L'ANGOLO TATTICO di Ludogorets-Lazio - Se lassù nessuno ti vuole bene, aiutati che Dio t'aiuta...

Pubblicato il 28 febbraio alle ore 10.30
01.03.2014 06:30 di Stefano Fiori Twitter:    vedi letture
Fonte: Stefano Fiori-Lalaziosiamonoi.it
L'ANGOLO TATTICO di Ludogorets-Lazio - Se lassù nessuno ti vuole bene, aiutati che Dio t'aiuta...
© foto di Federico Gaetano

"Forse lassù nessuno ci vuole bene". Sconsolato, incredulo, Edy Reja alza gli occhi e sospira. Insandacabili disegni celesti non hanno forse voluto premiare proprio chi, dei colori del cielo, ha fatto il proprio vessillo? Difficile credere che, chi sta più in alto di noi, si prenda la briga di direzionare a proprio piacimento mondane sorti calcistiche. A meno che non esistano davvero i fantomatici Dèi del calcio, allora nella travagliata storia della Lazio troverebbe risposta tanti quesiti irrisolti. Ma la saggezza popolare, di cui la terra friulana avrà sicuramente fatto dono al tecnico di Lucinico, suggerisce di prendere in prestito un detto con più controprove alle spalle: "Aiutati che Dio t'aiuta". Se Edy e i suoi ragazzi dovessero imbattersi in questo antico adagio, comprenderebbero più a fondo le cause della traumatica eliminazione europea. In vantaggio di due reti fino a metà ripresa, di nuovo con la qualificazione in tasca a meno di dieci minuti dalla fine, black out individuali e di reparto hanno letteralmente regalato gli ottavi di finale agli outsider padroni di casa. Tre gol subiti, tre reti ad alto tasso di evitabilità. La seconda, l'erroraccio di Marchetti sul tiro senza pretese di Zlatinski, non ha bisogno di sottotitoli. Che poi rimanga il dubbio sul fatto che il pallone abbia oltrepassato del tutto la linea di porta, ciò non lenisce il colore blu con cui va sottolineato l'intervento del redivivo portiere laziale. Ma anche il primo gol subito e soprattutto il terzo potevano/dovevano essere scongiurati. Questione di concentrazione, di rapidità nel prendere la decisione giusta nel minor tempo possibile. In entrambi i casi, l'autore del passaggio decisivo è stato lasciato troppo libero di ragionare, quando invece un raddoppio in pressing non avrebbe guastato affatto. In occasione della realizzazione di Bezjak, poi, Ciani lascia scattare indisturbato il centravanti sloveno, con Biava costretto all'invano recupero in extremis. La zampata sigilla-partita di Quixada è invece propiziata dalla dormita che afflige Konko, con lo stesso Ciani e ancora Marchetti nel ruolo di comparse. Una Lazio battagliera, vogliosa di proseguire l'avventura europea, testarda e mai doma si è ritrovata a chinare il capo a causa delle sue stesse colpe. I ritmi altissimi, frenetici dell'incontro hanno agevolato lo sfilacciamento delle due formazioni e aumentato la possibilità di compiere errori. Anche il Ludogorets ha terminato l'incontro con tre reti sul groppone, subite in frangenti in cui la foga agonistica della Lazio li ha indotti in errore. Ma ben più grave è stato gettare alle ortiche il doppio vantaggio, soprattutto quando - a una decina di minuti dal triplice fischio - sarebbe bastato non compiere atti autolesionistici. Ma in questa sgangherata stagione biancoceleste, non sono stati né i primi né saranno probabilmente gli ultimi. Contro la zappa sui piedi, lassù non possono proprio farci niente.