FOCUS - Biancazzurri d'Italia: la Lazio è tra i club più rappresentati nella Nazionale italiana

01.06.2016 08:00 di  Laura Castellani   vedi letture
Fonte: Lalaziosiamonoi.it
FOCUS - Biancazzurri d'Italia: la Lazio è tra i club più rappresentati nella Nazionale italiana
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

C'era chi parlava di speranze e chi poteva quasi contare su una certezza. Se la chiamata di Antonio Conte era qualcosa di più di un confortante presagio, per Candreva e Parolo, quello di Federico Marchetti era un sogno che l'estremo difensore raccontava, prima che il campionato volgesse al termine, di non riuscire a tirare fuori dal cassetto. Umiltà, scaramanzia? Sicuramente congiunzione astrale e meriti conquistati sul campo: si dosano entrambi gli elementi per trasformare un desiderio in realtà. La convocazione a Coverciano per la preparazione alla Fase finale degli Europei sembrava già ipotecare il biglietto per il viaggio in Francia. Poi, finalmente ieri l'ufficialità: i nomi dei tre laziali si iscrivono nella lista redatta dal tecnico leccese, alla spedizione azzurra parteciperanno anche loro. E la Lazio finisce per essere, insieme alla Roma, la squadra più rappresentata nella Nazionale della Penisola: se la Juventus si porta a quota sei titolari aggregati alla selezione italiana, le due squadre della capitale vantano entrambe tre giocatori in azzurro.

CANDREVA – Dall'esordio nel 2009, fino alla Francia. Dall'esclusione dal Mondiale del 2010, dopo la pre-convocazione, al ritorno di fiamma con la maglia azzurra, una volta insediato Cesare Prandelli alla guida della selezione italiana. La qualificazione ai Mondiali, la gara disputata con l'Armenia, passando per la Confederations Cup, fino al naufragio brasiliano nel 2014. Ma in quell'occasione, il biancoceleste presentava un biglietto da visita di tutto rispetto: nell'esordio contro l'Inghilterra, è Candreva a servire a Balotelli la palla giusta, quella che vale la vittoria italiana per 2-1. Far segnare gli viene bene. Ma l'attaccante laziale, al terzo anno consecutivo in doppia cifra con la maglia biancoceleste, ha insegnato che anche buttarla dentro è qualcosa che gli riesce con disinvoltura: la prima soddisfazione con la casacca degli azzurri, Candreva se la leva con la Croazia, nella qualificazione degli Europei. Non a caso, sul web i tifosi italiani eleggono quella rete tra le più belle siglate dagli italiani in quella fase del torneo. Corsa incessante, ancora assist, altri gol: è questa la ricetta per diventare uno dei tasselli irrinunciabili dell'attuale ct azzurro. Aggiungici la capacità del classe '87 di plasmarsi sia al 3-5-2 mutuato dalla vecchia Juventus di Conte che al 4-3-3 in cui è solito esprimersi nella Lazio. Benedetta versatilità. Di certo, la convocazione di Antonio Candreva agli Europei di Francia non sorprende nessuno.

MARCHETTI – Federico Marchetti rispondeva ai cronisti e incrociava le dita dietro la schiena. Dopo quel Lazio-Juventus, il saluto che si era scambiato con il portiere titolare della Nazionale italiana, aveva fatto subito chiacchierare: "Sarebbe bello partecipare agli Europei, mi piacerebbe molto. Ma penso sia difficile". L'infortunio di Perin ha riavvicinato il portiere laziale alla Nazionale azzurra. Far parte della spedizione in Francia era un desiderio espresso in più di un'occasione, la pre-convocazione permetteva di aspettarsi qualcosa in più di una semplice speranza. Dopo il Mondiale nel 2010 e la Confederations tre anni dopo, il biancoceleste si riaggregava di nuovo più di un anno fa, per le gare contro Inghilterra e Bulgaria. Ancora una volta era l'assenza del portiere genoano a ricongiungere Marchetti alla Nazionale. Quattordici mesi dopo torna in panchina nell'amichevole contro la Scozia, è il penultimo test alla vigilia del torneo: centottanta minuti a disposizione di Conte, per cimentarsi nelle ultime revisioni e accorgimenti, prima di concentrarsi sull'esordio a Tolosa. Federico Marchetti coprirà le spalle al portiere juventino. Un merito e onore che il ragazzo di Bassano del Grappa si è guadagnato sventando agguati dalle parti dei pali biancocelesti e levando più di una castagna dal fuoco alla fragile retroguardia laziale. Un esempio su tutti? La prestazione del veneto nel match all'Olimpico contro la Vecchia Signora. Valse a poco, ma chissà se non fosse stata quella prova ad aver definitivamente ammaliato e convinto il commissario tecnico azzurro.

PAROLO – Lo stacanovismo non è qualcosa che si sceglie quando indossare e quando smettere per poi stipare in un armadio. Parolo ne è un fedele fautore, tanto più quando in palio c'è una casacca azzurra che aspetta. Una volta arrivata la chiamata per lo stage di Coverciano, il centrocampista laziale era già pronto a rimboccarsi le maniche. Dare il fritto, si dice così a Roma. Il centrocampista non considerava che una possibilità: "So quello che ho fatto in questi due anni in Nazionale, so il percorso che ho fatto con Conte, l'ho imparato a conoscere e adesso so quello che vuole dai giocatori e quello che pretende sul campo". Europei, punto e basta. D'altronde, il biancoceleste è tra gli affezionati del futuro tecnico del Chelsea: non ne ha mancato uno, quest'anno, di appuntamenti con l'Italia. La disastrosa spedizione in Brasile vuole essere solo un ricordo, per il ragazzo di Gallarate. Ricostruire il presente, farlo mettendo un piede davanti l'altro, senza distrarsi troppo a guardare l'orizzonte: razionalità e piedi per terra. Sembrano sostegni indispensabili, per uno come lui, protagonista di una parabola di calcio quasi ancestrale: il ragazzo semplice, abituato a conquistarsi qualsiasi cosa, ancora una volta, con il sudore, con l'instancabile stacanovismo. Perfino una nuova convocazione in Nazionale, arrivata dopo due anni da quel primo minutissimo assaggio: la comparsata durante la gara contro l'Ucraina, nel 2011. In ogni caso, potete star pur certi: Marco Parolo porterà con sé anche un bel po' di entusiasmo, e un pizzico di eccitazione. Inevitabile: quelli, d'atronde, quando un ragazzo deve riempire la valigia prima di intraprendere un viaggio, non mancano mai.