FOCUS - Finalmente Cataldi: 90 minuti di classe e grinta per il futuro della Lazio

25.01.2015 10:00 di  Francesco Bizzarri  Twitter:    vedi letture
Fonte: Francesco Bizzarri - Lalaziosiamonoi.it
FOCUS - Finalmente Cataldi: 90 minuti di classe e grinta per il futuro della Lazio

Vedere Danilo Cataldi giocare titolare con la maglia della Lazio è la Grande Bellezza. È la doppia panna nel cono gelato, la birra fresca al baretto di Ostia, la doccia fredda a ferragosto, il primo bacio, il primo amore, il friccicore, la sgomitata al vicino per dirgli “questo è forte”. Una partita da 90 minuti con carattere e voglia. Una rimonta guidata anche dal numero 32. Dopo tanti anni la Lazio ritrova un laziale in squadra. Con la voglia di vederlo un giorno bandiera del suo club del cuore. Stay hungry, stay foolish. Già: siate affamati, siate folli. Come solo a vent’anni si può essere.

90 MINUTI - Le gambe forse tremano. L’esordio da titolare in Serie A finalmente è arrivato con il Milan. Contro il Napoli solo nove minuti. Poca roba per mostrare la classe. Forse era destino, ci voleva il giorno giusto. Il debutto con la maglia storica del -9, una vittoria sudata, il compleanno di un mito come Chinaglia, la partita perfetta. Il numero 32 ci mette poco a carburare. Porta i palloni al compagno di reparto Lucas Biglia da servire lì davanti, a quegli attaccanti con i meccanismi poco oliati che ciccano clamorosamente. Il Milan vince, ma la Lazio gioca. C’è Klose, il compagno che spesso gli ha dato indicazioni che sale in cattedra: prima l’assist a Parolo per il pareggio, poi la sua rete. Situazione ribaltata. Ora tocca anche a lui. La ripartenza per il terzo gol nasce proprio dai suoi piedi: lancio con il contagiri per Candreva, che mette palla in mezzo dove l’ex Parma crocifigge l’onesto Diego Lopez. Si ride e si festeggia, l’invito è anche per il classe 1994. Che va casa con il sette in pagella, da mamma e papà, che lo hanno sempre supportato. Non come fanno un padre o una madre con un figlio, ma come fanno un padre o una madre con un figlio calciatore. E la gente lo acclama: lui si mette a nudo davanti alla Curva Nord. Letteralmente. Distribuisce pantaloncini e maglia mentre rimane in mutande. Come dire: “Ecco, sono rimasto senza nulla, mi copre solo la mia lazialità”. Impressa sulla pelle. Oltre ai tatuaggi, si intende. "Quando è entrato ha realizzato tre sogni. Il suo, quello di mia moglie e il mio”, raccontava il papà dopo la partita contro il Napoli. Abbondiamo, i sogni sono quattro: per Danilo, per i genitori, e per la gente laziale, che finalmente rivede un romano de Roma con la maglia della prima squadra della Capitale.

GLI INIZI - “Vado via dalla Lazio per tornare più forte di prima”. Mai promessa fu più mantenuta. Con il Crotone gioca spesso da titolare. In Serie B mordono le caviglie e non solo. A vent’anni ti mangiano anche in testa se non hai un certo carattere. Servizio completo. È come il ragazzino più piccolo che gioca contro quelli che fanno la cresima al campetto sterrato dell’oratorio. L’esordio nella serie cadetta avviene contro il Siena nel 24 agosto del 2013. Poi è un crescere a dismisura. L’allenatore Drago gli consegna le chiavi del centrocampo e lui lo ringrazia anche con 4 gol. Il rientro alla Lazio, gli infortuni, poi l’alba con il cielo biancoceleste. Ok con Il Torino in Coppa Italia, poi Napoli, e Milan da campioncino. “Ha avuto solo infortuni, ma è un ragazzo di grande prospettiva che farà la storia di questo club”, recita mister Pioli. Già. In effetti più bello di Danilo Cataldi con la maglia della Lazio c’è solo Danilo Cataldi con la maglia della Lazio che segna. I tifosi lo aspettano. Sotto la Curva Nord.

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