FOCUS - Questione di fiducia, da Giuseppe Conte a Lulic: i momenti della prima esperienza da leader
Dopo l'incarico, la nomina. Nel mezzo e per i cinque anni successivi la lunga trafila che ogni Presidente del Consiglio è chiamato ad affrontare. Responsabilità, obblighi, compromessi. Per assumere la guida di una nazione prima dei titoli di studio bisogna avere soprattutto fegato. Essere un leader significa non smettere mai di scommettere su se stessi. Anche al di fuori dell'ambito istituzionale è possibile rendersene conto. Senad Lulic, per esempio, lo ha sperimentato nella stagione appena conclusa. La prima vissuta con la fascia da capitano stretta attorno al braccio. Prima l'incarico, poi la nomina e a seguire un percorso in salita. Nel caso di Lulic non è obbligatoria la giacca, né tantomeno la cravatta. Gli scarpini sono più che sufficienti, ma non bastano per permettere alle gambe di sopportare il peso di 2987 minuti giocati da capitano. È importante apprendere l'arte della leadership. Dovrebbe prendere appunti Giuseppe Conte - il presidente dell'esecutivo incaricato da Mattarella - e studiare Senad Lulic. Ma mai come in queste circostanze imparare una lezione non rende immuni agli errori. Ci vogliono mesi per nominare un Presidente del Consiglio, ci vogliono anni per imparare a esserlo. E lo stesso vale per un capitano.
FASE PREPARATORIA – Il presidente della Repubblica, a seguito delle consultazioni, decide a chi assegnare l'incarico governativo - Nel luglio scorso il totonomi per il ruolo di nuovo capitano della Lazio stava animando le giornate del ritiro di Auronzo. Molto gettonato era il nome di Marco Parolo. Ma al vaglio del tecnico biancoceleste c'era anche e soprattutto il profilo di Senad Lulic. D'altronde il curriculum del bosniaco vantava, all'epoca, ben 228 presenze con la maglia biancoceleste. E oltre ai numeri c'erano i fatti. Lulic aveva sempre dimostrato grande modestia e umiltà. Che non si direbbe, ma sono le prime qualità che si cercano in una guida. Nel 2011 era entrato nello spogliatoio con assoluta discrezione. "Quando sono arrivato a Roma non avevo pressioni, non mi conosceva nessuno", ha dichiarato in uno degli eventi della stagione appena conclusa. Il biglietto da visita lo doveva ancora stampare. Iniziò ad abbozzarne uno a qualche mese di distanza. Ma tra le pagine del curriculum che la scorsa estate sfogliava tra le Tre Cime di Lavaredo, Inzaghi ha trovato la versione definitiva.
L'INCARICO – L’incarico viene conferito in forma orale a seguito di un colloquio tra il Presidente della Repubblica e la personalità prescelta perché considerata in grado di ricevere la fiducia del Parlamento - Il 19 luglio il tecnico della Lazio arrivò a una scelta definitiva. Decise di stringere la fascia da capitano al braccio di Senad Lulic. Optò per l'eroe del 26 maggio 2013 (toh, che casualità). Una decisione che, anche e soprattutto sull'onda dell'entusiasmo che continuava a diffondersi dal 71' minuto di quello storico match, l'intero mondo biancoceleste accolse con un pizzico di goliardia. Affidò al bosniaco gran parte dell'amministrazione dello spogliatoio. Da quel giorno Lulic avrebbe dovuto giocare un importantissimo ruolo anche al di fuori del campo. Da senatore di una squadra rinnovata e giovane sarebbe spettato a lui cercare un punto d'incontro tra le due anime della squadra, quella ancora 'immatura' e quella storica. A garantire per l'esterno c'era Stefan Radu: "Senza di lui non c'è l'avrei mai fatta", ha ricordato Lulic di recente. Ancora un giro di consultazioni tra i compagni e l'incarico sarebbe stato formalizzato.
LA NOMINA – Chi riceve l’incarico lo accetta con riserva. Dopo un giro di consultazioni torna dal Capo dello Stato e, se lo ritiene opportuno, scioglie la riserva - E per i colloqui col resto della squadra ci fu un'occasione d'oro, anzi, dorata, come la Supercoppa Italiana che la Lazio si preparava a conquistare contro la Juventus. Nello spogliatoio Lulic dovette spezzare la tensione e frenare l’entusiasmo di un gruppo al primo grande match della stagione. Fu lui a dettare le linee guida necessarie ai veterani per capire i giovani e ai giovani per farsi capire dai veterani. La partita servì anche ai suoi compagni, che proprio quella sera lo incoronarono capitano. Fu quello il momento della nomina. E che il suo incarico fosse stato ufficializzato apparve chiaro dalle parole che pronunciò nel post partita: “Davvero una bella sfida, anche se abbiamo rischiato un po' prendendo quei due gol. A vincere è stata la squadra, è emerso il gruppo. Sono contento soprattutto per Murgia". Tre frasi che rispecchiano il protocollo del bravo leder: lo spirito critico, la riconoscenza e la fiducia.
IL GIURAMENTO E LA FIDUCIA – Il giuramento da parte del Presidente del Consiglio precede l’assunzione delle funzioni -Alzando quella Supercoppa al cielo Lulic ha convinto tutti. Quella fascia gli dona, ben si abbina al suo temperamento. Che solitamente è mite, ma all'occorrenza sa incendiarsi. Ormai è chiaro: Senad non sopporta la mancanza di rispetto, non la tollera. Per il resto è un uomo di grande generosità, che concede tutto quello che ha alla causa in cui crede. "Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell'interesse esclusivo della nazione".
IL BILANCIO DEL PRIMO ANNO - Cinque reti, otto assist. Sono i dati che celebrano la prima parte del mandato di Lulic. Ma non bastano a descrivere nel dettaglio il primo anno della sua leadership. Nella squadra è il terzo giocatore con la media punti più alta (2,2), prima di lui ci sono solamente Immobile e Luis Alberto. Notevole il suo contributo sia in fase offensiva che in difesa. Nel corso della stagione ha collezionato ben 5 titoli di top player per tackle vincenti: si posiziona dietro allo specialista Leiva e all'immancabile Parolo. In 7 match del campionato è riuscito anche a recuperare il maggior numero di palloni.
QUESTIONE DI FIDUCIA - Il capitolo iniziale del governo di Lulic è stato segnato da alti bassi. La sua carica, però, non ha mai vacillato. In tanti ricorderanno l'episodio di Bologna. Dopo aver firmato il gol del raddoppio il capitano biancoceleste non ne voleva proprio sapere di lasciare il campo e lo fece capire a Inzaghi al momento del cambio. Eppure non scoppiò alcun caso. Senad si rese conto di aver violato il regolamento interno dello spogliatoio e chiese scusa all'intera squadra, dal tecnico ai compagni. Cena a base di pesce per tutti e l'accaduto finì nel dimenticatoio. A poco a poco il bosniaco sta cercando di modificare i lati vulnerabili del suo carattere. Anche dall'ultimo match della stagione avrà molto da imparare. Il doppio giallo poteva essere evitato. O per lo meno questo è ciò che molti si aspettavano da Senad. A volte, però, è bene ricordare che anche a un leader è concesso sbagliare. Lo fa addirittura chi è alla guida di una nazione. Sbaglierà probabilmente Conte, continuerà di certo a commettere errori anche Lulic. Ma i loro mandati saranno validi almeno fino a quando sapranno mantenere le promesse fatte. C'è chi deve "difendere il popolo italiano" e chi ha il compito di proteggere la Lazio.
Si ringrazia la redazione di Lazio Page per le statistiche.