L'ANGOLO TATTICO di Lazio-Torino - Inferiorità a centrocampo, cambi contestati e "in 10 la Lazio non gioca meglio"

20.04.2014 11:35 di Stefano Fiori Twitter:    vedi letture
Fonte: Stefano Fiori - Lalaziosiamonoi.it
L'ANGOLO TATTICO di Lazio-Torino - Inferiorità a centrocampo, cambi contestati e "in 10 la Lazio non gioca meglio"
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© foto di Federico Gaetano

Raramente una sostituzione è stata così tanto fischiata, criticata, contestata come quella di Pereirinha al posto di Keita. Un cambio sicuramente poco "elettorale" quello di Edy Reja, che si è beccato una selva di improperi senza quartiere. L'uscita del talento ex Barca, per fare spazio al redivivo esterno portoghese, è diventata così l'immagine tattica di un'occasione gettata al vento. Come domenica contro il Napoli, così anche ieri un'espulsione ha cambiato le sorti della partita. Fino a Lazio-Sampdoria (quando il cartellino rosso colpì Biglia), il tecnico di Lucinico aveva preso in prestito il famoso motto di Liedholm "in 10 uomini si gioca meglio". Napoli e Torino hanno detto che questo assioma del calcio è drammaticamente errato, se a viverlo sul campo è una squadra sbilanciata e vulnerabile come la Lazio. Nella sfida tra i decani del massimo campionato, Ventura ha vinto il duello con Reja prima di tutto a centrocampo. E sì che il mister laziale voleva schiacciare i dirimpettai granata sulle fasce, sfuttando le sovrapposizioni di Cavanda e Lulic su Candreva e Keita. Una mossa che ha finito per regalare al Toro una predominanza schiacciante nella zona centrale. Non a caso i migliori in campo della formazione ospiti sono stati Kurtic ed El Kaddouri, ossia i due intermedi. Contro il pacchetto a tre deila mediana torinista, i due centrali biancocelesti Ledesma e Biglia non ce l'hanno fatta da soli a tappare le falle. La buona prestazione del funambolo marocchino di origini belghe è stata favorita, in particolare, da un altro che invece nel Belgio vorrebbe giocare (senza averne finora conquistato il merito): la prova di Luis Pedro Cavanda ha unito un po' tutti nell'essere bocciata. Troppo intestardito nel prodigarsi in fase offensiva, il terzino di Luanda ha fatto soffrire Biava e compagni quando il Torino ritornava in possesso del pallone. E pensare che proprio su di lui Reja ha basato l'intero meccanismo tattico della partita, il passaggio continuo tra difesa a tre e schieramento a quattro. L'altalena tra i due assetti ha contribuito ad aumentare la confusione in una squadra che - soprattutto dietro - ha vitale bisogno di sicurezze. Giuseppe Biava è una di queste - una delle pochissime - ma il centrale lombardo classe 1977 non può ogni volta reggere la baracca da solo. Nel primo tempo un Novaretti voglioso di riscatto aveva aiutato il partner di reparto nel bloccare le avanzate di Immobile e Meggiorini. Nella ripresa invece il castello biancoceleste è crollato, la squadra ha subito gol imperdonabili prima di tutto per mancanza di concentrazione. Il pallone scaricato da Meggiorini non può tagliare tutta l'area e arrivare indisturbato sui piedi di Kurtic. Allo stesso modo, Tachtisidis non può entrare in campo e dopo due minuti segnare, perché sul calcio d'angolo nessuno lo marca. Troppe volte in questa stagione la Lazio ha fatto harakiri, neutralizzando quanto di buono realizzato con estrema fatica in attacco. Senza un Candreva trascinatore furioso e un Keita che nessun laziale vorrebbe mai vedere richiamato in panchina, questa squadra avrebbe già da tempo abbandonato ogni velleità europee. Sotto il nubifragio di questo sabato pre-pasquale, ci è praticamente riuscita.