Top&Flop di Inter-Lazio - A Natale Felipe può

22.12.2014 10:00 di Luca Capriotti Twitter:    vedi letture
Fonte: Luca Capriotti
Top&Flop di Inter-Lazio - A Natale Felipe può

A Natale Felipe Può. 
All I Want for Christmas, is Icardi. Lorik Cana.

Top

La partita col nonno – Come la nostra prima partita di tutte. Di nuovo col nonno davanti ad Inter-Lazio. Il nonno che si prepara. Il nonno che si concentra. Il nonno che quando guarda la partita tu je parli. Ma lui, no. Non te risponde mai, troppo impegnato a dirige flussi positivi di tifo  antico su 11 che corrono con la maglia della Lazio. Cioè uno non corre tanto, ma l’altri sì. Nono che Ledesma, dicevamo Marchetti.

La partita col nonno – Che comunque, per sicurezza, un paio di parole a Tagliavento appena lo inquadrano je le dice sempre.

La partita col nonno – Col linguaggio del Rione Monti, eh. Qualcosa tipo che finisce co Acci de te, tanto per intenderci. Saggio, nonno, e sempre pacato.

Primo minuto di gioco – Come neonati, s’aggiramo con gli occhi per San Siro in cerca di zolle apposto, in cerca di zone meno fredde su cui posare lo sguardo. Come neonati, manco ce vedemo troppo bene ancora, non semo entrati in ritmo partita, stiamo ancora là a fa le nuvolette col fiato, tutti intenti. E succede. Di nuovo. Come se la goduria una volta che je è entrata dentro non lo potesse più lascia. Ave Felipetto. Strillatori te salutant.

Ave Felipe – Urlando senza senso come se le ugole fossero nate solo per forare il muro dei decibel co ste tre sillabe. Fe. LI. PE. FE. LI. PE. Senza fiato. Controllo in area di quelli che noi la toccheremmo di stinco e la manderemmo fori, e pure tu come noi un tempo lo avresti fatto. A noi ce se ribalta il core e stiamo là a spernacchià Tagliavento, che comunque tanto alla fine della fiera è sempre bello spernacchiallo, anche se sai, come coi vigili urbani, che alla fine la tassa sua la devi pagà pefforza. Ragazzi, per favore, siamo tutti grandi e grossi e maturi. Felipe. Siamo tuoi.

Ave Felipe – S’è svejato de brutto. Incarognito fracico. Pare quasi Brasiliano.
Ave Felipe – A Natale può.
Ave Felipe – Last Christmas, I gave you Lorik. This Year, to save me from tears, I’ll give Felipe, someone Special.
Ave Felipe – Let it Felipe, Let it Snow Felipe, let it snow Felipe!

Ave Felipe – Tu scendi dalle stelle, O Felipetto, e vieni a San Siro, al freddo e al gelo. Ah quanto ci costò, l’averti compratoooo. Ah quanto ci costò, l’averti amato!

“Paradossalmente il tiro è facile rispetto al controllo” – Paradossalmente al primo minuto stamo sopra. Avemo ribaltato er presepe con l’onda d’urto dello strillo. Addio, montagna di cartapesta, angioletti, cori celesti, pastorelli and friends, garzone del lattaio, pecorelle smarrite e pecorelle riacchiappate. Addio. Quest’altranno giocherete. Con la maglia numero 7.

Poi. In Felipe We Trust. Tutti intenti a dacce le pacche tra noi e a dire. Ha segnato mi fijo te l’avevo detto che mi fijo era bravo tacci non studia tanto però prega un sacco proprio un regazzetto campo e chiesa ma bisognava aspettarlo è tipo l’85 mica lo sai quando arriva ma poi alla fine arriva sempre ed ecco.
 

Ce ricordiamo che per il campo gira un losco figuro. L’altra faccia dell’Italia, la terra di mezzo in giallo evidenziatore. Una delle tante eminenze grigie che te se piazzano in doppia fila dietro, che te fregano l’ultimo regalo di Natale, che te se aggiungono sul groppone il 31 per Capodanno.

Tagliavento vede che la partita je sta a sfuggì de mano. La sonnolenza mesta in cui l’Inter ha accolto l’ennesimo schiaffone in faccia prenatalizio, l’atmosfera natalizia, i campanacci, gli zampognari, le luminarie discutibili de Via del Corso, niente. A lui er Natale non je fa effetto. E nell’arco di un primo tempo agonistico ma onesto, ad alti ritmi (nostri), ma senza omicidi (di Lorik), Tagliavento riesce nell’ardua impresa di ammonirci tutti. Qualcuno lo è andato ad ammonì a casa. Uno dormiva l’ha ammonito e l’ha svegliato (Vabbè, Felipe mica può rimane sempre svejo, l’abbiocchetto dopo pranzo lasciatejelo oh). In 32 minuti 3 gialli. E manco 1 a Lorik.

Poi.

Nel mastichio amaro che sempre Tagliavento regala alle nostre mandibole con copiosa abbondanza di pater noster annessi, Felipe.
 

Prende palla sulla sinistra. OH MAMMA. OH MAMMA. OH MAMMA. Oh mamma mamma mamma o mamma mamma sai perché me batte er corazon, ho visto Felipetto, ho visto Felipetto, o mamma, innamorato son.

Fa qualcosa di incredibile. In quel San Siro dove hanno giocato tutti i giocatori nostri che come una sentenza vinciucchiavano con noi per poi andare solitamente a svernare o all’Inter o al Milan. Laddove quello col 13 si è forse scordato forse no che un tempo era il nostro 13, ma noi non l’avemo mai scordato. Prende palla. Fa na capoeira in mezzo a 16 avversari. Apre una churrascheria tra le gambe di tutti i difensori. E poi n’altra volta tirò senza guardare. E noi, no. Non c’avemo capito più niente.

La partita col nonno – Il saggio nonno pacato ride ed è tutto rosso e non riesce manco a parlà. Era dai tempi del gol di Veron su punizione contro la Roma che non lo vedevo così, quella volta in un baretto, quando me diceva che la sua barba non era bianca, no, se la tingeva, per sembrare un nonno, e non un giovinetto qual era in realtà.
Grazie Feli. L'hai ringiovanito ancora una volta. 

Non c’avemo capito più niente – Televisore piazzato nel presepe, tra il terzo Re Magio ed il laghetto artificiale.
Non c’avemo capito più niente – Nonna disapprovante tanto baccano che mormora. So sempre gli stessi, passano l’anni, crescono, invecchiano, ma so sempre gli stessi. Ma manco troppo disapprovante, rassegnata ma felice.
Non c’avemo capito più niente – Ed il nonno all’improvviso diventa Cat Stevens… It’s no timeee to make a change, just relax, take it easy. Look at me, i’m old, but i’m FELIPEEEEEEEEEEEEEE.
Non c’avemo capito più niente – “Ah Lu, te lo dico. Se famo il 3 a 0 se vedemo il Segreto”.
 

Ecco – Posto che il Segreto non l’avremmo visto comunque, ma perché non avemo fatto il tre a zero
Ecco – Il Primo col Secondo, FELIPE facce er 3.
Ecco – E tutti insieme non je ne avemo fatti 3?
Ecco – La risposta è dentro di noi. Solo che è Tagliavento.

Flop

Mauro Icardi – La quintessenza dei 30 denari, del con un bacio tradisci il figlio dell’uomo, del Pezzalismo spinto che non sbaglia mai, l’amico vero Mauro Icardi non se vede e non se sente fino a praticamente al 90’, ma poi ne parliamo. E uno sta là a chiedersi come mai Mauro Icardi è sparito e la ragazza nostra sta vicina a noi, e uno se interroga e se chiede ma come mai Mauro Icardi non se vede e non se sente e uno se preoccupa perfino, che magari sta in friendzone de qualcun altro a cui vogliamo bene, e uno se questiona nell’intimo. Poi l’Inquadratura della partita. Mauro Icardi a Terra. Su di lui franato un giocatore della Lazio. Mauro Icardi a terra. E Lorik Cana che je da i buffetti sulla testa, come a dire. Puoi scampa a tutti, nella vita. Ma a Lorik no.

A Lorik No – Altra partita senza gialli comunque. Sta col silenziatore.
A Lorik No – Punizioni corporali invisibili.
A Lorik No – Prima di lui, Icardi non conosceva uomo.
 

E mentre Lorik fa capì con le buone a Mauro Icardi quanto so belli l’amici veri, Tagliavento modello Shining continua ad ammonire a casaccio altri giocatori,e a fine primo tempo si discute se sia stata brava la Lazio o abbia fatto schifo l’Inter, con tomi di filosofia scomodati e teoretica del fare tirata in mezzo, arriva il secondo tempo.

Il secondo Tempo secondo Nonno – “Guarda senza chiudere mai le palpebre la partita pure te. Se fa dura”.
Il secondo Tempo secondo Nonno – In trincea, in trincea!
Il secondo tempo secondo Nonno – Con l’elmetto.
Il secondo tempo secondo Basta – Inizia la festa!
Il secondo tempo secondo Basta – Alla goccia, Nagatò!
Il secondo tempo secondo Lorik – Ripeti con me, non strillare. Se sei amico di una donna.
Il secondo tempo secondo De Vrji de Borgata– Taccivostra.
Il secondo tempo secondo Pioli – Dentro Onazi e Gonzalez. Osiamo.
Il secondo tempo secondo Pioli – Almeno Reja metteva due centrali de difesa.
Il secondo tempo secondo Pioli – Ma Keita?
Il secondo tempo secondo Tagliavento – GIALLO. GIALLO. GIALLO. GIALLO.
Il secondo tempo secondo Onazi e Gonzalez – Quanto ce annava. Quanto.
Il secondo tempo secondo l’Inter – Banzai!
Il secondo tempo secondo la Lazio – Bono, sto tè caldo, ao, restamo qua, fori fa freddo. 

Il secondo tempo secondo noi – Il secondo tempo. Pioli come sempre negli spogliatoi si fa sentire, e la squadra torna in campo con la gola tesa, novella Isacco sul monte, pronta al sacrificio. Non c’avevamo il baricentro basso, nel secondo tempo . Ce strusciava per terra, er baricentro nostro.
 

Il secondo tempo – Che poi uno dice, se devi fa una cosa, falla bene. Vinci due a zero. Alza il telefono, e chiama Zio Edy.

Pronto, Zio Edy – Due incontristi, 5 difensori di cui 2 almeno tagliagole, terzini bloccati sulla bandierina, esterni a far pressing sulla trequarti loro, attaccante primo difensore sul dischetto nostro. Er catenaccio non è per tutti, è robba da professionisti.

Robba da professionisti – Come na triplo malto corretta.
Robba da professionisti – Ma mo che c’entra Basta?
Robba da professionisti – Sulla fascia sua c’hanno messo le tende.
Robba da professionisti – Poi Kovacic, faccia da pugile e piedi da fatina. Fa quella cosa che noi ci provamo ogni santo lunedi de calcetto che Dio ce manda. E la mandamo sempre nella discarica vicina e tocca comprà er pallone a prezzi modici direttamente dal campo aprendo un finanziamento. E poi Kovacic, AL VOLO, ce fa secchi. E a quel punto.

I pessimisti insorgono – Moriremo tutti.
Gli ultrapessimisti ribattono – Siamo già morti.
I pessimisti dell’Ordine di Santiago annunciano – Però andremo in paradiso.
I pessimisti dell’Ordine di San Felipetto pregano – Speriamo ci sia Felipe.
I pessimisti alla Ligabue annunciano – Certe notti c’hai qualche ferita che qualche tua amica.
I pessimisti alla Basta spiegano – Nel paradiso scorre rhum e cola.
I pessimisti alla Lorik seppukano – Muoia Lorik con tutti i rotulei.
I pessimisti alla De  Vrji si pentono – Era mejo se prendevo la metro, altro che tangenziale.
I pessimisti alla Nonno hanno capito – Speriamo de non perde.

Breve nota alla fine del testo – L’autore al gol di Palacio dopo 1261 minuti di astinenza ha perso il senno. Ricorda a malapena un’incursione di Basta sulla fascia destra finita a romanelle passando il pallone agli avversari con conseguente contropiede, Campagnaro sull’out di destra che si beve Gonzalez con doppio passo due volte, Campagnaro, dicevamo, e all’ultimo secondo con una ciavattata di Medel, noto spupazzaTRex di borgata, che finisce sui piedi di Icardi, che saggiamente pur essendo in fuorigioco la deposita fuori.  L’autore si scusa. Adesso con grande senso civico e maturità sta piangendo abbracciato all’albero di Natale gridando ma quando ce ricapita 2 a 0 a San Siro contro la peggio Inter dell’ultimi 10 anni ma quando ce ricapita due gol di Felipe ma quando ce ricapita, col nonno vicino che per la prima volta ha riso bello come solo chi t'ha portato allo stadio la prima volta è bello, ma quando te ricapita.
Ricapiterà. Dio solo lo sa quando, ma ricapiterà ancora. E ancora ce ritroveremo come le star prima de Natale, ad ignorà Shopping e stelline, ed ad abbraccià nonno come se non ci fosse un 24 da preparà e i fritti e Onazi e Gonzalez. Ma solo noi, er nonno, e la Lazio ad esultà. 

Intanto capita il Natale. E noi, che a Natale non possiamo, ve famo gli auguri. Passatece a trova qui su Facebook. Al brindisi, tanto, lo sapete chi ce pensa.