L'ANGOLO TATTICO di Lazio-Juventus - Esame preparato e superato. E il dualismo Ledesma-Biglia se ne va in cantina

26.01.2014 17:04 di  Stefano Fiori  Twitter:    vedi letture
Fonte: Stefano Fiori-Lalaziosiamonoi.it
L'ANGOLO TATTICO di Lazio-Juventus - Esame preparato e superato. E il dualismo Ledesma-Biglia se ne va in cantina
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La Juventus era un esame. Duro, durissimo. E gli esami vanno preparati per bene, nei singoli dettagli, nelle minime sfumature. Lo sa bene Edy Reja, classe 1945, che i bianconeri li aveva già affrontati quindici volte. Lo sa bene Alberto Bollini, ventuno anni più giovane, al primo appuntamento con la Vecchia Signora. "Contro di loro non potevamo rischiare di trovarci uno contro uno - Reja ha sciorinato tattica in conferenza -. Non so se avete notato che un nostro difensore si staccava in anticipo e uno rimaneva più dietro". Dialoga il mister, si confronta sugli accorgimenti preparati per fermare lo schiacciasassi juventino. Tutti avevano paura che la diga di cristallo Ledesma-Biglia potesse essere il punto debole della Lazio: si è dimostrato il punto di forza. "Sono due giocatori intelligenti, hanno sempre chiuso quei varchi che i centrocampisti della Juventus sanno crearsi". Temeva gli inserimenti di Pogba e Vidal il saggio Edy, il duo argentino l'ha rassicurato. In ballottaggio eterno per la cabina di regia, Cristian e Lucas si sono scoperti complementari nell'incassare le ondate d'urto bianconere. I dualismi nel calcio non hanno senso di esistere, se a essere messi in contrapposizione sono "due giocatori intelligenti". Se poi - oltre a spiccare di raziocinio e capacità di adattamento - i giocatori in questione stanno anche bene atleticamente, il risultato è garantito. Tutta la Lazio in generale è apparsa tonica, in palla, come mai forse in questa stagione. Il richiamo di preparazione operato dal nuovo staff tecnico sta dando i suoi frutti? Oppure ad Auronzo il vecchio staff aveva programmato una crescita della condizione in inverno? Probabilmente è un mix delle due situazioni, con meriti e onori da condividere. Una squadra sugli scudi - come lo era la Lazio di ieri sera - non si è limitata ad arginare l'avversario. Non poteva farlo, in superiorità numerica e avanti di un gol. Alla base della manovra d'attacco rimanevano sempre le ripartenze, ma i due schieramenti si sono affrontati a viso aperto. Che la Juve riesca a giocare a testa alta anche in dieci uomini, conferma la sua natura di corazzata di titanio. La più umana Lazio avrebbe meritato di batterla. La sfortuna, l'imprecisione sotto porta, un episodio dubbio (con buona pace di Conte) non gli hanno concesso un successo che sarebbe stato fragoroso. Mettiamoci dentro anche la disattenzione difensiva in occasione del gol di Llorente: Konko è finito accerchiato dallo scambio Tevez-Lichsteiner, Biava si è ritrovato a contrastare il marcantonio basco, con Dias bruciato sull'anticipo da Marchisio e Cana senza marcatura. Imprevisti che accadono quando affronti con la difesa a tre una squadra che gioca con una sola punta vera: la Juve del secondo tempo quello era, con Tevez arretrato e decentrato proprio per scompigliare i piani difensivi di Reja. Un gol che in ogni caso ha punito la Lazio oltre misura. "La squadra sta cescendo, sta acquisendo autostima", proclama soddisfatto il tecnico goriziano. La strada giusta per provare a raddrizzare la stagione è stata imboccata. Se solo dai piani alti dessero una mano alla truppa, il cammino della truppa biancoceleste sarebbe anche meno tortuoso.