L'ANGOLO TATTICO di Lazio-Cagliari - Lazio (quasi) perfetta col brivido. Braafheid è Mister Diagonale

04.11.2014 13:08 di  Stefano Fiori  Twitter:    vedi letture
Fonte: Stefano Fiori - Lalaziosiamonoi.it
L'ANGOLO TATTICO di Lazio-Cagliari - Lazio (quasi) perfetta col brivido. Braafheid è Mister Diagonale
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© foto di Federico Gaetano

Stavolta niente "Grattachecca & Fichetto" o i talk show pazzoidi che tanto piacciono a Homer e Marge. Sbarcati all'Olimpico in tour promozionale (inviati speciali per mamma Fox), i Simpson si sono goduti dal divano d'eccezione lo spettacolo di Lazio-Cagliari. Niente zapping, i cinque amici gialli sono rimasti incollati ad ammirare sei reti e una sfida in bilico fino alla fine. Ecco, il rischio di pareggiare una partita già vinta nel primo tempo non ha propriamente appassionato i tifosi laziali. La rete finale di Ederson non è stato un urlo liberatorio solamente per il redivivo brasiliano, ha scatenato un fragoroso sospiro di sollievo in tutto l'universo biancoceleste. Perché quel primo tempo no, non si poteva proprio gettare nel cassonetto dei rimpianti.

PRIMO TEMPO, QUASI (?) PERFETTO - Stefano Pioli ha definito la Lazio dei primi 45 minuti "quasi perfetta". Per un semplice motivo: la perfezione non esiste. Ma il senso dell'affermazione è chiaro: se la mia squadra giocasse sempre così, sarei l'allenatore più felice del mondo! Contro un Cagliari "rimasto a dormire" (come sintetizzato con la consueta ironia dallo stesso Zeman), i biancocelesti hanno dato libero sfogo a una potenzialità offensiva devastante. Che non a caso consegna alla Lazio, dopo dieci giornate, il miglior attacco della Serie A. Se i sardi erano ancora assonati, il merito è di un avversario che li ha intontiti senza sosta. I padroni di casa hanno attaccato la profondità con una coralità e un'intensità uniche. Il dinamismo tattico di un centravanti atipico come Klose ha portato spesso Mauri, ma soprattutto Lulic, a muoversi da vero e proprio vertice alto dell'attacco. Una difesa tutt'altro che impenetrabile, come quella isolana, ne ha pagato tutte le conseguenze. Ha ragione Zeman a sostenere che il 4-3-3 della Lazio assomiglia più a un 4-1-4-1. O meglio, è sicuramente differente dall'idea di 4-3-3 che il boemo predica da decenni. A Pioli non interessa un modulo che cristallizzi le posizioni dei giocatori, la priorità è che la squadra difenda e attacchi come un unico organismo.

SECONDO TEMPO, UHM... - L'altra prerogativa, sempre reclamata dal tecnico emiliano, è che la squadra mantenga il controllo del gioco anche nel secondo tempo. Ciò non è avvenuto ieri sera. Non è la prima volta. Avanti di tre reti, la Lazio ha via via perso la concentrazione necessaria a non correre rischi. Tanto stanchi quanto rilassati mentalmente, i capitolini non hanno mantenuto la lucidità utile ad addormentare la partita. In questo senso, Pioli avrebbe forse potuto anticipare le sostituzioni. L'espulsione di Ibarbo ha fortunatamente semplificato la vita ai biancocelesti.

MENZIONE SPECIALE - Dalla prova del collettivo a quella dei singoli. L'autogol non ce la fa a scalfire nelle nostre menti la prestazione gigantesca di Edson Braafheid. Da un terzino di spinta ti aspetti più apporto in fase offensiva. E invece l'olandese ha dimostrato quanto sia efficace nell'aiutare i centrali difensivi (in particolare Ciani). Ieri sera è stato praticamente impeccabile, autore di almeno 3-4 diagonali da medaglia d'oro. Chiamatelo Mister Diagonale. Per Pioli sarà sempre più un dilemma dover rinunciare all'ex Hoffenheim e rispettare la gerarchia che vede davanti Stefan Radu. Un Braafheid così è uno dei veri valori aggiunti di questa Lazio.