Top&Flop di Atalanta-Lazio - Somewhere Over The Rejanbow

04.05.2015 10:00 di Luca Capriotti Twitter:    vedi letture
Fonte: Luca Capriotti
Top&Flop di Atalanta-Lazio - Somewhere Over The Rejanbow

Giocare contro Reja è come giocare contro il proprio Padre. Afferrerà sempre il telecomando più velocemente, andrà sempre prima in bagno, chiuderà sempre le discussioni con una frase ad effetto in più. Sorriderà sempre meglio, sarà sempre più paziente, e meglio di noi. Noi che quando eravamo piccolini pensavamo fosse un gigante e volevamo diventare grande per comprare le gomme da masticare, e non le sue liquirizie. Reja è così. Reja più Bergamo è una combo che solo quel gol, quel gol icredibile poteva, almeno in parte, sfatare. Un saluto e un abbraccio Zio Edy. Al prossimo catenaccio.

TOP

 Compleanno - Ci hanno insegnato da bravi giornalisti che mai e poi mai bisogna mischiare lavoro e privato. Domani è il nostro compleanno. Fateci gli auguri, ao!
 
Parolo - La sua sforbiciata nella terra di Pinilla, l'imperatore delle acrobazie, ha dell'epocale. Se non ci fosse lui, la sua corsa, la sua voglia, forse non ci saremmo manco noi. Il suo gol ci fa caccia l'urlo liberatorio di chi, un po, si sente dentro una specie di stagione da favola, con l'incubo che alla fine ci sia la sola, e la speranza che non sia così. Lui, è la speranza che non sia così.

Marchetti - La sua esultanza lo fa entrare ufficialmente nella nostra top ten del godimento, dopo gli scatti rubati a Rihanna ed il gol di Pazzini. Salta al nostro stesso ritmo, urla come urleremmo noi. Urla anche alla sua difesa, quando prende l'ennesimo colpo di testa pericoloso su calcio piazzato. Le stesse parole che urleremmo noi. Il purgatorio Pioli, grazie del Purgatorio Pioli. 
Basta - L'unico che non soffre troppo nella retroguardia della Lazio. Era troppo  in là con l'alcol. Non si è accorto di nulla. 
Ciani - Con il primo contrasto insegna a D'Alessandro il senso profondo dell'umiliazione fisica. Poi passa in modalità pacifica: D'Alessandro lo salta, lui lo sparpaglia per il campo. Insegna agli angeli la corsa sulla fascia. 
Lo sparpagliatore di ossa -  D'Alessandro è molto veloce, troppo per Ciani e Mauricio. Spesso i due centrali della Lazio arrivano in ritardo. L'alto livello delinquenziale della retroguardia biancoceleste fa il resto. Il resto che rimane di D'Alessandro.
Lo sparpagliatore di ossa - Ciani riesce nell'impresa di non fare neppure una brutta partita. C'è un piccolo problema, sottile, niente di importante. Sarà difficile ottenere il permesso di giocare ancora, con due ergastoli accumulati sul groppone.

La tagliola - Mayweather e Pacquiao, in confronto, sembrano bambinetti impegnati a giocare con le macchinine.

Reja - Prepara la gara come se fosse la battaglia di Waterloo. Altro che calcio totale: il suo catenaccio totale è talmente aggressivo che rischia di essere offensivo. 
Reja 2 - Per noi rimane sempre lo stesso condottiero. Sputa sempre come prima, tanto per dire.
Reja 3 - Che il catenaccio ci perdoni tutti.
Reja 4 - Catenaccio, mi è sembrato di vedere il catenaccio.
Reja 5 - Lui e Biava quasi non ci fanno fuori. Il problema è che stanno troppo dentro al cuore per volergli male. 
Biava - Giuseppino, proprio tu, figlio mio?
Biava - 38 anni, centinaia di battaglie, al gol non esulta. Perché lo sa che c'ha fatto male, perché lo sa che PROPRIO TUUUU BIAVETTO PERCHEEEE PERCHEEEEEE! 
- L'autore è impegnato a piagnucolare almeno fino al ritorno di De Vrji-
Lazio Fan Club il Mio Amico Filip - Torna finalmente in campo l. Felipe gli serve un pallone d'oro, la difesa lo mura.  I suoi amici murano la difesa. 
Lazio Fan Club Il Mio Amico Filip - Tornano prepotentemente sulla scena. La devastazione di Milano gli sembra un gioco da bambini. Provano a mettere a ferro e fuoco l'area di rigore di Sportiello. L'ingresso di Perea gli fa capire che la lotta è vana, tutto è perduto, tanto vale usare Biava come aquilone. 

Flop

Ghost Radu - La sua miglior partita con la maglia della Lazio. Dalla sua parte passano tutti. Walter Bonacina torna a giocare per saltarlo anche lui. D'Alessandro, note strappalacrime nell'orecchio, sente le mani del terzino intrecciate alle sue, mentre insieme plasmano un vaso d'argilla. Non è come a The Others: il fantasma è lui, non gli altri. All'ingresso di Braafheid i ghostbusters lasciano finalmente lo stadio (paparaparaaaa, ghostbuster!)

Mauricio - L'omonimia con Mauricio Pinilla provoca più di qualche momento eccitante al telecronista e al commento tecnico di Sky. Altri brividi li provoca solo a chi ama  film splatter, affogare formicai e staccare teste alle bambole. Ruvido come pochi, la sua libera interpretazione della difesa a zona fa si che Biava riesca a segnare, riportando dopo il contatto col brasiliano almeno 16 micro fratture. Biava non esulta. Lo stavano ingessando. 

Mauri - Arruolato nei guardiani della Notte, giura di proteggere la Barriera e parte direzione Nord. In campo non si vede praticamente mai. Unico spunto degno di nota un colpo di testa a servire i compagni in area di rigore. Era in fuorigioco.

Denis - Vince il premio Match del Secolo per la miglior rissa a mano aperta nel finale dell'ultimo match. Striscioni per lui, Bergamo lo appoggia. Qualcosa da ridire sui suoi occhiali, causa principale delle sue cinque giornate di squalifica. Estetica aggravata 

Felipe - Alla 30esima volta che si Mediaset ricordano che la Champions la fanno loro per i prossimi 6 secoli, il brasiliano cade in un torpore preoccupante. Sui suoi spunti del secondo tempo la Lazio ha costruito la collezione di calci d'angolo che hanno finalmente interrotto il tabù. Si arrabbia con una biscia con il guardalinee, reo di aver detto Forza Frosinone infrangendo uno dei tabù più sacri di Formello. Prende un giallo. 600 atti di dolore, e forse sarà al nostro livello di pentimento, e rimorso.
 
Perea - Al suo ingresso in campo tutto é perduto. Guadagna un calcio d'angolo, l'unica azione degna di nota della sua stagione. Riesce a mettersi in mezzo sull'unico tiro perfetto e non lercio di Basta di tutta la sua vita.
Perea - A Perugia ancora lo rimpiangono. Saltati 15 tornei alla Play per colpa del suo ritorno a Roma.
Perea - A Perugia ancora lo rimpiangono. Ha lasciato un grosso segno. Il callo sulle mani tipico del joypad
Perea - Viene dalla Colombia dei miracoli, generazione fortunata. Il suo socio Vergara al Milan ha giocato 30 secondi netti, per poi essere dirottato nella ridente Avellino, dove riesce a infrangere le 6 presenze. Infine di lui si perdono le tracce. Il problema è che le tracce di Perea si vedono ancora benissimo.
Purea - È tipo quando vai a compra il succo di frutta è c'è scritto Purea. Ma che è la Purea di frutta? Ma che è Perea?
Purea - Al suo ingresso in campo, i bookmakers hanno scommesso che in Champions sarebbe andata l'Atalanta.
Purea - Al suo ingresso,  Reja ha messo una punta, Moralez. La voleva vince.
Purea - Parolo je alza in faccia una semirovesciata che manco a Fifa je riesce. Felipe per distinguersi dall'amico infiamma la fascia. Filip entra e ricorda a tutti cosa vuol dire un attaccante centrale. E Perea? Si mimetizzava con le zolle, ricercato da Carmona
 

Carmona - Cacciatore di teste, Carmona sfrutta il mondo del calcio per riscuotere taglie su taglie. Reja gli affida le chiavi della macelleria, lui risponde come può. Non riesce mai a trovare neppure un tocco che possa dirsi anche lontanamente calcistico, però riesce a correre circa 5 volte di più del pur corridore Parolo, 32 volte più di Cataldi, 32 milioni di volte di più del miglior Ledesma. Affianca alla corsa un suo vezzo: legna forte chiunque gli si avvicini, senza pietà.

 
Keita - Meraviglia con il suo tiro a giro che va a finire sul palo. Poi meraviglia come non riesca a buttarla dentro. Primo responsabile dell'alto tasso alcolico della stragrande maggioranza dei tifosi della Lazio ieri sera.
 
Keita - Riesce a sparare addosso a Sportiello da così vicino che riusciva pure a vedergli le tonsille un po esauste dopo l'ultimo raffreddore. Ci si chiede come abbia fatto a tirare così piano nel secondo tempo. Deve essere una tecnica zen per non far del male agli altri esseri viventi, tipo il pallone.
 
Klose - Ma dov'eri?
 
Pioli - Le assenze lo tormentano. Leggenda narra che Biglia e De Vrji gli citofonino alle 3 di notte e alla sua domanda tremante. Chi è. Rispondano sonoramente. StocAssente. Non convince infognare Cataldi e Parolo nelle trincee scavate da Reja, che vince sonoramente il confronto tattico. Resta un fatto. La sua è un'impresa, e in altri tempi avremmo tristemente perso, con fiorire di metafore sulla bestia nera Atalanta. Resta un fatto. Un punto sotto, Pioli, un punto sotto!
 
Menzione speciale Top
 
In cammino - Torna Santiago. La sua santità ci redime tutti nonostante i nostri eccessivi rimproveri alla Provvidenza divina e all'irregolarità del Divino Favore. Se sbagliamo, ci corriggerà.
 
 
[Tweet ""Se le vinciamo tutte arriviamo alla Champions. Anche alla Roma dicono lo stesso? Erano partiti con altri obiettivi". Parolo gli ricorda, e ci ricorda, Agosto. "]
 
 
Reja - Dovreste conoscerlo. Ve lo vorremmo presentare. Noi ammiravamo Petkovic, davvero. Ogni suo gesto per noi diceva. 26 maggio, sempre. Ma quando è arrivato Reja. Abbiamo capito perché tutti a parlarne gli brillavano gli occhi. Perché è come se fosse un padre, perché capiva subito tutto, perché quando domandavi curioso, si accendeva una luce in lui, e parlava e raccontava di un calcio diverso, o forse sempre lo stesso. Reja in tuta, Reja che legge il giornale, Reja che ti da un destro ben assestato, ma è affetto, forse. E se non lo era, lo avremmo un sacco voluto, affetto da lui. Rimane quello che è per noi. Qualcuno che bell'epopea di una Lazio disgraziata ha una sua parte di eroismo, e una  sua parte di colpe. Noi non lo fischiamo, anche se non eravamo sempre d'accordo. "Abbiamo giocato male, cazz". Diceva. Ve l'avremmo voluto presentare, e avreste capito, che a volte era cieco, a volte ha sbagliato, ma poi tutti parlavano di lui, con gli occhi lucidi, come a parlare di un'epoca difficile, dura, con il suo eroe però, sotto la pioggia, nella tuta, passeggiando nervoso per il campo.