L'ANGOLO TATTICO di Lazio-Napoli - Visioni differenti e l'eterna legge delle due Q

19.01.2015 11:30 di Stefano Fiori Twitter:    vedi letture
Fonte: Stefano Fiori - Lalaziosiamonoi.it
L'ANGOLO TATTICO di Lazio-Napoli - Visioni differenti e l'eterna legge delle due Q
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© foto di Federico Gaetano

Le repliche in tv delle partite raccolgono - rispetto alla diretta dell'incontro - meno punti percentuali di pubblico. Bella scoperta, direte voi. In effetti, niente di più banalmente lapalissiano. E' una legge di natura. Conoscere già il risultato, ad esempio, è già di per sé un buon deterrente. Come nei film, avendo noto già il finale, la visione perde d'interesse. Lazio-Napoli. Hanno vinto i partenopei, grazie al gol di Higuain al 18'. Perché mai dovremmo sorbirci la replica? Uno spunto per farlo ci sarebbe, ad avere tempo libero o magari se si è costretti al letto con l'influenza. Capire come sia possibile che Pioli e Benitez abbiano assistito a due partite completamente diverse. "Abbiamo giocato solo noi!", tuona rammaricato ma orgoglioso il tecnico biancoceleste. "Abbiamo vinto senza subire troppo", ribatte il mister dei campani. "Abbiamo giocato con grande spirito, abbiamo messo sotto un avversario importante", prosegue il trainer emiliano. "Loro non hanno avuto un'occasione, contro le nostre dieci ripartenze", è la replica dello spagnolo. Possibile ci sia così tanta discrepanza tra le analisi dei due colleghi in lotta per il terzo posto?

QUANTITÀ VS QUALITÀ - La quantità di gioco prodotta non ammette ricorsi in appello: avrebbe meritato di vincere la Lazio. Le statistiche si basano sui numeri e la matematica non è un'opinione. Tiri totali: 21 a 9. Possesso palla: 66,3% vs 33,7%. Supremazia territoriale: 19 minuti da una parte, 6 minuti dall'altra. Cross: 47 contro 10. Duelli vinti: 59,5% vs 40,5%. Tutti dati in favore dei capitolini. L'assalto a Forte Apache non deve essere stato di tanto più intenso. Come il giorno e la notte, come il bianco e il nero, come lo yin e lo yang, la quantità ha però da sempre un'altra faccia della medaglia che la completa. Quella parolina magica che segnò la conversione - momentanea - di René Ferretti sul set di Medical Dimension: qualità. "Abbiamo giocato con grande personalità, con grande voglia. Non con grande qualità, questo sì", ha riconosciuto lo stesso Pioli. E questo fa pendere la bilancia dell'obiettività decisamente verso di lui. Alla Lazio è mancata insomma proprio la qualità. Delle giocate, degli attacchi condotti verso la porta avversaria. Delle 21 conclusioni tentate dai biancocelesti, solo tre hanno centrato lo specchio della porta. Tra queste, il piattone ravvicinato di Cavanda: tutto meno che di qualità, appunto. Stesso discorso per i cross: il 74,4% si è risolto in un nulla di fatto. Nella ripresa sono anche diminuiti (da 24 a 15), nonostante il passaggio alle due punte avrebbe dovuto favorirli. Ne è emersa una squadra generosa, sconfitta dopo aver condotto in lungo e in largo la partita. Contro una formazione, il Napoli, che ha capito subito come fare sua la gara: limitarsi a chiudere gli spazi e ripartire. L'ingresso di Klose ha finito anche per favorire questo approccio, esaltando le doti dei centrali azzurri. Senza l'assiduità degli inserimenti dei centrocampisti, la manovra della Lazio è risultata prevedibile da controbattere. Pioli ha preferito Ledesma a Onazi: il nigeriano avrebbe forse garantito più dinamismo, ma non necessariamente qualità. Con Mauri, Felipe Anderson, lo stesso Lulic, le cose sarebbero andate diversamente: ne siamo sicuri. Quella di ieri, con Candreva e Keita a percuotere le fasce, ha ricordato più la Lazio dello scorso anno, che quella a cui ci ha abituato Pioli. Segno che gli interpreti cambiano, eccome, lo stile di gioco. Eppure - anche con l'infermeria stracolma - il tecnico di Parma non ha rinunciato all'idea di condurre la partita, di tenere sempre in possesso il pallino del gioco. E questo fa onore a una squadra che ha messo sotto - almeno territorialmente - la principale rivale per il terzo posto.