ESCLUSIVA Radiosei - Formiconi, all. Lazio Pallanuoto: "Ho la fortuna di guidare la squadra del mio cuore!"

Pubblicato ieri alle 20.27
28.08.2014 07:15 di  Andrea Centogambe  Twitter:    vedi letture
Fonte: Andrea Centogambe - Lalaziosiamonoi.it
ESCLUSIVA Radiosei - Formiconi, all. Lazio Pallanuoto: "Ho la fortuna di guidare la squadra del mio cuore!"

Sono passati esattamente dieci anni e un giorno da quel 26 agosto del 2004 che regalò al Setterosa (la Nazionale di pallanuoto femminile dell'Italia) l’oro olimpico ai giochi di Atene 2004. Alla guida di quel gruppo di leonesse c'era un romano e laziale doc, Pierluigi Formiconi. Ai microfoni di Radiosei 98.100 è intervenuto proprio l'attuale allenatore della Lazio Pallanuoto, che è tornato con la memoria a quei momenti immortali: “La notte prima di un grande evento si dorme male. Ricordo che alle due nessuna delle ragazze dormiva. Io ricevetti una telefonata, era Cristina Consoli, (sua ex giocatrice e mamma del suo ultimo bambino Matteo, ndr). Cercavo conforto, lei mi disse: “Che fai non dormi? Vedrai sarà più facile di come credi, domani andrai là (allo stadio, ndr), alzerai lo sguardo sugli spalti pieni di greci con le bandiere bianche e azzurre e ti accorgerai che sono tutti della Lazio”. Questo aneddoto carino mi ha tolto l'ansia di dosso. Il giorno dopo è succeso quello che aspettavamo da dieci anni". Il presente di Pierluigi Formiconi si chiama Lazio, il tecnico biancoceleste fissa gli obiettivi per la prossima stagione: “Quest'anno siamo riusciti a prendere un giocatore americano che dovevamo acquistare lo scorso anno, è un californiano. Speriamo che ci faccia fare il salto di qualità. Abbiamo cambiato anche il portiere, l'importante è non prenderle, spesso chi subisce meno poi vince. Vogliamo raggiungere i play-off”. Inevitabile parlare di calcio, della sua Lazio: “Continuo sempre a seguirla, la prima partita l'ho vista al Flaminio con mia nonna, l'unica donna che capiva di calcio. Lì purtroppo sono diventato della Lazio (ride, ndr), abbiamo sofferto tanto”. È la volta dei parallelismi tra il prato verde e la piscina, il 66enne romano spiega come si diventa un buon tecnico: “L'allenatore deve essere credibile, i ragazzi devono credere in quello che dici e in quello che fai. Diventa difficile con i giocatori più forti, gestire le grandi stelle è arduo e ancor di più farle coesistere. Ma l'allenatore bravo sa gestire i campioni, con loro non ti puoi sbagliare, non gli devi spiegare come si tira, devi fargli capire i meccanismi della squadra”. La chiosa è una massima: “Laziali non si diventa, si nasce. Io sono nato a Rione Monti ed erano tutti della Roma, sono andato controcorrente. Adesso ho la fortuna di allenare la squadra del mio cuore”.