L'ANGOLO TATTICO di Roma-Lazio - Un derby a firma Lazio: grande rammarico, ma anche tanto orgoglio

12.01.2015 11:55 di  Stefano Fiori  Twitter:    vedi letture
Fonte: Stefano Fiori - Lalaziosiamonoi.it
L'ANGOLO TATTICO di Roma-Lazio - Un derby a firma Lazio: grande rammarico, ma anche tanto orgoglio
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© foto di Federico Gaetano

Due gol di fattura eccelsa, un palo, un tiro strozzato con annesso paratone. Il derby della Capitale più spettacolare degli ultimi  anni - soprattutto per chi l'ha seguito con occhio disinteressato - si è concluso con entrambe le squadre esauste. E con la Lazio che dovrà smaltire il rammarico di aver gettato, ancora una volta, il doppio vantaggio. Più delle due reti, sono proprio le due occasioni nella ripresa - a firma Mauri e Klose - a rendere certo chi scrive: i biancocelesti avrebbero meritato la vittoria.

A VISO APERTO, MA NON INTELLIGENZA - A conti fatti, il copione di questa stracittadina thriller l'ha scritto tutto la Lazio. Di suo, la Roma ci ha messo un possesso palla numericamente schiacciante - 61% vs 39% - ma per larghi tratti sterile. E quattro tiri in porta. Il fatto che la metà esatta di queste conclusioni si è tramutata in gol è la testimonianza che la formazione di Garcia non può mai considerarsi morta. E che ai giallorossi non puoi concedere neanche un attimo per sbadigliare. Del resto, i nove punti di distacco in classifica stanno lì a certificare una differenza di valori tra le due squadre. Ma è proprio per questo che Stefano Pioli può gonfiare il petto dopo la partita di ieri. Perché ha dimostrato - e desiderava fortemente farlo - che nell'uno contro uno la sua Lazio può fare la voce grossa con tutte. Eccezion fatta per la Juventus, a questo punto. E' stata proprio la brutta batosta contro la capolista a fornire al tecnico emiliano i giusti mezzi d'interpretazione per questo derby.

I SOLITI BLACK OUT - La scelta di schierare contemporaneamente Candreva, Mauri e Felipe Anderson è stata sintomo, sì, di una Lazio che avrebbe preso di petto l'incontro. Ma non in maniera ingenua e sbarazzina, tutti all'attacco e poi dietro son dolori. Il primo tempo biancoceleste ha rasentato la perfezione per acume tattico, solidità difensiva e abilità di colpire l'avversario nel giro di un paio di accelerate. Atteggiamento spavaldo, fronte alta come richiede il credo di Pioli. Ma ancora più è stata la lettura difensiva a premiare i primi 45 minuti laziali. Quella stessa lettura che poi è mancata in avvio di secondo tempo, con tutto quello che ne è conseguito. Ed è poi tornata nel finale di partita, con la Roma ormai scarica e la Lazio ancora vogliosa di provarci in ripartenza. I biancocelesti hanno di nuovo pagato gli ormai tradizionali black out della ripresa, quando le gambe corrono meno veloci e la mente si annebbia. I giallorossi ne hanno approfittato per non perdonare il benché minimo errore (piccola postilla, la prima rete romanista è viziata da un doppio fallo fuori dall'area laziale). Garcia ha avuto il merito di operare subito i primi due cambi, Strootman e Ljajic hanno davvero impresso un'altra qualità di manovra. Pioli avrebbe forse potuto tenere più alta la squadra con l'ingresso di Keita, ma è anche vero che Onazi una mano a far salire il baricentro l'ha data. L'uscita di Felipe Anderson ha fatto gridare allo scandalo, finché non si è saputo che il brasiliano era stato fermato dai guai fisici. Insomma, tanti elementi che compongono quel senso di delusione per aver sprecato un'occasione d'oro. Ma anche tanto orgoglio per una squadra che, dopo 18 giornate, è terza da sola. E ora lo scontro diretto con il Napoli sarà un'altra battaglia campale.