L'ANGOLO TATTICO di Parma-Lazio - Il (molto poco) 4-3-3 di Parma e i grattacapi di Pioli

Pubblicato l'8 dicembre alle ore 11:55
09.12.2014 07:05 di Stefano Fiori Twitter:    vedi letture
Fonte: Stefano Fiori - Lalaziosiamonoi.it
L'ANGOLO TATTICO di Parma-Lazio - Il (molto poco) 4-3-3 di Parma e i grattacapi di Pioli

Che non sarebbe stato un 4-3-3 puro e ortodosso, si era capito già dall'undici scelto da Pioli. Sì, scorri le distinte ufficiali e leggi: Felipe Anderson largo a destra, Djordjevic punta centrale, Mauri esterno mancino. Ma che non sarebbe andata esattamente così, era il segreto di Pulcinella. Per sua natura, il brasiliano è molto più numero 10 rispetto a quel 7 che porta sulle spalle. Da quando è a Roma, sa acquisendo sempre più la corsa e la progressione per interpretare il ruolo di esterno. Ma la tecnica e la vocazione sono propri dell'ormai vintage fantasista. Della libertà tattica di Mauri, neanche serve più parlarne. Ecco allora che il 4-3-3 ufficiale ha lasciato spazio tanto a un 4-3-2-1 quanto - per larghi tratti del match e soprattutto nella ripresa - a un 4-2-3-1. Un assetto, quest'ultimo, adottato in particolare dopo l'ingresso in campo di Keita: rispetto a Felipe Anderson, l'ex Primavera è più genuinamente esterno offensivo. La presenza di due funamboli, a sostegno dell'unica punta, ha permesso a Pioli di abbassare maggiormente Biglia verso la difesa: anche il Parma aveva il suo folletto, Antonio Cassano, che spesso e volentieri agisce tra le linee avversarie. Diciamolo subito, a scanso di equivoci: la Lazio non ha disputato un gran primo tempo. Anzi, le occasioni più pericolose - comprese di gol annullato a Gobbi - sono state prodotte dai padroni di casa. Le note di merito i biancocelesti se lo sono conquistate più per come hanno gestito il match, una volta in vantaggio. Hanno lasciato che i gialloblù di Donadoni tentassero sortite offensive piuttosto timide, per poi rilanciarsi in ripartenza. Al fischio finale, la Lazio si è resa conto di aver vinto la sua prima partita in rimonta: quando un tabù viene sfatato, è sempre un gran giorno.

TEGOLE, GRATTACAPI E ANTICORPI - Di tabù però i capitolini ne conservano ancora numerosi. E il cattivo rapporto con gli infortuni ne detiene lo scettro. Come se non bastasse l'assenza di Candreva - e ci limitiamo solo al numero 87 -, Pioli rischia di dover fare a meno, per un buon numero di partite, sia di Braafheid che - siamo per ora nel campo delle ipotesi - di Biglia. Della serie, una tegola tira l'altra. L'operazione Radu centrale va a farsi benedire: a meno di improbabili arretramenti di Lulic o inversioni di fascia di Cavanda e Konko, il romeno si riaccomoderà sull'out mancino. Al centro De Vrij riaccoglierà Cana, già suo partner al Tardini dopo l'uscita di Braafheid. Se la difesa piange, il centrocampo non ride. Senza l'argentino (in attesa comunque che gli esami strumentali stabiliscano l'entità dell'infortunio all'adduttore) e senza lo squalificato Parolo, contro l'Atalanta Pioli avrà bei grattacapi. Ledesma si ricandida prepotentemente al ruolo di regista titolare, con uno tra Onazi e Gonzalez a far le veci dell'ex Parma. Più difficile pensare alla contemporanea presenza dei due, con il nigeriano alla Biglia. Ci sarebbe anche l'idea Cataldi, ma l'ex Crotone non scende in campo da parecchi mesi. Il tecnico laziale potrà poi valutare se mantenere il 4-3-3 o slittare già in avvio al 4-2-3-1: Lulic partirebbe da esterno alto a sinistra, con Felipe Anderson a destra e Mauri dietro Djordjevic. Pioli, insomma, si troverà di nuovo a fare di necessità virtù. Ma ormai potrà contare su una riserva infinita di anticorpi.

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