IL PRECEDENTE - Roma-Lazio 1-3, quando la Lazio insegnò il calcio a Zeman...

Pubblicato il 21 settembre alle ore 12:10
22.09.2013 07:18 di Matteo Vana Twitter:    vedi letture
Fonte: Matteo Vana - Lalaziosiamonoi.it
IL PRECEDENTE - Roma-Lazio 1-3, quando la Lazio insegnò il calcio a Zeman...

Derby e tutto il resto sono parole al vento. Bastano queste cinque lettere per scaldare gli animi dei tifosi; una partita, 90 minuti sufficienti ad allontanare qualsiasi abitudine, qualsiasi routine, qualsiasi appuntamento prestabilito con mesi d'anticipo. E' derby e non può esserci nient'altro. Nemmeno dopo il 26 maggio, non è finito niente; il derby è e sarà sempre "la partita", lo scontro sportivo contro l'altra metà del cielo romano e c'è poco da spiegare a tutti quelli che la considerano "una partita uguale a tutte le altre". Non tutti possono capire cosa significa vincere o perdere una stracittadina, cosa vuol dire guardare negli occhi il proprio vicino, condividere lo stesso ideale, lo stesso obbiettivo, sentirsi parte dello stesso popolo. E beati tutti coloro che non riescono a capirlo, perchè, nel bene o nel male, comunque andrà a finire, saranno soltanto 90 minuti. Per tutti gli altri sarà molto di più.

1 novembre 1997, Roma-Lazio, derby della Capitale numero 109. I giallorossi arrivano alla stracittadina da grandi favoriti; imbattuti e capaci di rifilare 6 gol al Napoli e 4 alla Fiorentina a domicilio. La Lazio, dal canto suo, ha mostrato qualche passaggio a vuoto come la sconfitta interna con l'Atalanta e quella con l'Empoli. Non passano neanche 7 minuti che il derby si trasforma nel "Collina-day". Favalli stende Tommasi, lanciato a rete, vanificando il recupero di Nesta. Ci sta il cartellino giallo, ma il fischietto viareggino estrae il rosso tra lo sconcerto generale. Lazio in dieci minuti, mancano 83 minuti alla fine della partita, recuperi esclusi. La Roma si getta in avanti, Eriksson corre ai ripari ed è qui che lo svedese getta le basi per conquistare una vittoria che sa di miracolo; invece di togliere Casiraghi, il mister scandinavo leva dalla contesa Almeyda, inserendo Negro e spostando Mancini sull'out di sinistra . La decisione dell'arbitro alza inevitabilmente i toni della contesa, Pancaro rischia il rosso in due occasioni, Collina, almeno stavolta, sorvola. Marchegiani è bravo a dire di no a Gautieri, Candela e Tommasi. Eccezion fatta per una punizione di Fuser, la Lazio non riesce a creare pericoli alla porta avversaria. Si chiude il primo tempo sul risultato di 0-0, un parziale che incoraggia la truppa biancoceleste. E' l'inizio della ripresa, però, a segnare la svolta, il punto di non ritorno; Nesta anticipa Totti, verticalizza immediatamente per Casiraghi che allarga sulla sinistra per Mancini. Il numero 10 biancoceleste alza lo sguardo e vede dinanzi a lui Servidei, lo sfida, neanche il ritorno di Tommasi può interrompere quello che il destino ha già deciso, destro e palla all'incrocio dei pali, la Lazio è in vantaggio con una gemma del suo talento più puro. Passano dieci minuti, giusto il tempo di strozzare l'urlo in gola quando Casiraghi si presenta a tu per tu con Konsel che è bravo a non farsi superare, e Mancini regala un'altra perla agli spettatori biancocelesti. La fascia è sempre la sinistra, il piede sempre il destro, ma stavolta, invece di puntare l'avversario, Mancini crossa sul secondo palo dove c'è Casiraghi che, in spaccata, segna il due a zero facendo letteralmente esplodere lo stadio. La Roma non c'è più, Zeman prova a ravvivarla facendo entrare Paulo Sergio, Eriksson risponde inserendo Venturin che festeggia le 200 presenze in Serie A, ma la musica non cambia. Rimessa laterale, la palla arriva all'allievo prediletto del boemo, quel Pavel Nedved che proprio lui portò in Italia. Nel derby, però, non c'è posto per la riconoscenza e cosi il laterale biancoceleste salta un uomo con un sombrero e si presenta davanti a Konsel, superandolo con un pallonetto delizioso; è il sigillo che scrive la parola fine, il gol di Delvecchio è buono solo per gli amanti delle statistiche.

Mancini, Casiraghi e Nedved, nomi per sempre scolpiti nella mente di ogni laziale grazie a quella prestazione. Dal quel momento in poi la Lazio, dopo aver impartito una lezione di calcio al suo ex tecnico, proprio colui che ha sempre defiinito il derby "una partita che vale solo 3 punti", vincerà tutto quello che c'era da vincere, ma ancora oggi, nonostante i trionfi internazionali e le coppe alzate al cielo, c'è chi ricorda quel derby come la partita più emozionante alla quale abbia mai assistito. Un'impresa eroica, frutto di uomini straordinari; il derby è anche questo, una partita che sfugge ad ogni logica che può valere una stagione. A volte una vita intera.