Parole, parole, parole tra tecnici: Reja, Garcia e la lezione dimenticata

25.05.2015 13:00 di Francesco Bizzarri Twitter:    vedi letture
Fonte: Francesco Bizzarri - Lalaziosiamonoi.it
Parole, parole, parole tra tecnici: Reja, Garcia e la lezione dimenticata

Si tratta di questioni di stile anche nel calcio, non solo nella moda. E il completo nero, la giacca e la cravatta non contano. Quando si tratta di parlare, bisogna dosare le parole, soprattutto se escono dalla stessa bocca da cui si respira aria di derby. Rudi Garcia tuona in conferenza. L’ironia è degli inglesi, la classe dei francesi. Garcia, di francese non ha nemmeno il cognome. Allora la classe italiana viene fuori. Così si è dilettato a giocare di battutine: “Noi scarsi? Loro hanno già vinto? Smentiremo tutto. Ma quando si gioca la partita? Lunedì o martedì?”. Dalla sponda laziale tutto tace. E pensare che lo scorso anno, i ruoli erano invertiti. La tensione - nemmeno a dirlo - era sempre la stessa. Ma fu Edy Reja il primo ad esordire in malo modo in conferenza: "Spero che i giocatori giallorossi si stanchino e che magari qualcuno si infortuni”. Finimondo. Le scuse del friulano non bastarono. Garcia, come un bimbo indispettito perché lo mettono sempre alla conta, prima del fischio d’inizio non degnò il collega nemmeno di un sguardo. Figuriamoci se ci fu una stretta di mano. Anzi, provò anche a dare lezioni davanti ai microfoni: "Non siamo solo allenatori ma anche educatori. Se un allenatore dice queste cose in pubblico, cosa dirà prima di una partita ai suoi giocatori? Di spaccare la gamba ad un avversario?”. La predica fu servita. Ma questa volta il tecnico della Roma si è dimenticato di quelle frasi. Nella Capitale si dice che “il bue dice cornuto all’asino”, quando si vuole rimproverare qualcuno di un difetto che in realtà lui è il primo ad avere. “Le bœuf dit à l'âne qu'il a des cornes”. Si dirà così in francese?