FOCUS - Lazio, dall’Empoli a Empoli: in 200 giorni il rovescio della medaglia

Pubblicato il 28/11 alle ore 18:00
29.11.2015 06:33 di Lalaziosiamonoi Redazione   vedi letture
Fonte: Benedetta Orefice - Lalaziosiamonoi.it
FOCUS - Lazio, dall’Empoli a Empoli: in 200 giorni il rovescio della medaglia
© foto di Federico Gaetano

Aria fresca, una boccata d’ossigeno. Nonostante una prestazione non proprio altisonante, la vittoria di giovedì in Europa League ha stemperato il clima in quel di Formello. Il ritiro si è concluso con il passaggio del turno, anche se ci sarà bisogno di dare un segnale forte soprattutto in campionato: le vittorie latitano e per ritrovare un successo dei capitolini si deve tornare indietro di oltre un mese. Era il 25 ottobre quando Lulic e una doppietta di Felipe Andeson presero il Toro di Ventura per le corsa. Ecco allora che la gara contro l’Empoli diviene il primo crocevia della stagione. L’imperativo, dunque, non può che essere uno solo. Vincere! C’è bisogno dei tre punti, c’è bisogno di una prestazione di carattere, di riportare all’interno e all’esterno un po’ di tranquillità. Quella che si respirava oltre 200 giorni fa, l’ultima volta che i capitolini incontrarono i toscani. All’Olimpico era aria di festa, con bandiere e sciarpe in ogni settore. Quasi 50mila tifosi decisero di passare la loro domenica a sostenere la Lazio, che ripagò l’affetto divertendosi e facendo divertire. Prima Mauri, poi Klose, infine Candreva e Felipe Anderson calarono il poker che valse il sorpasso sulla Roma e il momentaneo secondo posto. Tutto il contrario della situazione attuale. E non solo perché Mauri non è più il capitano che trascina e segna, perché Klose non è più l’attaccante che inventa e segna, Candreva l’ala che spinge e segna e Felipe Anderson il talento che incanta e segna. E’ tutta la squadra a non girare più, un giocattolino che, dopo essere stato usato troppo, si è rotto. Ma non solo in campo. Anche sugli spalti. Basti pensare che domenica, contro il Palermo, appena in 10mila si sono recati allo stadio. I motivi? Tanti e tutti diversi. A partire dalla paura dopo gli attentati di Parigi, passando per la continua protesta nei confronti della Prefettura per la divisione delle Curve, arrivando alla delusione per una squadra che quel “Non mollare mai” cantato all’inizio di ogni gara casalinga non lo incarna e non lo vive. Il rovescio di una medaglia che, dopo essersi colorata di bronzo, rischia ora di strozzare il collo.