ESCLUSIVA - Toni Malco racconta Aldo Donati: "Un grande artista che scriveva canzoni d'amore per la Lazio"

25.08.2014 11:13 di  Francesco Bizzarri  Twitter:    vedi letture
Fonte: Francesco Bizzarri - Lalaziosiamonoi.it
ESCLUSIVA - Toni Malco racconta Aldo Donati: "Un grande artista che scriveva canzoni d'amore per la Lazio"

“Ciao Aldo, sono Mina. Perché non scrivi un pezzo per me?”. Avrà detto più o meno così la signora Mazzini ad Aldo Donati. Basta una frase, costruita con un po’ di fantasia, per raccontare la reale carriera dell’artista laziale che ieri ci ha lasciati. Aldarello - come piaceva chiamarlo ai tifosi della Lazio - dopo cinque anni di malattia, ha lasciato il suo popolo. In un giorno, guarda caso, che all’Olimpico risuona il suo inno. C’è l’eco, lo stadio è semivuoto, ma l’emozione è sempre tanta. Note su un pentagramma per trascrivere l’amore per la Lazio in musica. Sulle cinque righe esce Sò già du ore. Una hit evergreen che non sparisce come la sua lazialità e romanità. Per avere un ricordo più speciale, la redazione de Lalaziosiamonoi.it, ha contattato Toni Malco, altro grande artista legato al mondo Lazio, che con Aldo condivideva la stessa passione legata da una grande amicizia. Perché per Aldo, se la musica avesse avuto un colore, sarebbe stata senza dubbio bianca e celeste.

Signor Malco, che ricordo ha di Aldo?

"Lo conoscevo dal '76, quando incidevamo insieme per la stessa casa discografica, la RCA. Lui faceva parte del gruppo che si chiamava la Schola Cantorum: gli dissi di cantare “Vola Lazio, vola”, che avevo scritto io. ‘Sarebbe bello', mi disse. Ma stava partendo con la Cantorum per fare una tournée e dunque non poté fare questa cosa. Abbiamo avuto sempre uno splendido rapporto. Io per lui sono stato un amico. Da quando stava male, sono andato spesso a trovarlo. Ho toccato con mano la situazione, e mi sono reso conto quanto fosse grave. Un plauso speciale va alla moglie Velia, che per lui ha avuto un grande amore. Si è annullata per stargli vicino e andare ogni giorno al centro ospedaliero dove stava ricoverato ormai da 5 anni. Ci ha lasciati, ma ha messo la parola fine al suo stato che era assurdo e improponibile, soprattutto per lui che era sempre pieno di vita e brillantezza. Se ne è andato via un amico, un bravo cantante, artista e professionista”.

Da tifoso laziale, com’è scrivere un pezzo sulla propria squadra del cuore?

“E’ una cosa bellissima per chi svolge il nostro mestiere. Sono canzoni d’amore scritte con il cuore. Di solito, i pezzi così, hanno sempre successo e ti ripagano. 'Sò già du ore' è un esempio, così come 'Vola Lazio vola’. In Italia poi, non esiste tanto questa cultura degli inni: in Inghilterra, artisti del calibro di Elton John, scrivono e cantano pezzi per i propri club. Antonello Venditti ad esempio, ha fatto il suo per la Roma, ma era già famoso. Aldo invece non gli importava: andava avanti per la sua strada convinto e spinto per l’amore verso la sua Lazio”

Con un po’ di malizia, non crede che la romanità e la lazialità abbiano frenato la carriera artistica di Aldo?

"Penso di no. Altri personaggi, molto romani, sono andati avanti comunque. Nella musica, così come nella discografia, non esiste una logica. Non si capisce bene il perché un brano abbia successo e altri no”.

Come viveva la sua lazialità?

“Lui era uno che non si faceva scrupolo di nulla. Non te la mandava a dire, era verace e spontaneo. A volte ci è andato giù pesante ma sempre in allegria. Pungente e menefreghista al punto giusto. Lo ricordo con tanto affetto".