L'ANGOLO TATTICO di Lazio-Ludogorets - Turnover, per questa Lazio è un lusso letale

21.02.2014 14:15 di  Stefano Fiori  Twitter:    vedi letture
Fonte: Stefano Fiori-Lalaziosiamonoi.it
L'ANGOLO TATTICO di Lazio-Ludogorets - Turnover, per questa Lazio è un lusso letale
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© foto di Federico Gaetano

È andata a finire con il Ludogorets nella parte della favorita, abile nel costruirsi i mattoncini del passaggio del turno già nel match di andata. Che poi i gironi eliminatori questo dicevano: bulgari imbattuti e primi davanti a Psv e Dinamo Zagabria, Lazio seconda in un gruppo tutt'altro che indomabile. Però leggi i nomi, Lazio contro Ludogorets, e coltivi la speranza che il blasone, l'esperienza, la presenza di interpreti navigati conti ancora qualcosa nel calcio. Il responso della sfida di ieri è stato invece un altro: la Lazio può battere una squadra rivelazione come quella di Razgrad solamente con tutti i titolari in campo. E anche in quel caso, non se la porta da casa. Però su quest'ultimo punto la controprova non è a nostra disposizione. Che Reja abbia bisogno della formazione tipo per combinare qualcosa di buono è invece un dato di fatto. Un assioma, alla stregua di "per due punti passa una e una sola retta". Biava e Dias, Konko, Ledesma e Candreva: la rinuncia a uno, massimo a due di loro la puoi supplire. L'assenza di tutti e cinque contemporaneamente no. E non basta certo un Klose disartigliato per togliere le tante e scottanti castagne dal fuoco. Catania e Ludogorets, in due partite i fantasmi dell'ultima fase Petkovic hanno ripreso ad aleggiare sulla Lazio. È chiaro che non bastano due passi falsi, seppur pesanti, a mettere in discussione la certosina ed encomiabile restaurazione operata dal duo Reja-Bollini in poche settimane. Le sei giornate di campionato senza sconfitte erano impensabili appena un mese prima. Ma i segnali di allarme delle ultime due uscite non sono trascurabili. E dicono che la Lazio ottiene risultati solamente quando è gravida di motivazioni (come nel derby, ma non a Catania) e, appunto, se può contare su tutti i suoi uomini chiave. 

APPROCCIO SBAGLIATO - In mancanza di questi due fattori, i biancocelesti non sono capaci di concretizzare le (poche) occasioni create, mentre vengono puniti al primo errore. Il gol di Bezjak è lì a testimoniarlo: al macchinoso ariete bulgaro è bastata una finta non irresistibile per ingannare Onazi, i difensori (Cana in testa) non sono usciti dall'area per chiudergli la conclusione. Se poi anche Berisha manca completamente la parata, la frittata è completa. Gol a parte, gli uomini di Stoev hanno messo in difficoltà i padroni di casa con un fraseggio raffinato e un pressing asfissiante. Tanti i palloni recuperati, che innescavano ripartenze ragionate. La Lazio ha sbagliato approccio, il 4-2-3-1 avversario avrebbe dovuto invogliare a spingere ancor più sulle fasce: come riconosciuto anche da Reja, i due terzini bulgari salivano molto, ma i biancocelesti sulle corsie esterne non hanno mai creato sovrapposizioni. Anche la scelta di tornare alla difesa a tre proprio ieri sera (e non per esempio a Catania) non è stata troppo lungimirante: la Lazio ha giocato meglio nel secondo tempo con il passaggio al 4-4-2 o 4-2-4 che dir si voglia. Per quanto riguarda i singoli, Felipe Anderson tatticamente convince poco largo a destra: le movenze e le doti tecniche sono più da numero dieci classico. Come non convince la coppia Onazi-Biglia: i due poco sono poco assortiti, il nigeriano finisce spesso per rubare il ruolo di playmaker all'argentino, offrendo in cambio minor copertura. Inconvenienti che capitano, quando non puoi schierare la formazione tipo. E quando la rosa a disposizione è ridotta all'osso per qualità e quantità. Anche questo è un dato di fatto, un assioma.