IL PAGELLONE 2014 - Conferme e sorprese, volti nuovi e musi lunghi. Con Candreva primo della classe

Pubblicato il 01/01/2015 alle 00:00
02.01.2015 07:50 di Lalaziosiamonoi Redazione   vedi letture
Fonte: Lalaziosiamonoi.it
IL PAGELLONE 2014 - Conferme e sorprese, volti nuovi e musi lunghi. Con Candreva primo della classe

Le annate contrassegnate dal cambiamento - si sa - sono sempre le più spigolose, travagliate, scomode da cavalcare. Non fai in tempo a rovistare tra le rovine di una stagione che ti ha chiuso le porte dell'Europa in faccia, che un nuovo anno reclama di essere programmato. Ambizioni da rilanciare, entusiasmo da ricreare in un ambiente che - a fine febbraio - si era espresso in quell'atto di contestazione plateale e massiccio che è stata la panolada di Lazio-Sassuolo. La panchina ha cambiato padrone, l'ossatura della squadra è stata rinvigorita dall'approdo nella Capitale dei vari De Vrij, Basta, Parolo, Djordjevic. E di quel Gentiletti, la cui assenza sciagurata e imprevista chiama il duo Lotito-Tare a rimettere mano al mercato. Il 2014 ha conosciuto l'esplosione di Felipe Anderson, l'ascesa di Biglia e lo stallo da cui Keita, nell'anno nuovo, sgomiterà con tutte le forze per uscirne e tornare protagonista. E poi la sorpresa Braafheid, l'inossidabile garanzia offerta da Mauri e i malumori dei veterani insoddisfatti Klose, Ledesma e Gonzalez. Il tutto guidato dall'annata più lucente nella carriera di Antonio Candreva: l'esterno della Nazionale azzurra non poteva che ricevere il voto più alto tra tutti i biancocelesti che hanno scritto la storia dei 365 giorni appena conclusi. E che, come ogni anno, Lalaziosiamonoi.it passa al vaglio nel tradizionale Pagellone. Buona lettura!

LA SOCIETA'

LOTITO Claudio: Io so io e voi...Difficile giudicare chi si presenta nello svolgimento delle proprie mansioni sotto mille sfaccettature. Presidente di più squadre di club, uomo forte nella nuova stanza dei bottoni del calcio, figura in ascesa, mossa da molteplici ambizioni di natura politica e non ultimo collezionista di gaffe e cadute di stile. Claudio Lotito è sempre lo stesso, verrebbe da dire, non cambia mai. La sua forza è la fame di successo, rinvigorita da indiscutibili doti manageriali. Il suo punto debole? Un ego smisurato, tanto da renderlo miope. Gestisce la Lazio come una delle sue tante aziende ed anche se con qualche difficoltà riesce a trascinarla solitamente verso il pareggio di bilancio (vero punto di riferimento della sua amministrazione). Le cessioni e le plusvalenze sono rimaste le uniche vie per alzare l’asticella degli introiti. Ecco perché sono attese uscite a gennaio, funzionali a riequilibrare un deficit di circa 5 milioni e mezzo. Il mercato è e resta una fonte inesauribile per raddrizzare i conti, depauperato o quasi l’asso inflazionato dei diritti televisivi. In società mancano ancora tanti particolari che aiuterebbero a spedire la Lazio verso il decisivo salto di qualità. Serve diversificare gli incassi, troppo legati al calciomercato e ai diritti tv. Trovare partner finanziari è un’utopia nella dispotica gestione lotitiana. Sognare invece, l’ingresso di un importante sponsor per la maglia o immaginare un piano d'investimento nel settore giovanile e nel merchandising, atto ad espandere il brand Lazio oltre i confini nazionali, quello no. Occorrerebbero persone abili in società, magari con qualche sfumatura di lazialità, per favorire il percorso di riavvicinamento verso i tifosi troppo spesso interrotto. Buono il mercato in ingresso nella recente sessione estiva, eccezion fatta per l’onta targata Astori. Non tanto per la qualità del calciatore sfuggito sul fotofinish, bensì per la figuraccia incassata con i dirimpettai romanisti. Il tira e molla al ribasso nelle trattative a volte lascia segni profondi. Lotito se n'è accorto sulla sua stessa pelle subendo lo sberleffo della Roma e caricandolo anche sulle spalle del popolo laziale. Parla spesso di Academy che filosoficamente è un’idea fantastica, speriamo di non invecchiare aspettandola. Per i buoni propositi suggerirei un piano per diversificare la crescita economica del club e l’acquisto di qualche campione in più (alla Klose per intenderci). Sognare non è un reato. VOTO 5,5

TARE Igli: Competente - Parla poco, predilige i fatti. Gli applausi sono un obbligo, quando si ripensa alle notti insonni in attesa della fumata bianca per Felipe Anderson. Solo sua è l’intuizione, che portò Felipe alla Lazio. Tare ci ha sempre creduto nonostante le valanghe di critiche che gli sono piovute addosso. Il diesse biancoceleste toccato nell’intimo dal campionato scorso chiusosi con difficoltà evidenti (il cambio di panchina e scarso rendimento da parte di alcuni suoi pupilli in campo: vedi Biglia e lo stesso Anderson, ma anche Perea ecc..), si è messo all’opera nella sessione estiva. In ingresso stavolta non ha mancato un colpo e gli innesti di quest’anno si sono dimostrati di spessore. Buoni gli acquisti di Basta e Parolo, anche se da quest’ultimo ci si attende di più. Sensazionale l’inserimento in difesa di De Vrij e Gentiletti (peccato per l’infortunio). Imprevedibile invece l’exploit di Braafheid, autentico titolare di questa Lazio. Importante anche l’impatto di Djordjevic, senza dimenticare la scelta di Pioli in panchina. Insomma va a Cesare quel che è di Cesare e a Tare… L’unico neo, il mancato mercato in uscita, che ha lasciato le casse biancocelesti in rosso, anche se resta difficile capire dove inizino i suoi demeriti e dove finiscano quelli di Lotito. Bella la prova di coraggio consumata nella notte del misfatto di Astori. Stoico, ci ha provato fino alla fine. Per i buoni propositi, consiglierei una migliore interpretazione dell’ambiente biancoceleste. La lettura dei rapporti non è il suo forte. Per creare un ambiente compatto intorno alla Lazio servirebbe un approccio più aperto al dialogo. Sia con la stampa, che con l’ambiente. VOTO 7

DE MARTINO Stefano: Professionista “imprigionato da sé e da…” - Offre la sensazione di esser meno presente rispetto al passato, forse ha vissuto qualche difficoltà cinto nella morsa dei compartimenti stagni biancocelesti. Fare comunicazione in una Lazio in cui c’è il Padre Padrone Lotito, il Presidente in pectore Igli Tare e un marketing che viaggia spedito per la propria strada non deve essere semplice. Radio, Tv e rivista di “sistema”, stanno rischiando di restare avvitate su loro stesse. La competenza altissima e la validità del professionista Stefano De Martino non la scopriamo certo oggi, ma a lui va data maggiore possibilità di manovra, altrimenti i suoi sforzi resteranno vani. Fra i suoi limiti resta evidente, invece, quello di non riuscire a puntare su quella parte di comunicazione intorno alla Lazio che ritiene valida, restando bunkerato nel recinto di Formello. Ma anche qui vale il quesito posto per il diesse laziale: dove iniziano i suoi demeriti e dove finiscono quelli di Tare e Lotito? (Non è un mistero infatti che i due dirigenti biancocelesti invadano spesso il campo della Comunicazione). Tra le domande a cui non avremo mai risposte, inoltre aggiungiamo: perché non si favoriscono interviste con i calciatori biancocelesti? Sia a livello nazionale che locale? Potrebbe esser un buon metodo per duellare con le copertine consegnate puntualmente da Mediaset e Sky alla Roma. Tra i buoni propositi resta il sogno di rivedere un ambiente ricompattato e in questo frangente un ruolo importante potrebbe recitarlo proprio lui: Stefano De Martino. Anche se il suo contratto in scadenza e non sappiamo se sarà rinnovato. Per ora merita la sufficienza piena, anche qualcosa di più. Per l’impegno e la competenza. VOTO 6,5 

GLI ALLENATORi

REJA Edy & BOLLINI Alberto: Provvidenziali traghettatori - “Zio Edy: il ritorno”, decisivo come quattro anni prima. Ha preso la Lazio in estrema difficoltà, a tre passi dalla zona retrocessione e privata di Hernanes nel mercato di gennaio. L’ha riportata in alto sfiorando un posto in Europa League. Sarebbe stata la ciliegina sulla torta che lo avrebbe convinto a restare, ma il deludente finale di stagione (pesantemente condizionato dalla contestazione della tifoseria verso Lotito) gli ha fatto chiudere il campionato al nono posto. Male nelle coppe: esce a gennaio dalla Coppa Italia sconfitto dal Napoli e dall’Europa League a febbraio a seguito del doppio confronto con il Ludogorets. In questa seconda vita sulla panchina biancoceleste al suo fianco non c’era il fido Giovanni Lopez, ma è toccato ad Alberto Bollini ricoprire l’incarico di vice del goriziano. Strappato alla sua Primavera da primo in classifica e in corsa per la Coppa Italia (che sarà poi vinta dal suo successore Inzaghi), il tecnico di Poggio Rusco ha così lavorato per la prima volta in Serie A, mettendo a disposizione di Reja la sua esperienza nel rapporto con i giovani, la mentalità offensiva e la capacità di lettura della partita. Il tandem chiude con 36 punti in 21 gare (media di 1,44), con 10 vittorie, 6 pareggi e 5 sconfitte. VOTO 6,5

PIOLI Stefano: Si può dare di più - Da quando è arrivato nella Capitale, ha capito che la Lazio è la sua vera chance di successo. Si vuol giocare l’asso nella manica della carriera e così da Auronzo di Cadore ha dato il via al progetto. Pioli vuole dimostrare che la scelta della società non è ricaduta su di lui per ripiego, bensì su una ponderata convinzione. Per riuscirci ha voluto plasmare la Lazio ad immagine e somiglianza delle sue idee. Dunque calcio propositivo, veloce e gioco aggressivo. Dogmi e convinzioni che sino a oggi la sorte non gli aveva permesso di mettere in opera, complice il materiale umano messo a disposizione. La Lazio non sarà una Ferrari, ma di certo non meno di una fiammante Bmw, che ha appena scaldato i motori per la parte calda della gara. Il 4-3-3, a volte anche troppo integralista, ha permesso alla Lazio di scalare la classifica sino al 3° posto: considerando che l’obiettivo di stagione dichiarato è l’Europa League, il cammino è più che in linea. Tuttavia a oggi si ha la sensazione che la squadra sarebbe potuta essere anche più in alto. Mancano i punti col Genoa e quelli contro Udinese ed Empoli, per non parlare dell’ultima sfida con l’Inter. Troppi errori che si ripetono in questa Lazio, come i gol subiti da calcio da fermo o i tempi di gioco disputati a ritmi opposti (non si possono lasciare puntualmente 45 minuti agli avversari). Neo che pesa, la convivenza poco riuscita con Miro Klose, i campioni devono anche saper esser gestiti. Non ultimo qualche cambio poco chiaro che ha evidenziato confusione nella lettura delle gare (vedi le sostituzioni contro l’Inter). Sostanzialmente positivo l’impatto. VOTO 6,5

LA SQUADRA

PORTIERI

BERISHA Etrit: Prezioso - E’ un vice in veste ufficiale. Marchetti con i suoi continui infortuni, però, lo eleva a titolare fisso in tante partite del 2014. Lui si fa trovare pronto e attento. Peccato per quella partita contro il Ludogorets in Europa League all'Olimpico: dopo otto minuti para un rigore, ma dopo un’ora si fa infilare da Bezjak con un tiro dai 25 metri non proprio irresistibile e i biancocelesti perdono 1-0. Ragazzo serio e affidabile, ha trovato nella Lazio la sua seconda casa. Per ora, con Marchetti tornato in forma, si è seduto di nuovo in panchina. Forse è il miglior secondo portiere della Serie A. VOTO 6.

MARCHETTI Federico: He's back! - “Il vero uomo quando cade ha la forza di rialzarsi”. Detto fatto. Di voci sul suo conto ne sono circolate tante negli ultimi 365 giorni. Anche troppe. Il 2014 non è stato certo un anno indimenticabile per il portierone di Bassano del Grappa, è innegabile. C’è chi è pronto a puntare il dito verso di lui per l’eliminazione in Europa League contro il Ludogorets e chi ancora sorride per il pallone che gli rotola tra le gambe dopo il goffo intervento di Ciani con il Parma. Ma Federico è stato bravo a voltare pagina: stagione nuova, sicurezza vecchia. Gli scheletri dei primi mesi dell’anno sono solo un brutto ricordo, Marchetti li ha richiusi nell’armadio e ha ritirato fuori il mantello indossato nei primi due campionati in biancoceleste. Contro l’Inter si è rivisto il vero Superman, quello che para tutto. O quasi. VOTO 6

STRAKOSHA Thomas: Giovane di belle speranze - Da protagonista assoluto a spettatore. Questo è stato l’anno del giovane portiere albanese. Nei primi sei mesi l’estremo difensore è stato titolare della Primavera di Simone Inzaghi. Strakosha è stato fondamentale nella doppia finale di Coppa Italia vinta con la Fiorentina anche grazie ad alcuni suoi pregevoli interventi. La sfortunata semifinale con il Torino gli ha negato il secondo scudetto Primavera. In estate le nuove regole, che prevedono l’utilizzo massimo di tre fuoriquota, gli hanno chiuso la porta del settore giovanile e la società ha puntato su di lui come terzo portiere alle spalle di Marchetti e Berisha. Il numero uno della Nazionale Under 21 albanese, forse, avrebbe bisogno di giocare per migliorare ancora, un po’ come accaduto lo scorso anno a Cataldi. VOTO ng (7,5 con la Primavera)

DIFENSORI

BASTA Dusan: Qualche lampo può... Bastare - Per la fascia destra, in estate la premiata ditta Lotito-Tare puntava il dito dritto su di lui. Eccolo sbarcare a Roma, Dusan Basta, pronto a lasciarsi alle spalle l'avventura a Udine. Subito il serbo cerca di mostrare le proprie carte vincenti, ad Auronzo: per guadagnarsi la casacca da titolare c'è da sbaragliare la concorrenza. Ma non sembra che Dusan abbia troppo da temere, su questo fronte: Konko è relegato a seconda scelta, sempre che Cavanda non gli strappi anche lo scettro di ripiego. La prima di campionato a San Siro, però, non è un biglietto da visita invitante: non incolpevole sulla prima rete rossonera, il terzino deve fare di più per convincere tecnico e ambiente. Già con il Cesena ci riesce, con il Genoa si conferma: ma l'ecatombe ligure vede sacrificato anche il biondo. Otto giornate di stop, altro ospite di un'infermieria già troppo affollata, altra assenza pesante per mister Pioli. Scende di nuovo in campo nello sfortunato match juventino: la condizione fisica non è al top, e questo si sente. Il numero 8 si lascia trascinare dagli eventi. Tocca solo avere un pizzico di pazienza: già con l'Atalanta gioca un ruolo chiave, con tanto di regalino assist a Lulic. Tuttavia, chiude l'annata con una prestazione sottotono, suggellata dal pareggio in rimonta dell'Inter. Alti e bassi, forse troppi, seppur condizionati da una contusione alla mano destra e uno stiramento al polpaccio. A gennaio tocca far tornare il sorriso e rinfrescare la memoria, Dusan Basta è quella freccia sulla fascia destra o no? VOTO 6

BIAVA Giuseppe: The new black - Che bello avere certezze nella vita a cui aggrapparsi. Una di queste è Giuseppe Biava. I biancocelesti sapevano, nello scorso campionato, di poter confidare nel ritorno del bergamasco, lungamente fermo ai box a causa di un infortunio alla caviglia. Sapevano che presto sarebbe stato pronto a levare le castagne dal fuoco alla truppa del ritrovato Reja. Quando al timone torna il friulano, e Biava riprende le redini del reparto difensivo saldamente tra le mani, la concretezza si vede, la sicurezza anche. E' la forza dell'esperienza a imporsi ancora. La retroguardia laziale lo riaccoglie nella gara contro il Trabzonpor, uno scialbo pareggio che però annovera la nota lieta di ritrovare quel solido carapace, puntuale, capace di eliminare qualche grattacapo di troppo alla sua Lazio. Che però è troppo lontana da casa, e a lungo andare, la nostalgia si sente. Beppe fa ritorno nella terra natia, dalla famiglia, coronando il sogno di militare nell'Atalanta. A cinque mesi dal suo addio, il club romano deve ancora fare i conti con una difesa da rinsaldare, che terrà occupata la dirigenza nella prossima finestra di mercato, si spera. Un modo come un altro per dire che Giuseppe Biava, a quasi trentotto anni, sarebbe ancora riuscito a essere una garanzia per la Lazio. VOTO 7

BRAAFHEID Edson: Provino decisamente riuscito - E’ una delle sorprese di questa prima parte di stagione: il suo arrivo, probabilmente, è quello che ha avuto meno visibilità fra i vari Parolo, De Vrij e Basta. Eppure Braafheid, giunto in prova e con qualche chilo di troppo da smaltire, ha lavorato sodo, mettendo in mostra le sue qualità. 11 presenze, un assist e tante belle giocate, soprattutto in difesa. Memorabile la sua prestazione contro il Cagliari in cui ha tenuto testa alla straripante fisicità di Ibarbo con delle diagonali perfette. Oltre a chiudere, l’olandese, è bravo anche ad attaccare. Spinge, crossa e va quasi sempre in sovrapposizione. Un misto di tecnica e fisicità che tornerà molto utile alla Lazio nei prossimi mesi. Il suo ruolo è lo stesso di Radu, ma se dovesse continuare su questi ritmi sarà sempre più difficile tenerlo fuori dal rettangolo verde. Galeotto fu l’infortunio rimediato a Parma, con il suo rientro nel 2015 la Lazio potrà beneficiare di una freccia in più nella propria faretra. VOTO 6,5

CANA Lorik: Mai domo, ma non basta - Solita grinta, tanto sacrifico per la causa biancoceleste, ma anche stessi errori. Il capitano dell'Albania sale in cattedra quando c’è necessità, per il primo periodo dell’anno regge anche bene la barca biancoceleste che rischia di affondare, Firenze si prende gli onori della cronaca con un gol da antologia: una bicicletta degna della miglior copertina, i tre punti sono merito suo. Nel convulso finale di stagione paga il rendimento non perfetto di tutta la compagine laziale, l’Europa sfuma quando sembrava ormai a portata di mano. Si ripresenta ad Auronzo sapendo di non avere i gradi del titolare, ma non fa mai mancare il proprio apporto alla causa: l’infortunio di Gentiletti lo promuove compagno ufficiale del giovane De Vrij, Lorik non ci pensa due volte e mette in campo il solito mix di agonismo e tenacia. Troppo irruento, ma al temperamento non si comanda. VOTO 5,5

CAVANDA Luis Pedro: Cercasi continuità - Un altro anno di alti e bassi, un'altra stagione vissuta tra gioie e delusioni. Cavanda non sa ancora cosa vuol fare da grande. Il classe '91 accelerare e poi frena, scorge il traguardo e si ferma sul più bello. Diventa così un'ardua impresa farsi strada nel calcio che conta. Il problema sembra più mentale che fisico, il belga-angolano è vittima di frequenti black out che la Lazio proprio non può permettersi. Senza dimenticare un carattere a dir poco spigoloso e certi atteggiamenti che non si addicono a un professionista, vedi il ritardo all'allenamento (con annessa ramanzina di Reja e Tare) del 7 maggio scorso. Motivo per cui in estate il suo addio sembrava cosa fatta, la Bundesliga e la Premier League erano pronte ad accoglierlo. “Il ragazzo non vuole rimanere in Italia, preferisce andare all'estero”, dichiarava il suo agente durante la sessione estiva di calciomercato. L'Amburgo in prima fila, un paio di club inglesi più defilati, Besiktas e Verona sullo sfondo. Chi l'ha spuntata? La Lazio. Sì, Cavanda non s'è mosso da Roma. Pioli l'ha gettato nella mischia dopo l'infortunio di Basta, il 23enne di Luanda ha risposto alla grande contro Palermo, Sassuolo, Fiorentina e Torino, salvo poi commettere un'ingenuità contro il Verona. Dal match del Bentegodi è risalito sulle montagne russe, solo e soltanto lui può decidere quando scendere. VOTO 5,5

CIANI Michael: “Disgustato” - Le porte dell’Ata Hotel si chiudono e dallo smartphone del francese parte un tweet che non lascia spazio a troppe interpretazioni: “sono disgustato”. Un chiaro riferimento al mancato trasferimento all’estero. Non parte nel migliore dei modi la nuova stagione di Mika, fino all’ultimo a un passo da quella cessione che gli avrebbe consentito di giocare di più, costretto poi a sgomitare insieme a Cana e Novaretti per essere la prima alternativa alla coppia De Vrij-Gentiletti. Con l’infortunio dell’argentino, passo dopo passo il colosso francese riesce a ritagliarsi il suo spazio, convincendo Pioli ad eleggerlo nuovo compagno di reparto dell’olandese. Dalla vittoria al Franchi di Firenze, fino alla sconfitta di Empoli è lui il titolare, riuscendo ad acquisire man mano quella sicurezza raramente esibita in questi tre anni di Lazio. L’incantesimo si rompe, non a caso, con la solita maledizione degli infortuni: proprio dopo la trasferta di Empoli, il francese si ferma in allenamento, riportando una lesione al retto femorale. Due mesi di stop e appuntamento al 2015. Rigenerato da un pessimo finale della passata stagione, Ciani ha così dimostrato quest’anno di poter dire la sua in un reparto in continua trasformazione. Le sirene d’Oltremanica - così come quelle francesi - rimangono in attesa di un avvicendamento anche in chiave mercato. VOTO 5

DE VRIJ Stefan: Insostituibile - La telenovela di mercato quest'anno si è spostata in Olanda. Quasi due mesi di puntate, prima di ufficializzare l'arrivo del miglior difensore dell'ultimo Mondiale, strappato al Feyenoord per 8.5 milioni di euro. Con tanti saluti a Walter Sabatini, che avrebbe giocato volentieri un altro scherzetto alla sua ex squadra. Un potenziale pazzesco, ma tanti dubbi sulle possibilità di rievocare lo spirito dell'indimenticato Jaap Stam. L'esordio di S. Siro contro il Milan non fu antipasto succulento, il gigante olandese - che ama i social network ma respinge la vita mondana - fu disorientato dai folletti d'attacco rossoneri. Peccati di gioventù. Tutto il resto è noia, nel senso che la sua sicurezza e la sua efficacia in smoking bianco non generano né emozioni né patemi. Ha dato buca solo nella gara con l'Udinese, perchè squalificato. E' il giocatore più impiegato da Pioli. Lui c'era: durante l'emergenza difensiva, nel filotto di vittorie, nel momento di appannamento. E non è mai scivolato nell'insufficienza. E' il presente e il futuro di questa Lazio. Un centrale di tale prospettiva, nell'era lotitiana, non era ancora transitato dalle parti di Formello. VOTO 7.5

DIAS André: Questione di saudade - Che fine ha fatto il grande André? I laziali più affezionati al centralone brasiliano si saranno posti la domanda. Condita da un pizzico di nostalgia: Dias a Roma ha lasciato un gran bel ricordo. Con Biava ha formato una delle coppie più affidabili dell'ultimo decennio biancoceleste. Proprio a loro il saggio Reja aveva (ri)consegnato le chiavi della difesa, una volta rimontato in sella alla Lazio. E i risultati si erano visti immediatamente: le prime otto gare del 2014 avevano portato 15 punti, con Roma e Juventus bloccate dalla muraglia italo-brasiliana. Poi la tegola dell'infortunio, che ha restituito Dias solamente nelle ultime due, inutili giornate di campionato. Il suo sogno sarebbe stato rimanere a Roma a vita: Lotito e Tare non l'hanno accontentato, nei loro piani non c'era più spazio per lui. Adesso André risulta ancora svincolato, a caccia di una nuova occasione. Ma con la Lazio sempre nel cuore. VOTO 5,5

GENTILETTI Santiago: Animo Santiago! - Può un giocatore ottenere la sufficienza per soli 158 minuti giocati? Sì, può. Perché Gentiletti in quei pochi giri d'orologio ha compiuto una piccola impresa: è riuscito a far cambiare idea a una piazza esigente come quella romana. Che l'aveva accolto con grande scetticismo e qualche pregiudizio di troppo, senza aspettare il responso supremo del campo. Ma lui non s'è scomposto, a testa bassa ha cominciato a farsi strada nelle gerarchie difensive di Pioli. In allenamento ha fatto sentire i tacchetti ai suoi compagni, impossibile frenare la consueta garra argentina. Dopo la panchina all'esordio in campionato col Milan, il centrale classe '85 s'è piazzato al fianco di De Vrij contro il Cesena. Quando la Lazio sembrava aver trovato quella tanto sospirata solidità difensiva, a rovinare tutto ci ha pensato il fato. Su quel maledetto manto erboso di Marassi, Santiago ha rimediato una lesione completa del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro. Tradotto: stagione finita, o quasi. Dalla società fanno sapere che Gentiletti sarebbe disposto già a tornare nel blocco dei titolari, un lottatore come lui è nato per sgomitare sul campo. E invece dovrà mettersi alle spalle una noiosa riabilitazione prima di incrementare quel bottino “un po' così” di 8 punti: tre conquistati contro il Cesena, altri cinque di sutura applicati in seguito allo scontro aereo con Djuric. Tutto il popolo laziale lo aspetta a braccia aperte. VOTO 6

KONKO Abdoulay: Retrocesso - Vedersi scivolare tra le mani il ruolo di seconda scelta sull’out basso di destra alle spalle del neo acquisto Dusan Basta è già di per sé una macchia. Perderlo in favore anche di Cavanda è stato un ulteriore schiaffo. Stavolta non c'entrano neanche i consueti stop muscolari. Il timido ingresso in campo a Marassi contro il Genoa e la successiva prestazione negativa offerta contro l’Udinese hanno decretato il sorpasso del belga-angolano che in estate aveva un piede e mezzo lontano dalla Capitale. Soltanto un’altra presenza in questa stagione per il francese, nella sfilata delle riserve in Coppa Italia contro il Varese. Presenza con gol. Peccato, perché la prima porzione di 2014 non era principiata nel verso sbagliato. Superata la commozione cerebrale rimediata nella trasferta di gennaio in terra felsinea, dal derby pareggiato con la Roma in poi, Konko aveva offerto prove più che accettabili, in linea col suo standard di un tempo, abbinata ad una discreta continuità. Soltanto uno strappo muscolare degli adduttori lo aveva privato del campo negli ultimi match, quando la Lazio annaspava nella lotta per un posto nella vetrina continentale meno nobile. Il 2014 volge al termine. Inevitabilmente anche la sua militanza in biancoceleste. Per lo stupore di nessuno, dato il ruolo di terza scelta in cui è finito. VOTO 4,5

NOVARETTI Diego: Una Flaca avventura - Se qualcuno si stesse chiedendo com'è finita con quella scommessa, lanciata più di un anno fa, a malincuore dovrà ammettere di non aver nulla da riscuotere. Apparizioni scarne per Diego Novaretti: vuoi gli acciacchi, vuoi che mai è riuscito a convincere, il posto dell'argentino alla Lazio sembra coincidere con la comodità della panchina. Eredita dall'esperienza messicana il nomignolo El Flaco, magro, e sembra quantomai la definizione più accurata per la sua avventura nella Capitale. Nell'attuale campionato scende in campo per 90 minuti solamente contro l'Udinese: bisogna sopperire alla pesante assenza di Gentiletti, caduto a Genova, nella giornata precedente. Ma il classe '85 proprio non ci riesce a evitare che il pubblico rimpianga il nuovo arrivato. Una gara che sembra bastare per ricordare agli occhi dell'Olimpico la sostanza del difensore: sempre in difficoltà, sempre impreciso. E risvegliare i vecchi mal di pancia legati al pacchetto arretrato, croce laziale. E sembra che il matrimonio tra Novaretti e Lazio, mai davvero lieto, sia destinato a rivelarsi effimero come merita: l'argentino è pronto, valigia in mano. Ritorno in Messico, o forse nuovo capitolo in Cile. Nessuna lacrima e nessuna nostalgia, quando sarà: l'addio di Diego è una necessaria sforbiciata a una rosa strabordante. La piazza biancoceleste, è vero, non è mai propensa a dare fiducia in maniera aprioristica: se non conosce, tra il fenomeno e il brocco, sceglie la seconda opzione. Così è stato anche per Gentiletti, prima che riuscisse a farsi conoscere sul campo. Ma ci sarà un motivo se l'arrivo del Chueco fu accompagnato dal grande timore che all'altro centrale difensivo assomigliasse non solo per quelle quattro lettere portate sulle spalle... VOTO 4,5

PEREIRINHA Bruno: Affidabile, ma fragile - Arrivato da perfetto sconosciuto nel gennaio del 2013, il lusitano si è fatto conoscere piano piano. L’ex Sporting Lisbona, però, non è mai riuscito veramente a esplodere con la maglia della Lazio. Dopo un anno con più ombre che luci, i primi quattro mesi del 2014 lo hanno visto diviso tra panchina e infermeria. Per il rush finale, poi, Reja si è ricordato di lui regalandogli quattro presenze dal primo minuto e ammettendo: “L’ho trascurato e ho sbagliato”. Il portoghese, nelle poche volte in cui è stato chiamato in causa, ha sempre risposto positivamente, ma sembrava ormai fuori dal progetto. L’arrivo di Pioli, anche grazie a un ottimo ritiro ad Auronzo di Cadore con sette reti all’attivo, sembrava potergli regalare una nuova chance visto che il parmense ha bloccato la sua cessione. Nonostante il mister lo veda mezzala o tornante, l’ex Sporting riesce a trovare spazio solo come terzino destro nel match contro il Cagliari, a causa della folta concorrenza e dei continui problemi muscolari di cui è vittima. Pereirinha viene ancora rimandato, con l'ipotesi - dietro l'angolo - di fare ritorno in Portogallo. Prestazioni da sufficienza piena, in apparizioni però troppo sporadiche per raggiungere la 'promozione': si riassume così il 2014 del lusitano. VOTO 5

RADU Stefan: Trasformista - Esterno sì, ma non troppo. Dopo sette anni passati a consumare i binari della fascia sinistra biancoceleste, il destino (vocabolo che spesso in casa Lazio spiega l’intramontabile piaga infortuni) ha permesso al romeno nell’ultimo mese di rispolverare l’abito da centrale difensivo, sfoggiato in patria prima del suo arrivo nella Capitale. Esperimento mandato subito a monte in virtù – guarda il caso – dell’ennesimo crack stagionale, quello di Braahfeid, che ha costretto così l’ex Dinamo Bucarest a riprendersi la fascia di competenza. Coinvolto anche lui nella caotica e deludente stagione scorsa, Stefan ha comunque saputo rappresentare una garanzia sia in fase di copertura che in proiezione offensiva, dando ampio respiro alle proprie velleità realizzative con quel sinistro velenoso che lo scorso febbraio per due volte ha castigato il Sassuolo (il secondo gol con deviazione decisiva di Cannavaro, ndr). L’elongazione muscolare all'adduttore sinistro ad inizio stagione, ha costretto anche lui ai box per qualche settimana, consentendo a Braahfeid di dimostrare che una finale Mondiale non si gioca per caso. Al rientro dell’esterno olandese e con un centrale difensivo in più proveniente dal mercato, il romeno potrebbe pertanto patire qualche insidia in più per aggiudicarsi un posto da titolare. VOTO 6

CENTROCAMPISTI

ANDERSON Felipe: The best is yet to come - Serviva pazienza con Felipe Anderson, solo tanta pazienza. Perché le doti tecniche erano evidenti, così come i limiti caratteriali che ne hanno frenato l'ascesa. È iniziato tutto con quel bolide che è valso il 3-0 sul Varese, poi l'ex Santos non s'è più fermato. Il tocco sotto porta in quel di Parma, i due assist per Mauri contro l'Atalanta e, infine, la grande bellezza: una doppietta alla Scala del calcio resa un po' amara dalla rimonta nerazzurra, ma non meno indimenticabile. “Non potevo chiudere il 2014 in maniera migliore”, ha dichiarato il brasiliano. Impossibile dargli torto. Un anno fa, di questi tempi, Felipe sperava che il ritorno di Edy Reja sulla panchina laziale coincidesse con la sua esplosione. Ma tra i due l'intesa non è mai scattata. Dopo il rigore fallito in Europa League contro il Ludogorets, il funambolo verdeoro non ha più visto il campo, s'è incupito ancor di più rischiando di smarrirsi definitivamente. In estate un altro cambio al timone, con Pioli che rileva il goriziano. Nulla da fare, il leitmotiv non cambia. Il numero 7 non accelera, è schiacciato dai mugugni dei tifosi e dalle critiche degli addetti ai lavori. Sembra la fine, ma è solo l'inizio di una storia che promette incantevoli e avvincenti capitoli. Felipe, il 2015 ti aspetta. VOTO 6,5

BIGLIA Lucas: Oscar per la regia - Se ti chiamano Principito, sei destinato al trono. I primi sei mesi del 2014, con Reja in panchina, li gioca con Ledesma a proteggergli le spalle. Ora ce l’ha belle larghe, Lucas. L’ha rinforzate nel primo anno in Serie A e al mondiale in Brasile, perso solamente in finale contro Klose. Adesso ha la forza di reggere da solo il centrocampo della Lazio. Pioli arriva a luglio e dice stop ai ballottaggi in regia: Biglia è il titolare. Punto. L’argentino ripaga la fiducia con prestazioni di alto livello e una maturità impressionante. Overdose di qualità in mezzo al campo. Il Real Madrid, nell’ultimo giorno del mercato estivo, ci aveva visto lungo presentando a Formello un’offerta di 20 milioni di euro. Proposta rispedita al mittente. Due gol nell’anno solare: rigore trasformato con il Bologna, punizione sotto l’incrocio contro il Torino. Purtroppo anche due infortuni, con l’ultimo che lo tiene ancora ai box. Un recupero per il derby come desiderio da esprimere per le feste. Protagonista. VOTO 7,5

CANDREVA Antonio: Top Player - Sai quando si chiude l'anno e, riflettendo sui 365 giorni vissuti, t'accorgi che non avresti potuto chiedere di più? Calcisticamente parlando, l'esterno romano davvero non avrebbe potuto desiderare altro. Se il 2013 aveva segnato la sua consacrazione, il 2014 lo incorona di diritto come giocatore di prima fascia. Leader in campo, beniamino dei tifosi, insostituibile per Reja prima e Pioli poi. Nonostante una Lazio offuscata e deludente, Antonio mette la sua firma indelebile sulla passata stagione. Dodici gol ed ecco che Candreva entra nell'Olimpo, bevendosi il record di Nedved ed Hernanes come centrocampista più prolifico. Un bel biglietto da visita, che convince il ct Prandelli a regalargli la più grande delle soddisfazioni: la maglia azzurra per il Mondiale in Brasile, il primo per lui. E l'esterno di Tor de' Cenci si rivela una delle (poche) piacevoli sorprese nella débacle dell'Italia, diventando titolare anche sotto la nuova guida di Conte. Il calciomercato, su di lui, si scatena. Juventus, Psg e Atletico Madrid lo vogliono ma Lotito pretende la cifra monstre di 30 milioni di euro. Resterà a Roma, Candreva, e - dopo lunga attesa e qualche mugugno - arriverà anche il rinnovo di contratto a cifre da top player, quelle che merita. La fiducia della società la ripaga, come sempre, sul campo: è attualmente il miglior assist-man della Lazio e della serie A, 7 quelli realizzati in 13 presenze. A fermarlo, proprio sul finale d'anno, un infortunio muscolare che lo riconsegnerà a Pioli solo nel 2015. Pronto per sfidare obiettivi sempre più ambiziosi. VOTO 8

CATALDI Danilo: Chiamatelo Speranza - Il suo Crotone è stata una delle rivelazioni dello scorso campionato di Serie B. Dopo un primo periodo di ambientamento, l’ex Primavera si è imposto nelle gerarchie dei calabresi fino a diventare uno dei fidatissimi di mister Drago. Oltre ad aver disputato ben 35 partite con la maglia degli Squali, Cataldi si è levato lo sfizio di siglare anche 4 gol. Inevitabile che, a fine stagione, Danilo tornasse alla base. Per Pioli è un punto di riferimento, lo ha dimostrato nel ritiro di Auronzo. Peccato però che gli infortuni lo abbiano preso di mira, così come la sfortuna di procurarsene uno dopo l’altro. Negli ultimi giorni la nebbia sembra sollevarsi, la luce infondo al tunnel inizia ad intravedersi. “Mi sono buttato tutto alle spalle” ha assicurato il giovane mediano, c’è da fidarsi. Adesso non resta altro che rivederlo in campo con l’aquila sul petto. VOTO 6,5

CRECCO Luca: In crescita costante - Il giovane più esperto. Il suo esordio in Serie A risale addirittura all'aprile del 2013. Il classe '95, in questo anno solare, gioca un minuto in trasferta contro il Chievo, poi non trova più spazio in una squadra navigata a vista da Reja. Il suo cammino con i pari età, però, è pieno di luci: con due lampi nella finalissima di ritorno con la Fiorentina, riporta a Roma una Coppa Italia Primavera che mancava da 35 anni. Conquistato tutto il possibile con il settore giovanile, a luglio passa alla Ternana per farsi le ossa in Serie B. Tra gli aquilotti in prestito, è sicuramente quello che gioca con maggiore continuità: 16 presenze, 4 assist vincenti e un posto da titolare fisso fino a questo momento nell'esperienza in Umbria. Freccia rossa(verde). VOTO 7

EDERSON Honorato: Le nouveau Meghni - Tutti ricordano ancora Mourad Meghni, talento inappuntabile ma una carriera in infermeria. Ne segue le orme, suo malgrado, il brasiliano. Ormai si può ancora parlare di sfortuna? Per giudicare il 2014 di Ederson, sarebbe più opportuno fare una chiacchierata con lo staff medico biancoceleste. L'ex Lione non ha mai visto il campo, per 288 giorni, pensare che Hernanes era ancora alla Lazio. Poi il brutto infortunio, era il 19 gennaio di un anno fa, quando contro l'Udinese subì il distacco dei tendini al flessore della coscia. Una stagione intera in naftalina, con la voglia di tornare più forte di prima ma al tempo stesso tante incognite sul futuro. Quando pensava di non conquistarsi neanche una chance, il destino finalmente gli sorride: Pioli lo butta nella mischia con il Cagliari, nel finale, lui lo ripaga con il gol dopo 11 mesi di stop. L'illusione di un Ederson ritrovato dura poco, giusto il tempo di altre due presenze con Empoli e Varese. Poi l'ennesimo infortunio e l'appuntamento a gennaio, forse. Il suo contratto scade nel 2017, difficilmente la pazienza della Lazio durerà a lungo. VOTO ng

GONZALEZ Alvaro: Residui di un passato glorioso - Non è certo un anno da ricordare il 2014 per "El Tata". Qualche apparizione con Reja in panchina, il tecnico di Lucinico dimostra di apprezzare ancora le vecchia guardia, ma il cammino laziale non è esaltante e l'uruguaiano non si salva dalla tempesta che investe i biancocelesti. Con l'arrivo di Pioli e qualche acciacco di troppo sparisce dai radar, il Mondiale giocato in Brasile non facilita il suo recupero, quando il campionato prende il via la condizione fisica è ancora approssimativa. A settembre sembra fatta con il Parma, i ducali bussano alle porte di Formello per assicurarsi le sue prestazioni, ma a pochi secondi dallo scadere del gong l’affare salta. Gonzalez è costretto a rimanere a Roma. Tanta tribuna, qualche panchina. Che la sua avventura sia ai titoli di coda? VOTO 5

HERNANES Anderson: Dimenticato - Un addio con le lacrime all’inizio del 2014. Ciao Profeta. Quattro partite con la maglia della Lazio fino al 31 gennaio, giorno del suo passaggio all’Inter. Ma l’Hernanes del 2014 non è più quello decisivo visto nelle stagioni passate. È stanco, distratto e scontato nelle giocate in campo. Vive di prestazioni eccellenti fatte in passato, che gli regalano minutaggio senza incidere mai veramente. Contro l’Udinese, alla sua penultima partita prima del saluto, trova un gol fenomenale di sinistro che regala alla Lazio i tre punti in rimonta. Un ultimo piccolo regalo al suo pubblico, prima di sparire tra la nebbia di Milano. VOTO ng

KAKUTA Gael: Cruciverba senza schema - Prelevato in prestito gratuito al fotofinish dello scorso mercato invernale. Impresa titanica: cancellare in uno schiocco di dita tre anni e mezzo di Hernanes-mania. I due lati della stessa medaglia: una scommessa e una tappabuchi last minute. Kakuta è un esterno rapido ed estroso di proprietà del Chelsea, una carriera costellata di tappe bruciate. Ancelotti disse di non aver mai visto un talento del genere, Tare preannunciava mirabilie, anche se nel curriculum spiccava solo la buona annata al Vitesse. In Olanda. Contesto tattico totalmente differente. L'esterno richiesto da Reja nel 4-3-3 ha mansioni del tutto differenti. Kakuta non riesce ad adattarsi, è decontestualizzato a livello tattico. Due presenze, ventotto minuti. Un fantasma. In estate fu protagonista di una prova superlativa in amichevole contro il Levski Sofia, 90 minuti per convincere la società a procedere con un clamoroso riscatto. Un'idea rimasta serrata a doppia mandata nel cassetto. Oggi gioca discretamente in Liga, nel Rayo Vallecano (che lo corteggiò a lungo). La sua maglia biancoceleste numero 21 vale una fortuna, se mai qualcuno l'abbia in suo possesso... VOTO ng

LEDESMA Cristian: Messo in disparte - Irrinunciabile certezza nella Lazio degli ultimi anni, il numero 24 sta attraversando un momento complicato della sua carriera. Pedina imprescindibile per il centrocampo Petkovic-Reja, l’italo-argentino - complicel’exploit di Lucas Biglia - s’è visto rilegato al ruolo di gregario. Mai una parola fuori posto però, Cristian vuole riprendersi il posto che gli compete, anche se i rumors di mercato lo vedono lontano dalla Capitale. Ha dovuto digerire il nono posto della scorsa stagione, è finito anche lui nel calderone dei colpevoli, il poco minutaggio finora offertogli non gli ha permesso un personale riscatto. Le chiavi della metà campo sono passate per altre mani, il Principito si tiene stretta la cabina di regia. Nel 2015 sogna di invertire quest’insopportabile tendenza, vuole rimandare il momento dei saluti, ma ha bisogno di costanza e maggiore impegno. Non chiamatelo ex però. VOTO 5,5

LULIC Senad: Infaticabile - Esterno, alto o basso. Intermedio di centrocampo. Reja e Pioli hanno attinto a piene mani dal serbatoio di Senad Lulic. L’appannamento dopo lo storico gol del 26 maggio è durato il tempo dell’ultima parentesi Petkovic. Con l’avvento del duo Reja-Bollini, il bosniaco ha inanellato una serie di prestazioni di sostanza che per poco non trascinavano l’altalenante banda dell’Aquila in Europa League. Oltre al solito contributo in fatto di dinamismo, l’ex Young Boys si è fatto trovare pronto in zona gol. Tre le reti realizzate in campionato con Pioli, addirittura cinque quelle segnate nell’epilogo dello scorso torneo. Lulic ha partecipato al primo Mondiale della storia della Bosnia-Erzegovina. Sembrava uno dei tasselli pregiati destinati a lasciare la Capitale in estate, ma le offerte ricevute da Lotito non sono state considerate così allettanti. Senad continua a far le fortune biancocelesti. Alla faccia di chi poco sottolinea il suo lavoro oscuro e le sue doti da trascinatore silenzioso. VOTO 7

MAURI Stefano: Inaffondabile - Ci vorrebbero 35 aggettivi per descriverlo. Trentacinque come gli anni che compierà a gennaio. Il suo 2014 inizia dal 9 febbraio, contro la Roma, dopo aver scontato la squalifica causa calcioscommesse. Rientra da gregario, quasi da dimenticato. Ma riconquista il posto da titolare diventando una pedina fondamentale di una Lazio a caccia d’Europa. Che poi è la stessa missione per l’annata che verrà. E Mauri è sempre lì, anzi con sei reti nella prima parte del campionato, si rivela l’uomo in più della Lazio a trazione anteriore di Stefano Pioli. Più prolifici di lui, tra tutti i centrocampisti che hanno indossato la maglia della Lazio, solamente Nedved e D'Amico. E chissà che non si metta in testa di superare anche loro. VOTO 7,5

MINALA Joseph: Genesi di una promessa - Propositi per il nuovo anno: valorizzare uno dei talenti più promettenti passati per la Lazio in questi anni. Una favola da Libro Cuore. Dai campetti di periferia al professionismo, l'attuale coordinatore del settore giovanile Alberto Bollini consigliò alla società di metterlo sotto contratto in un battito di ciglia. Detto fatto. Centrocampista di quantità e qualità, ha segnato con una regolarità impressionante in Primavera, contribuendo da protagonista ai successi dei ragazzini terribili di Inzaghi ed entrando nelle rotazioni della prima squadra. In estate la Lazio l'ha blindato sino al 2019, prima di girarlo in prestito all'amico Bari. Un inizio difficile, ma d'altronde la sua esistenza è sempre stata caratterizzata da lunghi tratti in salita. Con l'arrivo in panchina di Nicola ha trovato minutaggio e due gol fondamentali prima della fine dell'anno. Non smette di sbalordire in campo, prende a calci polemiche (quelle sterili sulla sua età) ed ostacoli. E' un classe '96 e può solo migliorare. La Lazio resterà in attesa come fosse la sua Penelope. VOTO 6

ONAZI Eddy: In cerca d'identità - Il fulcro della metà campo nigeriana, dopo aver firmato il rinnovo contrattuale, non ha ancora trovato la continuità giusta per ritrovare un ruolo da titolare. Si sente al centro del progetto giovani, la Premier però lo intriga, un addio non è da escludere. S’è messo in luce al Mondiale, solo un intervento scomposto di Matuidi è riuscito a metterlo ko. L’inizio stagionale di Onazi diventerà, più avanti, tutto in salita. Dopo aver convinto il duo Reja-Bollini ed aver strappato diverse presenze da titolare a discapito dell’intoccabile Gonzalez, il classe ’92 aspetta adesso di giocarsi le sue chance, il talento deve tornare a sbocciare. Gennaio è dietro l’angolo, per l’attuale campione d’Africa c’è da convincere Pioli, voltando le spalle a suggestioni varie. Il percorso di crescita offre ancora larghi margini. VOTO 5,5

PAROLO Marco: L’importanza della normalità - E’ stato forse il giocatore più inseguito del mercato estivo. Lotito e Tare hanno spesso elogiato il suo acquisto e il giocatore ha risposto sul campo. Non era semplice per Marco Parolo il passaggio da Parma ad una realtà come Roma. In pochi mesi, però, il Nazionale azzurro ha saputo affermarsi passo dopo passo. Dopo lo sfortunato Mondiale in Brasile, il centrocampista ha lavorato duro per ritrovare la condizione migliore. Prestazioni nel complesso convincenti, magari meno spumeggianti di quelle viste nella città ducale, ma impreziosite da tre gol (due in campionato e uno in Coppa Italia, ndr). Pioli non vuole farne a meno, tanto che il ragazzo di Gallarate ha saltato solo la sfida contro l’Atalanta per squalifica. 1338 minuti giocati su 1440 totali, sono numeri e dati importanti per il lombardo che adesso potrà ricaricare le pile in vista del 2015. Parolo ha saputo puntare sulla normalità e sulla regolarità, due qualità che vanno via via esaurendosi nel calcio di oggi. Ma che, specialmente nella Lazio attuale, sono imprescindibili. VOTO 6.5

ATTACCANTI

DJORDJEVIC Filip: Bomber vero - Si presenta ad Auronzo tirato a lucido, in amichevole segna valanghe di gol, ma gli scettici sono dietro l’angolo. “E’ solo calcio d’estate” dicono, non sanno ancora di quanto si sbagliano. Alex a rovinare un esordio da sogno con gol alla scala del calcio, ma lo zampino il serbo ce lo mette, eccome. L’impatto con la Serie A non è dei più semplici, nonostante le buone prestazioni il gol tarda ad arrivo, ma Filip non è certo uno di quei giocatori che si lascia abbattere da un destino che pare avverso. Fatica fino alla trasferta di Palermo poi, però, il serbo dimostra di che pasta è fatto: tre gol ai rosanero, poi Sassuolo, Fiorentina, Empoli ad inchinarsi davanti a lui. Quando non segna fa segnare, chiedere a F. Anderson. Il ballottaggio con un campione del Mondo come Klose non è un problema, la concorrenza non lo spaventa, anzi. Alla prima stagione in Italia i numeri sono già dalla sua. Djordjevic, dopo il cuore della bella Jovana, ha conquistato anche quello dei tifosi laziali. VOTO 7

FLOCCARI Sergio: Addio silenzioso - Non molto da raccontare riguardo il 2014 di Sergio Floccari in biancoceleste. Il mese di gennaio è l’ultimo trascorso nella Capitale dal Boia di Nicotera, prima di spiccare il volo con destinazione Sassuolo per vestire i panni del vice Zaza. La Lazio, appena ereditata da Edy Reja, prende le distanze dall’ultima orribile parte di 2013. Vittoria con l’Inter, dunque pareggio a reti bianche a Bologna. L’attaccante ex Parma rimane a guardare in panchina, ma Reja lo rispolvera a sorpresa nel match di Udine. Floccari rimane in campo per 53’ prima di lasciare il posto ad Ederson, con le Aquile sotto di un gol. Il Friuli, alla fine di una gara rocambolesca, sarà territorio di conquista per i biancocelesti. È questo l’ultimo gettone dell’attaccante di Vibo Valentia alla Lazio, che rimarrà nel week end successivo ai margini del match interno pareggiato contro la capolista Juventus. Due milioni di euro, o poco meno, transitano dalle parti di Formello. Floccari veste il neroverde emiliano, casacca con la quale conquisterà una caparbia salvezza, mettendo il sigillo - vano - all’Olimpico, da ex. VOTO ng

KEITA Balde Diao: Talento (ancora) incompiuto - Il 2014 doveva essere il suo anno, dopo l’esordio in Serie A con Petkovic in chiusura di 2013. Poi arriva Reja affiancato dal suo maestro Bollini: il giovane spagnolo riesce a riprendersi il posto da titolare e lo mantiene fino in fondo realizzando tre reti (oltre alle due segnate precedentemente con Petkovic), servendo 5 assist e recitando il ruolo di “salvatore della patria”. Mica male, insomma, per un debuttante assoluto. Con la nuova stagione, quella che dovrebbe essere della conferma, arrivano però i primi problemi: Pioli inizialmente punta su di lui, ma le prestazioni opache (frutto di un gioco più dispendioso e di sacrificio), l’infortunio muscolare alla coscia, la seconda giovinezza di Mauri e l’esplosione del suo amico Felipe Anderson, lo relegano gradualmente a terza scelta. Appena 277 i minuti in questa Serie A, più 180 in Coppa Italia dove segna le uniche due reti stagionali. Così si incupisce, perde di sicurezza. E si concede qualche eccesso di troppo, come quando da neo patentato ferma la corsa di una fiammante Lamborghini contro un muretto. Il fantasma di uno “Zarate bis”, talento cristallino rimasto inesploso, aleggia pericolosamente su di lui. Ma sarebbe uno spreco imperdonabile, perché di talenti così se ne vedono pochi in giro. Se ne sono accorti i tifosi della Lazio, che lo adorano, e se ne è accorto pure Wenger, che non aspetta altro che arrivi il suo passaporto comunitario per tentare di portarlo all’Arsenal. VOTO 6

KLOSE Miroslav: Non tutto è Miro quel che luccica - Un 2014 in-di-men-ti-ca-bi-le! In estate è salito su un aereo diretto in Brasile, è tornato in Europa con la Coppa del Mondo sotto un braccio, il record di gol che fu di Ronaldo sotto l'altro. Giulio Cesare sarebbe orgoglioso di lui, il concetto di veni, vidi, vici calza a pennello addosso al panzer di Opole. Ai trionfi sudamericani è seguita una pioggia di premi, l'intero globo ha reso omaggio a Re Miro. Un'annata eccezionale, storica, senza dubbio. Con la Nazionale, almeno. Perché se il discorso si fa biancoceleste, le cose cambiano. Eccome. Otto gol in 31 apparizioni: questo i numeri del suo 2014 targato Lazio. Un bottino tutt'altro che memorabile. Uno stop muscolare ne ha condizionato il finale dello scorso campionato, l'arrivo di Djordjevic lo ha quindi relegato al ruolo di lussuoso bomber di scorta. Quando in primavera aveva vergato il rinnovo contrattuale, ben altre erano le aspettative. Il tedesco non è soddisfatto, non fa nulla per nasconderlo. Ma non lascerà la Lazio a gennaio, l'ha giurato. Poi chissà. Sperando che il 2015 gli restituisca il tocco magico. VOTO 5 (10 con la Germania)

PEREA Brayan: A caccia di affermazione - Tre mesi di stop, una frattura come quella del perone non è così semplice da mettere alle spalle, anche se si è giovani come lui. Ha concluso la stagione in biancoceleste, fra campionato e coppe, con un bottino di 27 presenze condite da 5 reti. Poi il passaggio in prestito al Perugia, dove ha dovuto prendere del tempo per ristabilirsi. Fa il suo esordio in serie cadetta il 27 settembre e mette a segno la sua prima rete con gli umbri il 18 ottobre (pareggio contro il Virtus Lanciano), 15 le presenze totali. Sta crescendo d’intensità e di ritmo con il passare dei mesi. La seconda parte della stagione sarà fondamentale per ‘El Coco’, che dovrà dimostrare di che pasta è fatto, in attesa del ritorno alla Lazio. VOTO 5,5

POSTIGA Helder: Carneade - Più che “chi è costui” sarebbe stato il caso di dire “che fine aveva fatto?”. Il Saha 2.0 dello scorso campionato, frutto di un poco risolutivo mercato di riparazione. Un’altra scommessa perduta, l’ennesime vacanze romane concesse ad un cimelio di un calcio passato, anche lui vittima dei ripetuti infortuni. Per la verità il portoghese sbarca nella Capitale già acciaccato, riportando una contrattura al livello del gemello esterno, che non lo farà esordire prima della sconfitta contro il Genoa al Marassi, udite udite, addirittura il 26 marzo. Praticamente evanescente, Helder Postiga, con le sole 5 gare disputate, non riuscirà mai ad incidere. Resterà di fatto per la storia dei capitolini come colui che, nell’aprile del 2003, spense definitivamente le speranze biancocelesti di accedere in finale di Coppa Uefa, con il gol del 4-1 in casa del Porto. Oltre al danno, la beffa (passata). VOTO ng

TOUNKARA Mamodou: Freccia nera - Il paragone con Balotelli gli pesa, ma non troppo. Il 45 sulle spalle indossato con la prima squadra sembra più una provocazione. L’ennesima di un giocatore tanto spietato quanto narciso. Sa di poter fare la differenza e, quasi sempre, la fa: protagonista in entrambe le finali stagionali, quelle che hanno portato alla conquista della Coppa Italia e della Supercoppa Primavera. In entrambe le occasioni ha vestito i panni dell’assist-man: il 9 aprile ha regalato a Crecco il gol stendi Viola e contro il Chievo ha impacchettato il gol vittoria siglato da Oikonomidis. Una sola pecca: si becca talmente tanti gialli da sembrare un appassionato del genere. Poi si viene a scoprire che l’assassino è sempre lui. Capace di ammazzare le partite con una giocata, un’accelerazione improvvisa. VOTO 6

Alla realizzazione del Pagellone 2014 hanno collaborato, in ordine alfabetico: Giorgia Baldinacci, Francesco Bizzarri, Matteo Botti, Davide Capogrossi, Laura Castellani, Andrea Centogambe, Claudio Cianci, Saverio Cucina, Marco Ercole, Stefano Fiori, Antoniomaria Pietoso, Daniele Rocca, Carlo Roscito, Francesco Tringali, Matteo Vana e il nostro direttore Alessandro Zappulla.

DA TUTTA LA REDAZIONE, BUON 2015 A TUTTI VOI!