FOCUS - Personalità, competenza e la giusta gavetta. Pioli e l'occasione afferrata al momento giusto

28.01.2015 10:15 di Matteo Botti Twitter:    vedi letture
Fonte: Matteo Botti-Lalaziosiamonoi.it
FOCUS - Personalità, competenza e la giusta gavetta. Pioli e l'occasione afferrata al momento giusto
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© foto di Federico Gaetano

Li ha abbracciati davvero tutti. Dal primo all’ultimo, da chi è sceso in campo a chi – accanto a lui – ha assistito con partecipazione all’impresa in un insospettabile martedì sera. Stefano Pioli, al fischio conclusivo del signor Rocchi, è il ritratto della felicità. È la tenue luce lunare a rischiarare il suo volto, eppure sembra ci sia il sole, tanto è raggiante il trainer biancoceleste. Elettrico, galvanizzato, ha espugnato San Siro, impartito lezioni di calcio a domicilio ad Inzaghi. È impossibile non riavvolgere il nastro del match, la mattina dopo. Le urla d’incitamento durante i 90 e più minuti di gioco. I richiami all’ordine. Saggezza a voce alta. L’ex tecnico del Bologna sprona così i suoi ragazzi, è tarantolato al limite del rettangolo di gioco. “Radu. Radu”, e giù abbracci. Esalta Novaretti a gran voce, va a far festa insieme ai suoi uomini. La stagione è solo nella sua fase centrale, gli infortuni – specie in difesa – sono sempre in agguato. La Lazio e Pioli fanno di necessità virtù, si stanno dimostrando più forti delle avversità. Compatti, cattivi, volti agli obiettivi da raggiungere e consapevoli della propria forza.

CON CORAGGIO E CON SACRIFICIO - Aveva preteso l’impresa, Stefano Pioli, all’intervallo. Lazio in vantaggio, ma sotto di un uomo. Lazio padrona del campo, ma con un tempo intero ancora da giocare, contro un Milan ferito. Coraggio e sacrificio. Questo ha chiesto Pioli alla sua creatura. Queste le caratteristiche che, dal giorno in cui ha appeso le scarpette al chiodo per impugnare le redini da guida tecnica, non sono mai mancate all’ex giocatore di Fiorentina, Verona e Juventus. Faticose scalate e repentine discese. Dalla prima panchina in A con il Parma – la compagine della sua città – all’esonero prematuro a Palermo. In mezzo tanta cadetteria ed una salvezza tranquilla alla guida del Chievo Verona. Bologna rappresenta il suo punto più alto, prima della Lazio, e allo stesso tempo forse il picco più basso, quando nel corso della passata stagione ha accettato l’incarico in una situazione societaria quanto mai complicata, finendo per essere esonerato. Pioli l’occasione Lazio l’ha meritata sul campo. Un nome esotico gli fu preferito anni fa dalla Roma. Un nome esotico caro ad ogni anima laziale. In un periodo storico in cui ci s’improvvisa tecnici di club blasonati senza aver accumulato prima la necessaria esperienza, la società biancoceleste ed il tecnico di Parma rappresentano la controtendenza. La gavetta ha fatto maturare le sue idee di gioco. L’opportunità capitolina è giunta al momento giusto: una Lazio da risollevare, un entusiasmo da ricreare. L’anno zero a Roma ha permesso a lui ed al suo staff d’impiantare i dettami nella testa del gruppo a disposizione. Squadra corta verso l’alta, modulo di gioco fluido, meccanismi offensivi e pressing preventivo. La qualità degli interpreti messi a disposizione da Lotito e Tare, fanno poi il resto. Contano chiaramente, impossibile negarlo. Eppure nell’impianto costruito da Pioli tutti s’inseriscono a meraviglia. Non è evidente la forbice tra un giocatore e l’altro, segnale evidente di una supremazia del collettivo sul singolo.

EROE - L’Aquila ha gettato sul campo tutto ciò che aveva. Lo ha fatto per sé stessa, lo ha fatto per il suo condottiero. Un rapporto cementato, quello tra squadra e tecnico, da prestazioni via via più esaltanti. L’avvio in salita – solo dal punto di vista dei risultati – ha temprato il gruppo. Scossoni d’assestamento, le sconfitte iniziali in campionato. Mai un black out, la Lazio ha tenuto il campo anche quando è stata schiantata nel punteggio dalla superba Juventus presentatasi all’Olimpico. La via del gioco davanti a tutto. Pioli l’ha inculcata ai suoi sin dal primo giorno ad Auronzo. Una squadra che oggi è lo specchio del suo timoniere: sfrontata e sicura di sè, recita un ruolo attivo, fa la partita, non la subisce. Questione di mentalità, ripete il 49enne parmense. Questione d’identità consolidata, aggiungiamo noi. È una Lazio che piace agli addetti ai lavori, in pochi ne fanno mistero. “La Lazio è la squadra che gioca il miglior calcio in Italia”, sentenziano dagli studi di SkySport. “La Lazio è la squadra più in forma del campionato”, aveva anticipato Tassotti ieri nel pre-partita. “La Lazio è una squadra aggressiva, dunque fallosa”, l’assioma del simpatico Rudi Garcia, alcune settimane fa. Se il motto ‘Impossible is nothing’ va per la maggiore, al netto di poco fruttuosi voli pindarici, è lo Scudetto l’unico traguardo irraggiungibile per questo gruppo. I tifosi biancocelesti sognano, ma con i piedi ben piantati a terra. Intanto si stropicciano gli occhi, aspettando il giorno in cui potranno idealmente sollevare in aria il mister. “Mi state prendendo per un cogl…e”. “Ma no, mister, sei un eroe!”. Il volto più bello di questa Lazio è quello di un Pioli emozionato ed esultante. Un allenatore per niente nel pallone.