L'ANGOLO TATTICO di Napoli-Lazio - Tra andata e ritorno, di uguale non c'è solo il risultato...

14.04.2014 11:00 di Stefano Fiori Twitter:    vedi letture
Fonte: Stefano Fiori-Lalaziosiamonoi.it
L'ANGOLO TATTICO di Napoli-Lazio - Tra andata e ritorno, di uguale non c'è solo il risultato...
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© foto di Ciro Sarpa

Non c'è solo il risultato a rendere simili l'andata e il ritorno tra Lazio e Napoli. C'è anche lo strapotere manifesto di un attaccante che si chiama Gonzalo Higuain, che lo scorso anno indossava la maglia del Real Madrid e che per nascita veste anche quella dell'Argentina. Ma le uguaglianze tra le due gare non si esauriscono qui. Anche nel match dell'Olimpico - il calendario segnava 2 dicembre 2013 e sulla panchina biancoceleste sedeva ancora traballante Petkovic - il primo tempo si chiuse sull'1-1. Anche allora andò in vantaggio la squadra ospite (ieri Lulic, allora il Pipita), poi arrivò il pareggio dei padroni di casa (autogol di Behrami in un caso, Mertens nell'altro). Un equilibrio spezzato in maniera drastica nella ripresa, con i partenopei che in entrambi i casi si sono portati sul 3-1, hanno subito una seconda rete per poi chiudere i conti con il quarto gol. Nei numeri c'è la verità di una squadra, la Lazio, che in entrambe le occasioni ha cercato disperatamente di essere alla pari con il Napoli. All'andata Candreva e compagni presero subito di petto l'incontro, attaccarono a spron battuto gli avversari, scoprendo il fianco alle loro ripartenze. Ieri hanno iniziato magari più guardinghi, ma vogliosi di non lasciare in mano il pallino del gioco agli uomini di Benitez. Un atteggiamento che ha portato i suoi frutti, tanto che è stata la Lazio a passare in vantaggio. Contro ogni aspettativa, contro tutte le assenze pesanti, pesantissime con cui ha dovuto fare i conti Reja. I primi 45 minuti sono stati tirati, intensi. Per chi li ha seguiti con occhio distaccato, anche divertenti. Pochi si sarebbero aspettati una Lazio così poco remissiva, una squadra che riuscisse a fronteggiare a viso aperto il Napoli senza neanche un attaccante di ruolo. E' per questo che calza a pennello il detto "non gettare via il bambino con l'acqua sporca", perché la prestazione del primo tempo (il bambino) non va buttata insieme al risultato (l'acqua, sporcata da ben quattro reti subite). Ma è anche per questo che provoca rabbia che sia stata un'esplusione a far saltare il banco, causata da un giocatore (Cana) che con i cartellini non ha decisamente un bel rapporto. Così come il cambio Novaretti per Felipe Anderson ha fatto storcere più di una bocca. Al netto delle esigenze tattiche e della condizione fisica, il brasiliano si è fatto apprezzare per una serie di buoni spunti. Mentre il centrale argentino ha sul groppone il secondo gol del connazionale Higuain, che a conti fatti è risultato decisivo. Ecco allora che si torna al punto di partenza. Due gare uguali, tra andata e ritorno. In cui la Lazio è riuscita a mascherare solo per un tempo un dato di fatto: il "divario nettissimo" (parole di Reja nella conferenza pre-partita) tra le due squadre. Un divario acuito ieri anche dagli errori arbitrali, ma che di base esiste eccome. E che ci vuoi fare? Nulla. Solamente ricordare che, appena tre anni fa, un'altra sconfitta della Lazio al San Paolo (il 4-3 del 3 aprile 2011, sotto la direzione disastrosa anche allora di Banti) coincise con uno scontro diretto tra due formazioni in lotta per la Champions. Mentre oggi il Napoli i preliminari di Champions se li è ormai assicurati e la Lazio non sa neanche se riuscirà a centrare quelli di Europa League. Conseguenza di "divari nettissimi" tra le prospettive delle due società.