Discorsi sopra la prima Deca di Claudio Lotito

08.07.2014 20:45 di Luca Capriotti Twitter:    vedi letture
Fonte: Luca Capriotti
Discorsi sopra la prima Deca di Claudio Lotito
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© foto di Federico De Luca

Scripta manent, ovvero analisi apartitica del verbum del Presidente Claudio Lotito nell’ultimo mese. Discorsi sopra la prima Deca di Claudio Lotito. Interviste, interventi, comunicati: su calcio, Lazio, obiettivi, acquisti, e politica, sportiva e nazionale. Dagli spray per gli arbitri alla Merkel, da Renzi a Berlusconi, dal sacerdote ortodosso a Parolo: scripta manent. 
 

SCRIPTA MANENT – E’ la base della nuova strategia comunicativa. E’ il testo scritto, che rimane, a dimostrare, a voler fortissimamente voler dimostrare la volontà che quel che si è scritto sarà mantenuto. Se sarà mantenuto. Mantenuto: è lessico politico, e di lessico ed argomento politico c’è molto. Il rispetto del “programma”: ecco il primo gradino per riavvicinarsi all’elettorato biancoceleste. Che sarà chiamato tra poco alla tornata elettorale per eccellenza: la campagna abbonamenti. “In questi giorni, come ampiamente annunciato in alcune note stampa della settimana scorsa, la società Lazio sta lavorando per la definizione di alcuni acquisti di considerevole valore, sotto il profilo umano e professionale”, cosi il 27 giugno. Ovvero. Stiamo mantenendo il programma, “come ampiamente annunciato”, come potete vedere tutti, basta scorrere indietro nella lista comunicati, “alcune (molte a dire il vero ndr) note stampa della settimana scorsa”. Neppure 15 giorni prima, la proposta di uno storico “Patto del Nazareno” (tale e quale quello tra Berlusconi e Renzi ndr) con i tifosi della Lazio. Una mano tesa, che segue quella già tesa nel giorno dell’Academy, il 26 maggio. 26 maggio: citato due volte nei comunicati, baluardo comunicativo e sentimentale. “Una notte indimenticabile, infinitamente lunga e gloriosa”, come viene citato lo spareggio con il Campobasso che “anche io, come molti altri, seguii dagli spalti”. È guerra psicologica alla Krul. O meglio pace psicologica.

PAROLE/FATTI - Dalle parole, ai fatti, come si annuncia nel comunicato del 27 giugno. Nel calcio, come nella vita. O meglio, nel calcio, come nella vita politica. Fatti e politica: “Quali “fatti” ha in mente lei?” Intervista al quotidiano La Repubblica, 28 giugno: “Ne parlerò al momento opportuno, dentro a un progetto collettivo con la consapevolezza che oggi in Italia esiste una criticità seria. Bisogna spogliarsi del particulare di cui parla Guicciardini e calarsi in una dimensione più generale, pubblica. Passare dall’io al noi. Non è il momento delle avventure solitarie”. È il momento di: “Anche io, come molti altri”. Ovvero noi.

DALL’IO, AL NOI – Altro principio cardine della nuova strategia comunicativa. I verbi alla prima persona plurale, indicanti la volontà comune, o la volontà di accomunare, sono usati 23 volte, tra comunicati e interviste. 21 volte si parla di Lazio, 23 si parla alla prima persona plurale: la prima singolare viene usata solo quando si parla del salvataggio dal crac, o dal fallimento (parola presente 5 volte, sempre riferito alla passata gestione ndr), a sottolineare l’esclusività dell’atto. Stesso passaggio, dall’io al noi, nel discorso-atto fondativo del 26 gennaio 1994 (sempre 26, per chi fosse cabalista convinto ndr) di Silvio Berlusconi, la celebre “discesa in campo”: “L’Italia è il paese che (IO) amo...” fino ad arrivare a “per questo (NOI) siamo costretti a contrapporci a loro”.

OBIETTIVI – Se ne parla di rado, ma se ne parla. Dal passato al futuro: 2 volte si parla di Champions League, una rivolta al passato, un ricordo della passata partecipazione, 1 come obiettivo futuro (prossimo, non necessariamente immediato, non specificato il quando). Si parla di Europa 5 volte, come obiettivo, e 5 di Euro (soldi, money ndr). Europa, che in politica vuol dire Merkel, Germania, altri scenari. Calcati, ultimamente, con consapevolezza maggiore, e disinvoltura. Candreva (6 volte) e la sua incedibilità, altro obiettivo più volte annunciato, anche come ulteriore acquisto, vengono citate tanto quanto, più o meno, Renzi (8 volte); lo stesso Berlusconi viene citato 4 volte (3 volte Silvio, 1 Paolo). È l’incipit vita nova, inizia la vita nuova (politica? Nei rapporti con i tifosi?) che parla, non solo di Lazio, ma anche di politica (citata 10 volte, 13 nelle domande dei vari giornalisti, evidentemente attratti dalle scintillanti virate nel mare magnum del discorso politico aperto a tutti, concetto definitivamente sdoganato dal M5S. Dopo Berlusconi, ovviamente). Parole d’ordine: “risanamento” (2 volte), “trasparenza” (5 volte), “servizio” (3 volte, tutte applicate al panorama politico, spesso nell’accezione cristiano-sturziana di politica come “spirito di servizio”). “Penso di avere questa sensibilità. Penso di poter interpretare i bisogni dei cittadini attanagliati dalla farraginosità del sistema-Paese”. A La Repubblica, il 28 giugno. La parola “tifosi”, il vero e proprio destinatario collettivo, oltre i giornalisti, da affrontare a suon di comunicati ufficiali, come specificato anche oggi in conferenza,  di più di 4500 parole, più di 24mila lettere, viene citata 11 volte. Forse il gradino nascosto, la pietra nascosta dai costruttori ma testata d’angolo, sta scritta nella frase di Machiavelli, nei “Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio”, ovvero parlando del popolo, “come le grandi speranze e gagliarde promesse facilmente lo muovono”. Grandi speranze, e gagliarde promesse. Stavolta scritte, incise, facilmente reperibili, un conto da presentare, l’ennesimo per alcuni, il primo certificato e cartabollato calumet della pace per altri. E un occhio, o un occhiolino, non si sa se suo o degli altri per lui, al mare (non) nostrum di una “forza politica fatta di uomini totalmente nuovi” (Berlusconi, 1994). “Questo paese va smontato tutto. Ma ci vuole una visione pragmatica. Imprenditoriale. A Berlusconi l’ha fregato l’apparato. Io sono animato da spirito civico. Vorrei solo lavorare per la polis. Datemi una leva e vi solleverò il mondo”.