Signori si confessa: "Scommettevo ma in modo lecito! Mauri? Non avevo rapporti con lui". E sulla Lazio...

Pubblicato il 13/10 alle 23:18
14.10.2015 07:15 di  Saverio Cucina   vedi letture
Fonte: Saverio Cucina - Lalaziosiamonoi.it
Signori si confessa: "Scommettevo ma in modo lecito! Mauri? Non avevo rapporti con lui". E sulla Lazio...
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Giuseppe Signori, tutta la verità. L'ex attaccante biancoceleste, coinvolto nell'indagine sul calcioscommesse del 2011, ha raccontato la sua versione alle telecamere di Sportitalia. Tanti i temi affrontati, dalle accuse ricevute alla procedura di arresto, fino al suo rapporto con gli altri indagati nello scandalo: "Mi è cambiata la vita, sono stato travolto da una situazione più grande di me ed ho avuto difficoltà. Ho voluto attendere il momento giusto e la tranquillità interiore perché è stato devastante sia moralmente che fisicamente, ma ho ricominciato a vivere. Aspetto gli eventi e si vedrà. L'indagine è nata dalle intercettazioni, ma io non sono mai stato intercettato. Parlano altri soggetti che si riferiscono a me. Già questo lascia intendere che non ero nel sistema. I commercialisti? Loro sono quelli che sostanzialmente parlavano di me, il fatto di non averle personalmente significa che non era possibile fossi il capo".

Su chi gli ha voltato le spalle dopo lo scandalo: "Ringrazio quei pochi che mi sono stati vicini negli ultimi anni, ma gli amici sono quelli nelle difficoltà. Molti sono scappati, ma questo fa parte del gioco. Sono tornato a parlare perché vedo un cambiamento in base a come mi affronta la gente. Dopo quattro anni e mezzo dalla vicenda la gente si è resa conto che qualcosa di strano e non vero c'è".

Sulla presunta ammissione e richiesta di pietà: "Anche lì è stato un fatto giornalistico, ho solo detto abbiate pietà perché mi state martellando dal giorno alla notte. Non per quello, altrimenti non sarei qui a parlare. Ho già detto prima, a prescindere che le indagini siano concluse e ora ci saranno i rinvii a giudizio, non notificati ma i giornali già lo sanno, ed è strano come tante altre situazioni, ora mi sento pronto moralmente. Non ho ammazzato nessuno, né creato problemi, mi sembra giusto continuare a vivere in maniera onesta e dignitosa. Io c'ero all'incontro, a mia insaputa, e c'erano altre persone".

La storia del "Buondì" e il rapporto con gli altri indagati: "A me piace scommettere, quando non sei tesserato puoi fare quello che vuoi dei tuoi soldi. Era un giochino, un divertimento come tanti altri. Passare da scommettere in modo lecito oppure vendersi o comprare le partite, beh, ce ne passa insomma. Bisogna conoscere le persone. Il capo degli zingari non lo conoscevo, non avevo rapporto con Mauri se non perché giocava. Io avevo solo rapporti con i commercialisti, è là che nasce l'associazione essendo più di due elementi. Due, tre, quattro mila euro tranquillamente. C'è chi piace fare altre cose, a me garbava scommettere. La maggior parte degli italiani lo fa, è un modo per tante persone per guadagnare".

L'arresto e la fuga di notizie: "Quella mattina avrei preso il treno da Termini per Bologna, ma mi arrivò la telefonata con due poliziotti in borghese che mi stavano aspettando. Quando li ho incontrati mi dicevano che c'era questo arresto, ma non si sapeva per quale motivo. Mentre ero sul Frecciarossa mi ha chiamato mia sorella, non mi era stato notificato l'arresto. Lo vidi poi sui giornali online, qualcuno aveva venduto anticipatamente la notizia".

Sulla procedura delle sentenze: "Sono uno dei 130 indagati che han perso la sentenza per 2-1, non è mai successo. Sono l'unico, pure lì la giustizia sportiva è stata vaga sui capi d'imputazione. Sono stato arrestato e ho fatto i domiciliari, hanno avuto fretta nel radiarmi quando non ero tesserato per nessun club. L'interrogatorio è avvenuto dall'avvocato e non in FIGC. Io penso di non avere mancato di rispetto a nessuno, se l'ho fatto è stato verso tutti. Dovessi essere colpevole sarebbe giusto pagare, altrimenti deve farlo qualcun altro per me".

In merito alle sue tre schede in possesso: "Avevo due sim regalate da un amico, ma sono state consegnate regolarmente. Tant'è che quando sei lì e sei travolto da un uragano, beh, ho comprato le intercettazioni. Ho fatto pure questo tipo di investimento".

Il conto in Svizzera: "Non sono assolutamente socio di quelle società, ma ho un conto in quella banca".

E sulla consulenza tecnica con la Ternana: "Io non avevo nessun titolo come consulente, mi è stato affidato questo progetto che purtroppo... Avevo da poco conseguito il patentino da allenatore UEFA, nell'agosto del 2010. È ovvio che sarebbe stato il mio futuro allenare i ragazzi, oltre che il mio sogno. Con questa radiazione però è crollato tutto".

Tema assai più dolce, il ricordo della sua esperienza da calciatore: "Cragnotti ha realizzato una squadra per vincere lo Scudetto. Alla Lazio ho vinto tre volte il titolo di capocannoniere. Il Mondiale con Sacchi? Era molto semplice: giocava con van Basten, Massaro e Simone, pertanto non era abituato a giocare con i piccolini, io e Baggio davanti. Abbiamo perso la prima così, grazie alle capacità di resistenza, mi ha messo a centrocampo. Il rimpianto più grosso della mia vita è non avere giocato la finale dei Mondiali. Per inesperienza e presunzione pensavo che questo bastasse per essere titolare. Alla Lazio siamo arrivati secondi e non ho potuto giocare la Champions perché andava solo la prima. Cosa non farei? Non andrei all'incontro".