo distante da quello di Mazzarri e necessita di un periodo maggiore di rodaggio. "Secondo me sì, sono due dna di calcio distanti. Uno ha un profilo internazionale moderno, l'altro è più portato al risultato. Bisogna capire a cosa mira l'Inter. Se si punta ai primi tre posti in Italia, il progetto può essere performante. Mancio è tra i primi cinque top manager al mondo. E' andato a vincere in realtà dove non si vinceva mai o a da tanto tempo: il City, la Sampdoria, la Lazio. Ha il protocollo per confezionare un progetto vincente che dura nel tempo, ma che ha un range fuori dalla portata dei club italiani. Ha fatto la Champions per tanti anni, ora non so neanche se l'Inter parteciperà. L'allenatore incide ma i miracoli non li può fare, la Milano sportiva ha abbassato l'asticella della propria ambizione".

Quali possono essere gli stimoli nel tornare in una squadra con cui si è vinto cosi tanto? "Azzerare i dati oggettivi di una squadra che naviga a metà classifica e avere sempre l'ambizione di costruire un'Inter che vincerà. Roberto a partecipare, con tutto il rispetto per De Coubertin, fa fatica. Ha profili di vittoria, ma questo è un progetto un po' più a lunga scadenza. Questa è la sua scommessa: portare l'Inter tra un paio d'anni a livello competitivo sia in Italia che all'estero".

 

SEGUICI SUI NOSTRI ACCOUNT UFFICIALI FACEBOOK E TWITTER!