ESCLUSIVA - L'ex Mancini: "La mia Lazio tra l'esordio sfiorato e il timore di Couto! Verona in crisi? Conoscendo Mandorlini..."

Pubblicato il 29/10 alle 13:42
30.10.2014 06:30 di Davide Capogrossi Twitter:    vedi letture
Fonte: Davide Capogrossi- Lalaziosiamonoi.it
ESCLUSIVA - L'ex Mancini: "La mia Lazio tra l'esordio sfiorato e il timore di Couto! Verona in crisi? Conoscendo Mandorlini..."
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© foto di Prospero Scolpini/TuttoLegaPro.com

Un diciassettenne di Ostia dai piedi buoni, laziale fino al midollo, catapultato nella squadra dei sogni. Crespo, Veron, Conceiçao, Almeyda, Nesta. L'ultima edizione cragnottiana, con Zaccheroni in panchina. Fine del flashback. Sono trascorsi 13 anni, ma Manuel Mancini, professione centrocampista, si lascia ancora travolgere dal passato. Dettagli, retroscena, ricordi incredibilmente nitidi. Oggi è una delle stelle dell'Aquila, in Lega Pro. Ha vissuto pagine importanti della sua carriera in cadetteria tra Gallipoli e il Verona di Mandorlini, prossimo avversario della Lazio, prima di passare alla Salernitana. La Serie A l'ha soltanto sfiorata, con il Siena e prima ancora con quella Lazio fenomenale. Zaccheroni lo stava lanciando in campo proprio contro il Siena, ma l'espulsione di Inzaghi infranse il sogno del ragazzo proprio al momento del cambio. Emozioni, aneddoti, rimpianti. Manuel Mancini oggi è un calciatore esperto, distante da quel ragazzino imbarazzato e in estasi di fronte ai suoi idoli. La redazione di Lalaziosiamonoi.it l'ha raggiunto in esclusiva per un'intervista intrisa di ricordi.

La Lazio è una delle squadre più in forma del campionato, che impressione ti ha fatto? "Non è partita benissimo però adesso sta dimostrando tutto il suo valore. Sta facendo molto bene e sono contento di questo".

Il centrocampo è il punto di forza di questa squadra. Pressing alto, ripartenze e tanto dinamismo. E' questo il segreto della Lazio? "Per adesso sì, il centrocampo fa girare tutta la squadra. Sono i ruoli più importanti, quando trovi giocatori intelligenti che sanno svolgere entrambe le fasi è tutto più semplice".

Parlare di terzo posto è un'utopia? "A me piace sognare, sono positivo di natura. Più in alto guarda e più in alto può arrivare. Ha tutte le carte in regola per riuscirci, sono obiettivi che devono entrare nella testa dei giocatori".

Domani la Lazio farà visita al Verona. Due squadre che giocano a viso aperto, che partita sarà? "Anche quando giocavo io a Verona Mandorlini utilizzava il 4-3-3. Sarà una bella partita, combattuta, mi vengono in mente tanti calciatori importanti che giocavano con me come Rafael, Hallfredsson, Gomez, ragazzi validi sia dal punto di vista umano che calcistico".

Mandorlini ti ha allenato proprio a Verona, la personalità è uno dei suoi punti di forza. In che modo ha ricaricato mentalmente la squadra dopo la batosta di Napoli? "E' un allenatore con esperienza, non penso che una sconfitta possa pesare più di tanto. Penso che ricaricherà i giocatori e ripartirà nella maniera giusta per affrontare una squadra forte come la Lazio".

La stella di questa Lazio è Antonio Candreva, progredisce di anno in anno, a che punto può arrivare? "Mi aspettavo la sua esplosione, è uno dei centrocampisti con più qualità. Ha dimostrato anche in Nazionale la sua classe, ha molta potenzialità, è abile in entrambe le fasi. E' un giocatore che può far male!".

Felipe Anderson invece sta incontrando difficoltà, che consiglio puoi dargli? "Ho giocato in Serie A a Siena ma sono stato di passaggio, i consigli dovrei prenderli io da lui (ride, ndr). E' un brasiliano, il calcio italiano è più tattico e fisico rispetto a quello sudamericano. Loro prediligono più la palla sui piedi e l'uno contro uno. C'è chi è più bravo ad adattarsi e chi impiega più tempo. Deve continuare ad essere un ragazzo umile, pensando che si può sempre migliorare e seguendo i consigli dell'allenatore e dei compagni  più esperti".

Sei cresciuto nel settore giovanile di una Lazio stellare. Cosa ha significato per un grande laziale come te? "Conservo tanti bei ricordi. I consigli di Nesta, Crespo, Favalli, Peruzzi, gli scherzi che mi combinavano. Ero un po' imbarazzato. Avevo 17 anni, in una squadra così importante..."

Una squadra piena di campioni... "Mi ricordo i lanci di 50 metri di De La Pena, ho imparato a calciare il pallone con lui. Avevo appreso tantissimo da quegli allenamenti con Veron, Conceiçao, Almeyda, quando tornavo in Primavera mi sembrava di giocare in un campionato facilissimo. Per un centrocampista come me lanciare Crespo a rete sfruttando il suo movimento era un gioco da ragazzi. Ho vissuto l'era Cragnotti, i momenti più belli, poi io sono sempre stato laziale. Sono rimasto un po' deluso perchè ho girato tanto dopo e mi sarei aspettato più considerazione".

Hai parlato di scherzi di gruppo, ne ricordi qualcuno? "Io in mezzo a Favalli e Negro, a tavola. Siamo andati dietro a Peruzzi, quando mangiava non si alzava più. Favalli prese il mio braccio e tirò uno schiaffo a Peruzzi. Ero imbarazzatissimo, provai a giustificarmi, ma allo stesso tempo non riuscivo ad accusare nessuno, Un'altra volta Crespo era in Nazionale, io vado al buffet e stavo ritornando a tavola. C'era un posto libero tra Cesar e Peruzzi. Mi metto seduto, ma Peruzzi mi chiese che stessi facendo, perchè quello era il posto di Crespo. Non riuscivo neanche a parlare. Ripresi il piatto e mi spostai, Peruzzi mi richiamò divertito: 'A scemo, dove vai, guarda che Crespo sta in Nazionale'".

Come ti ponevi all'interno di un gruppo del genere? "Ho un'altra immagine che conservo e che testimonia il rispetto che regnava allora da parte dei giovani. Stavo facendo la doccia, accanto a me c'era Couto - un armadio - e avevo dimenticato il bagnoschiuma.  Cantava delle bizzarre canzoni in portoghese. Io guardavo il bagnoschiuma ma non avevo il coraggio di chiederlo, fortunatamente Inzaghi capì la situazione e me lo prestò. Era una squadra di pazzi, ma si poteva scherzare con tutti, senza presunzioni".

Sei stato ad un passo dall'esordio, ma Simone Inzaghi ti rovinò la festa. Il tuo rimpianto più grande. "Non lo scorderò mai, mio padre pianse. Era una gara di Coppa Italia contro il Siena, se non sbaglio scendendo in campo sarebbe scattato il contratto da professionista. Immagina una panchina composta da Cesar, Kovacevic, De La Pena, tutti giocatori importanti. Zaccheroni si alza, si gira e mi fa 'dai scaldati'. Io mi girai verso Kovacevic pensando che si riferesse a lui e non avesse sentito e il serbo mi disse che dovevo entrare proprio io. Ho completato il riscaldamento in 5 minuti, guardavo la curva, gli amici. Se fossi entrato in campo mi sarei mangiato tutti. Stavo accanto al quarto uomo, pronto al cambio, ma Simone Inzaghi prese la doppia ammonizione per protesta e Zaccheroni modificò la sostituzione...".