GARBAGE TIME - Jesper Blomqvist, il fantasma biondo del Gre-No-Li

23.03.2014 12:00 di  Davide Capogrossi  Twitter:    vedi letture
Fonte: Davide Capogrossi - Lalaziosiamonoi.it
GARBAGE TIME - Jesper Blomqvist, il fantasma biondo del Gre-No-Li

Tutto comincia da qui. Si spalancano le frontiere ed un'onda anomala di sgraziate gazzelle, maldestri prestigiatori e funamboli della retorica si spargono a macchia d'olio nel nostro calcio di poeti, santi e navigatori. Dal jamaicano atipico, quello che - ipse dixit - non beve, non si droga e non va a donne (e non segna neanche in un oceano, aggiungiamo), nulla sarà più come prima. La maledizione di Luther Blisset: tanti campioni e il triplo di bidoni, sinusoide inevitabile di vittorie e delusioni nella Milano rossonera. Il sogno americano diventa il sogno milanese, non importa quale sia la sponda dei Navigli. Un trentennio di bidoni, che neanche un paziente e scrupoloso Manzoni avrebbe accettato di catalogare in un'opera omnia, qual ardito compito...

BLOMQVIST UNCHAINED - Tanti sono i degni eredi del jamaicano. Ma la nostra storia è legata indissolubilmente a quella di un mito. C'era una volta il Gre-No-Li, tre sillabe per tre grandi campioni che segnarono la storia del Milan: tali Gunnar Gren, Gunnar Nordahl e Nils Liedholm. Un mezzo secolo più tardi il demiurgo del mercato rossonero dott. Galliani propone la rivisitazione del western scandinavo (Gre-No-Li ha una metrica indiscutibilmente Leoniana). Ma come il buon Tarantino riesuma le ceneri del Django di Corbucci sfornando un capolavoro del cinema, così il Milan non riuscirà a ripetere il successo al botteghino del trio degli anni 50. Questione di interpreti: Jamie Foxx seppur in una connotazione diversa non ha fatto rimpiangere il bravo Franco Nero. Jesper Blomqvist difettava già nell'aspetto fisionomico. Premesso che le teorie del Lombroso non sono fruttuosamente applicabili neanche al gioco della pedata, il nostro Jespar somiglia più a un principino in calzoncini o a uno studentello Erasmus smarrito nella caotica movida della Milano by night.

PIU' E' BELLO PIU' VINCI - E' il novembre del 1996, Inter e Roma sono sulle tracce del talentuoso esterno sinistro che ben aveva figurato, nonostante la giovane età, nel Mondiale statunitense. Jesper Blomqvist, la stella del Goteborg, si mette in mostra in Coppa Campioni, vetrina di prestigio. Galliani ripensa ai quei tre pionieri svedesi dal soprannome mitragliante e parte per la Scandinavia con in tasca un assegno da quasi 5 miliardi di lire. Una cifra importante per un Under 23 con un background modesto ma prospettive importanti. Accordo per quattro anni e mezzo. Quell'acquisto, o meglio quell'annata (dagli olandesi a Beloufa per intenderci) segnerà una sorta di controtendenza rispetto alle spese polpose degli anni addietro, quelli delle vittorie sacchiane per intenderci. La teoria secondo la quale il Cavaliere spende maggiormente a ridosso delle elezioni (ed al momento non ci sono urgenze in tal senso) è decisamente più attendibile di quella del Lombroso. Che poi, a dirla tutta, il presidentissimo si è dedicato negli anni ad un po' di antropologia calcistica: un calciatore aitante non troppo abile è un aitante, un bruttino non troppo abile è un non troppo abile. Brand image.

FANTASMI A S. SIRO - Esterno di sinistra, con spiccate doti offensive e traversoni al veleno garantiti. Interessante anche la prolificità in zona gol evidenziata in patria (20 reti e 4 scudetti con il Goteborg). Il ragazzo deve attendere la fine dei gironi di Coppa Campioni per esordire con la nuova maglia. Giusto in tempo per stringere la mano al nuovo allenatore, tale Arrigo Sacchi. Il nuovo Milan delle spese contenute e delle scommesse boccia il suo primo azzardo, mister Tabarez, e punta sull'usato garantito, Arrigo Sacchi. Per Blomqvist, funambolo di fascia, la presenza sul pino del Galilei del 4-4-2 non può che giovare. Lo score tuttavia sarà impietoso, così come la stagione di un Milan da undicesimo posto e fischi a iosa. I tifosi lo ribattezzano Casper (in assonanza con il nome di battesimo), come il famoso fantasmino del cinema, e il paragone è tutt'altro che sottile. Altro che luci a S. Siro, la sua stagione resta avvolta nelle tenebre. Senza la generosità di George Weah probabilmente non avrebbe segnato neanche quel misero gol contro il Bologna. Tanta fiducia da Sacchi, 19 presenze, lista dei cedibili. E a dirla tutta l'estate seguente il suo grande amico, Andreas Andersson, ci rimane anche male. Sì, è lo stesso Andersson che adesso fa la telecronache dell'hockey, lo stesso che veniva sognato come nuovo Van Basten. Della serie: attraverso mezza Europa per giocare con Jesper e voi lo spedite a Parma? Cronaca preannunciata di un altro jamaicano atipico, di quei pipperos che transitano dalle parti del Duomo di tanto in tanto. E il nostro fantasma? Da Parma all'Old Trafford (per 14 miliardi di lire, sic!), fortemente voluto da Sir Alex Ferguson. Remake di un flop con la manna degli infortuni ma tanti titoli conquistati da divertito spettatore. Un po' come oggi: il calcio lo vede e lo commenta per la tv svedese. Sorvoliamo sui quattro anni di inattività, sulla parentesi indonesiana e sulla voce incontrollata di un film a luci rosse con protagonista Rocco Siffredi. Una bufala, ma fa parte del gioco. Prendetevela con il jamaicano.