L'AVVERSARIO - G come Genoa, lo spauracchio rossoblù torna a far paura

Pubblicato ieri alle 23.30
20.11.2016 07:50 di Saverio Cucina   vedi letture
Fonte: Saverio Cucina - Lalaziosiamonoi.it
L'AVVERSARIO - G come Genoa, lo spauracchio rossoblù torna a far paura
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© foto di DANIELE MASCOLO/PHOTOVIEWS

Un anno fa o poco più, Djordjevic e Felipe Anderson ruppero un incantesimo durato ben quattro anni. Andata o ritorno, Olimpico o Marassi, non c’era differenza alcuna: ad esultare al triplice fischio era sempre il Grifone. Uno strampalato susseguirsi degli eventi, a volte anche più drammatici del previsto  - come nel caso dell’infortunio di Gentiletti, ironia della sorte, oggi tra le file dei rossoblù - che hanno fatto sì che la sfida contro il Genoa diventasse il peggior tabù dei biancocelesti dell’ultima decade. L’anno scorso la tanto attesa inversione di tendenza ha reso finalmente lo spauracchio genoano meno temibile. Non c’è più Gasperini in panchina, altro amuleto decisivo nel fortunato trend degli ultimi anni. Eppure la formazione del neo allenatore Juric sembra aver comunque raccolto l’eredità del tecnico piemontese, sia nel modulo (il 3-4-3, marchio di fabbrica ormai dalle parti della Lanterna) che nella mentalità, sempre e comunque offensiva. Juric dal canto suo, ha portato anche quel pizzico di carattere in più ad una squadra che pare pur sempre a suo agio nell’infastidire le grandi.

IVAN JURIC, G(ENOA) COME ‘GIUNGLA’ – Carattere per l’appunto, ma anche bel gioco. Nel derby contro la Samp la prima grande doccia fredda stagionale: una sconfitta per la verità piuttosto immeritata, soprattutto per il tenore di gioco offerto. La consolazione è arrivata subito dopo, con tutti gli interessi del caso, nel match casalingo contro il Milan, annientato con un rabbioso 3-0. Quella sera forse il manifesto migliore del credo calcistico di Ivan Juric: una squadra cinica, organizzata e quotata sempre al pressing. Uno stile di vita per il tecnico croato, che gioca all’attacco anche in conferenza: “La Lega Pro è un giungla, se sopravvivi vuol dire che hai messo su una bella corazza. Inzaghi è partito nella Primavera, lì non ci sono pressioni”. Un complimento al collega biancoceleste da un lato, una frecciatina con elogio autoreferenziale dall’altro. Un colpo al cerchio e uno alla botte insomma, per un allenatore davvero mai ‘zeroazerista’, né in campo né sotto il profilo della comunicazione. E pensare che il suo nome era stato anche accostato alla Lazio proprio nel periodo in cui la panchina di Pioli lo scorso anno cominciava a scricchiolare. Un’ipotesi pensata per giugno, poi mai sviluppata più di tanto. Strada diverse, rese più vicine dai tanti attestati di stima lanciati alla lontana.

3-4-3 D’ASSALTO – Squadra al completo per Juric, con la sola eccezione di Brivio, rimasto a Genova per via precauzionale. Dopo l'impegno in Sudamerica con le rispettive nazionali, Laxalt e Rincon tornano a disposizione a centrocampo, completando il reparto con Veloso al centro e Edenilson sulla destra. In difesa davanti a Perin, confermati Izzo e Burdisso, con Orban in vantaggio sull’ex Gentiletti. Partirà dalla panchina il Cholito Simeone: a guidare l’attacco sarà ancora Leonardo Pavoletti, che lancia la sfida a distanza a tinte Azzurre con Immobile. Rigoni e Ocampos sugli esterni daranno supporto e imprevedibilità alla manovra offensiva.

Probabile formazione: GENOA (3-4-1-2) - Perin; Izzo, Burdisso, Orban; Edenilson, Rincon, Veloso, Laxalt; L. Rigoni; Pavoletti, Ocampos. All. Juric. A disp. Lamanna, Munoz, Gentiletti, Biraschi, Fiamozzi, Lazovic, Cofie, Ninkovic, Ntcham, Gakpé, Simeone, Pandev.

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