ESCLUSIVA - Manuel Mancini: "A Roma si vuole tutto e subito, ecco perché a Nord si vince di più"

09.02.2016 11:44 di Davide Capogrossi Twitter:    vedi letture
Fonte: Davide Capogrossi - Lalaziosiamonoi.it
ESCLUSIVA - Manuel Mancini: "A Roma si vuole tutto e subito, ecco perché a Nord si vince di più"
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Dall'ultima Lazio bella e seducente dell'era Cragnotti alla rimonta impossibile con L'Aquila. Manuel Mancini ama le sfide, non si tira indietro. Si conquistò la fiducia di Alberto Zacccheroni grazie all'impegno e alla dedizione, l'espulsione inflitta a Simone Inzaghi in una gara contro il Siena gli negò l'esordio con la maglia biancoceleste. Mancini è cresciuto a pane e lanci lunghi, quelli di Ivan De La Pena, la prima fonte d'ispirazione per un ragazzo di Ostia che si era comportato egregiamente nel settore giovanile. Oggi ha 32 anni, lotta con L'Aquila per recuperare terreno nel girone di B di Lega Pro dopo una pesante penalizzazione inflitta dal tribunale federale nazionale. La redazione di lalaziosiamonoi.it ha contattato in esclusiva proprio Manuel Mancini, che è stato anche uno dei protagonisti della scalata del Verona di Mandorlini.

Stai vivendo una stagione piuttosto complicata con L'Aquila. "In due anni mi sta succedendo di tutto. Prima la retrocessione con il Messina. Con L'Aquila abbiamo subito una penalizzazione di 32 punti (in seguito all'operazione Dirty Soccer, ndr), ridotta poi a 13 e potrebbero restituirci ancora qualche punto. La salvezza è possibile perché il gruppo è forte. Mi piacciono queste sfide, sono testardo, penso che ci salveremo".

Anche la Lazio sta arrancando in questa stagione, per motivi differenti. "Vedere una squadra con così pochi italiani è un dispiacere. Il calcio di prima mi piaceva di più, mi ricordo ancora la favola Chievo Verona con tanti italiani in campo. Potrei citarteli tutti. La Juventus è la squadra che mi piace di più, punta sui nostri calciatori ed ha vinto più di tutte. Questo testimonia che c'è tanto talento in Italia ma non viene valorizzato".

Pioli sta andando in confusione, pensi che stia pagando le pressioni della piazza? "Il limite di Roma è questo. È una città che non sa mai aspettare, si vuole tutto e subito. Penso anche a Luis Enrique con la Roma, l'hanno mandato via subito ed è arrivato al top con il Barcelona. Per fare calcio ci vuole mentalità e a Roma non c'è: 148 radio, 148 televisioni, sono tutti allenatori. A Nord andare allo stadio la domenica è un vivere il calcio con passione, anche per questo si vince di più".

Il punto forte della Lazio è sugli esterni, c'è sovrabbondanza. Su chi punteresti? "Penso che Candreva sia un giocatore fortissimo, ha fatto bene anche in Nazionale. Felipe Anderson è un grande talento, mi dispiace che non stia esprimendo a pieno il suo potenziale. La piazza non è facile, se sbagli qualche partita ti ritrovi subito pressione addosso".

Giovedì la Lazio affronterà il Verona. Ti aspettavi un epilogo del genere per mister Mandorlini dopo aver riportato l'Hellas ai vertici del calcio italiano? "Questa squadra è partita dalla Lega Pro con un bel gruppo che è stato smantellato di anno in anno. Io ho avuto dei problemi e sono andato via. Ci sono stati troppi cambiamenti, andavano confermati uomini e valori. Se Verona è tornata nel grande calcio, il merito è anche di chi ha lavorato in questi anni in categorie minori. Nel calcio non c'è riconoscenza. Mandorlini è bravo, merita la Serie A".

Un pronostico secco. "Dico 2-1 per la Lazio".