FOCUS - Derby da orbi: da Zago a Di Canio, le risse nella storia della stracittadina più nervosa

Pubblicato il 2/12 alle ore 11
03.12.2016 06:48 di Francesco Bizzarri Twitter:    vedi letture
Fonte: Francesco Bizzarri - Lalaziosiamonoi.it
FOCUS - Derby da orbi: da Zago a Di Canio, le risse nella storia della stracittadina più nervosa

Rosicare, starci sotto, non è mai bello al derby. Al di là del risultato, che vale sempre 3, 1 o 0 punti. La supremazia in campo, che è quella di Roma, vale di più. Una battaglia sportiva sì, ma che spesso degenera per il troppo entusiasmo, per la romanità nei pantaloni, per la foga, per l’entusiasmo, per quella carica che ti arriva da tutte le parti e martella nell’orecchio. I toni alti gridano vendetta: spintoni, mal parole, mani in faccia, sputi e la collezione è ancora lunga. Perché un derby, per la cronaca, è anche questo.

GESTO IGNOBILE - 21 novembre 1999. La Lazio al triplice fischio perde 4-1. La reazione non c’è mai dopo le due doppiette di Delvecchio e Montella. In mezz’ora i biancocelesti di Eriksson hanno già incassato il poker, in campo sono inesistenti. Poi il romanista Zago decide di sputare in faccia a Simeone toccando l'orgoglio. La rissa è sedata, il gesto viene inchiodato giorni dopo con la prova tv. Il brasiliano chiede scusa, non basta, sono 3 giornate. Il centrocampista della Lazio lo assolve, i tifosi no. Roma porta rancore, le cose si legano al dito. Mesi dopo, ad inizio maggio, il giocatore giallorosso si trova in un ristorante della Capitale. Viene riconosciuto da alcuni tifosi laziali, che nel parcheggio lo aggrediscono: “Te sei quello dello sputo al Cholo”. Volano sì parole grosse, ma anche calci e schiaffi. “Quelli che hanno aggredito Zago sono degli stupidi ed è gente che deve andare in carcere”, tuona Simeone. 

LA MANO DI ALMEYDA - Non parlate di derby ad un argentino nato e cresciuto nel River Plate. È la partita di ritorno, a marzo la Lazio viaggia verso lo scudetto. Risultato finale: 2-1 a favore della banda di Eriksson, carica come non mai per conquistare i 3 punti. Solita azzuffata in campo, storica è l’immagine della mano di Matias Almeyda in faccia a Marco Delvecchio. I due si scontrano, vanno a terra, l’attaccante della Roma va sotto all’argentino. Mossa sbagliata, con il Guerrero si rischia grosso. Ma Matias non perde la testa, lascia la grinta letale in tasca. Molla le scarne guance di Delvecchio in un gesto che a Roma sarebbe tradotto come un “e levate!”. Meglio così.

PAOLO DESTINO DI CANIO - Derby del 15 gennaio 1989, 1-0 per la Lazio con gol di Di Canio. 6 gennaio 2005, riecco Paolo-gol. La storia del numero 9 biancoceleste continua anche in quella stracittadina speciale. In panchina c’è Papadopulo che ha preso il posto di Mimmo Caso. Una squadra operaia tutta cuore e grinta. E quando Di Canio segna l’1-0 ed esulta sotto la Curva Sud succede il pandemonio. Urla la sua fede ai rivali, è ‘m’briaco’ di Lazio.Totti e compagni non ci stanno, nervi tesi in campo. I fallacci di frustrazione del capitano della Roma servono a poco, Cassano pure fa il bullo ma viene fermato da Vito Scala un attimo prima che si scateni la vera rissa. Cesar e Rocchi chiudono i giochi e fanno impazzire la Nord in uno dei match più belli degli ultimi anni.

MIX DI EMOZIONI - Espulsi Panucci, Matuzalem, Mexes, Tare e Spalletti. Basta questo per capire che la partita dell’11 aprile 2009 sia finita in rissa. Eppure il clima pre partita, con le squadre e i tifosi uniti nel ricordo del terribile terremoto dell’Aquila, fa ben sperare. Niente da fare, i giallorossi vanno subito in corto circuito. Dopo 4’ la Lazio è avanti di due gol con Pandev e Zarate. Al 10’ segna Mexes, nella ripresa  Lichtsteiner, De Rossi e Kolarov fermano il risultato sul 4-2. In campo succede di tutto, Mazzoleni ha tanto da fare. E nel tunnel pure, con Spalletti e Tare che litigano pesantemente. Per non parlare di quello che accade fuori dall’Olimpico, con scontri e tafferugli.

POLLICE VERSO - Lazio-Roma 1-2, quello della rimonta giallorossa e del rigore di Floccari sbagliato. Brucia ancora quella giornata di aprile 2010. Un match nervoso, 7 ammoniti, espulso Ledesma all’89’. Nel finale il picco di tensione: fischia tre volte Tagliavento, Radu sgambetta Perrotta che correva a festeggiare. Parapiglia, capannello, spintoni e divisioni tra giocatori e panchine. E Totti, che il suo dito è abituato a metterselo in bocca per fare il Pupone, fa il gesto del pollice verso per sfottere la Curva Nord. “Merita dieci giornate di squalifica”, tuona Reja nel post. E invece nessuna giustizia.

RISSE ED EVENTUALI - 24 maggio 1931, gli schiaffi del Generale Giorgio Vaccaro risuonano ancora al Flaminio. Lui è a bordo campo e non favorisce una rimessa laterale alla Roma: il pallone lì a due metri, dopo un bel calcio, finisce lontano. De Micheli non ci sta e alza le mani, Vaccaro risponde con uno schiaffo che sigla l’inizio della rissa. Tutti se le danno di santa ragione, dal campo agli spalti. Servono i carabinieri a cavallo per placare gli animi. Un grande passo avanti, aprile 2016. Derby Primavera, Sadiq si fa cacciare dopo 24’. Gomitata al difensore della Lazio Mattia, l’arbitro lo espelle, l’attaccante nigeriano non vuole uscire. Rissa, maglie tirate, divisione e spartizioni, poi si riprende. Qualcuno impara fin da piccolo.