FOCUS - Se ne va Sergio Floccari, l'antidivo venuto a Roma per salvare la Lazio

31.01.2014 08:00 di  Andrea Centogambe  Twitter:    vedi letture
Fonte: Andrea Centogambe - Lalaziosiamonoi.it
FOCUS - Se ne va Sergio Floccari, l'antidivo venuto a Roma per salvare la Lazio
© foto di Lalaziosiamonoi.it

Se ne va l'antidivo, il ragazzo tutto casa, pallone e chiesa. Saluta tutti Sergio Floccari, il boia di Nicotera, scure e valigia in mano lascia la Capitale. Lo attende l'Emilia, lo accoglie il Sassuolo, la cui panchina dopo l'esonero di mister Di Francesco è stata affidata ad Alberto Malesani. I neroverdi, attualmente terzultimi in classifica a quota 17 punti, punteranno forte sull'avanti calabrese per ottenere una salvezza dal sapor di miracolo. Si chiude così l'avventura di Floccari in maglia biancoceleste dopo 106 presenze (6709 minuti giocati), 31 gol (media di 0,29 reti a partita), 10 assist e 6 cartellini gialli. Un'avventura densa di emozioni, un mix esplosivo di gioia e sofferenza alternatesi come il dì e la notte. Una legame, quello tra l'attaccante classe '81 e la Biancoceleste, che ha origine nel lontano 4 gennaio del 2010, giorno dell'accordo ufficiale tra il presidente del Genoa Enrico Preziosi e Claudio Lotito.

MISSIONE SALVEZZA - “Io sono molto molto contento di essere qui, ringrazio la società che mi ha dimostrato grande fiducia e mi ha trasmesso serenità in questa scelta. I compagni e il mister mi hanno fatto sentire subito a casa”. Si presentò così Sergio Floccari al pubblico capitolino. Non ingannino le parole che trasmettono calma olimpica, in quei giorni la Lazio era una polveriera sul punto di esplodere. Due giorni prima della conferenza di presentazione, il 6 gennaio, Sergio aveva siglato una doppietta in campionato contro il Livorno (gara terminata 4 a 1 per i capitolini). Una boccata d'aria pura, ma serviva ancora tanto ossigeno a quella squadra impantanata nelle zone buie della retrocessione. Ci pensò l'allora numero 20 a far respirare un intero popolo in apprensione, che mai in quell'annata (cominciata con la vittoria in Supercoppa Italiana) avrebbe pensato di lottare per non retrocedere. L'esonero di Ballardini, l'arrivo di Reja, il reintegro di Ledesma. Pian piano la compagine romana cominciò a risalire la china e Floccari con i suoi 8 gol in 17 presenze, risultò determinante. Nemmeno l'errore dal dischetto nel derby del 18 aprile riuscì a scalfire le sue gesta.

IL DECLINO – Il 22 giugno del 2010, Lotito decide di versare nelle casse del Genoa 8,5 milioni di euro per il riscatto del giocatore. Saranno ancora 8 i gol realizzati (in 30 presenze) nella stagione 2010-2011, sempre sotto la guida del sapiente Edy Reja. “È il regista avanzato della Lazio”, dichiara il goriziano che lo considera un punto fermo del suo scacchiere. Anno nuovo, squadra nuova, il 31 agosto del 2011, nell'ultimo giorno di mercato, Floccari si trasferisce al Parma (1,5 milioni per il prestito e 5,5 milioni per il riscatto), chiuso alla Lazio da Klose e Cissè. Quella in maglia ducale non sarà certo un'avventura da incorniciare; le segnature, manco a dirlo, sono 8 (in 29 gare), due delle qualli realizzate proprio contro i biancocelesti. Mentre i capitolini vedono sfumare per l'ennesima volta l'accesso alla Champions League, l'avanti calabrese si prepara a far ritorno alla base. Cambia il tecnico, via Reja, ecco Vladimir Petkovic, che fa subito capire di non puntare pienamente sull'ex Genoa. Gioca poco Sergio, soprattutto in campionato fatica a trovare spazio, ma sceglie il modo migliore per conquistare la ribalta.

L'ADDIO – È il 29 gennaio del 2013 quando allo Stadio Olimpico di Roma va in scena la semifinale di ritorno di Coppa Italia tra Lazio e Juventus. Nella gara d'andata, decisiva era risultata la zampata nel finale di Stefano Mauri, che aveva fissato il risultato sull'1 a 1. I biancocelesti partono forte, la sbloccano al 52' con Gonzalez e sembrano poter mantenere il vantaggio sino alla fine. Scocca il novantesimo, la tensione la fa da padrone. Mantiene il sangue freddo Vidal che gela tutti e firma l'1 a1. Sergio Floccari, entrato al 69' al posto di un acciaccato Miro Klose, decide che è il momento opportuno di entrare in scena: calcio d'angolo battuto da Mauri, Giovinco sporca la traiettoria, dal mucchio selvaggio esce la chioma nera del Boia, gol. Ebbro di gioia corre sotto la Nord, sventola al cielo come fosse un vessillo la maglia numero 99. Sarà quella l'ultima cima scalata e conquistata dal ragazzo di Nicotera, l'ultima gioia regalata ai suoi tifosi. Una fetta del trionfo datato 26 maggio, gli appartiene di diritto. Passano i giorni, la quarta stagione a difesa dei colori del cielo si appresta ad iniziare. Stecca in campionato Sergio, in Europa League, invece, sigla quattro reti e contribuisce al passaggio della fase a gironi. Ma il futuro comincia a dirottarlo altrove, l'Emilia lo cerca, lo vuole ad ogni costo. Sembra fatta per la cessione al Bologna, ma a spuntarla è il Sassuolo. Una firma, quella sul contratto, che lo legherà ai neroverdi per due anni. Nelle casse della Lazio, invece, finiscono circa 2 milioni di euro. Se ne va l'antidivo, scure e valigia in mano lascia la Capitale.