"Maledetto nove": presentato il libro sulle "avventure e disavventure dei centravanti della Lazio"

Pubblicato ieri alle 20
09.11.2014 07:50 di Stefano Fiori Twitter:    vedi letture
Fonte: Lalaziosiamonoi.it
"Maledetto nove": presentato il libro sulle "avventure e disavventure dei centravanti della Lazio"

"Scrivo per raccontare in modo diverso personaggi che tutti conoscono, cercando di tirare fuori storie inedite, lati rimasti oscuri, tesori seppelliti perché nessuno ha avuto la voglia o la capacità di scavare più a fondo, ma sempre con rispetto. Questo ho cercato di fare con Maledetto nove". Descrive così la sua ultima fatica letteraria Stefano Greco, autore del libro che - come spiega il sottotitolo - narra le "avventure e disavventure dei centravanti della Lazio". Dal primo numero nove - il leggendario Silvio Piola - a Paolo Di Canio, passando per i totem Giorgio Chinaglia e Giuliano Fiorini: una carrellata di storie su chi ha indossato e onorato la maglia forse più legata all'immaginario collettivo biancoceleste. Fili separati di un solo universo, in cui gloria e maledizione, ascese e cadute uniscono le vite dei vari protagonisti. "Maledetto nove" è stato presentato oggi al pubblico, nell'intimo scenario di ORE20, a Piazzale Appio. Tanti tifosi hanno colto l'occasione di ricevere la firma con dedica da parte dell'autore, insieme a tanti volti noti del panorama laziale presenti all'evento.

Nell'abstract del libro, la trama di un romanzo unico come la Lazio:

Piola, Selmosson, Chinaglia, Giordano, D’Amico, Fiorini, Casiraghi, Signori, Di Canio: nove storie di grandi attaccanti biancocelesti raccontate direttamente dai protagonisti e da chi li ha conosciuti da vicino. Avventure che hanno in comune quella maglia numero nove, avventure spesso senza lieto fine. Perché quella della Lazio è una storia affascinante e per certi versi maledetta. E quelle dei suoi grandi centravanti la rispecchiano. Si parte da Piola, che non è riuscito a vincere nulla ed è scappato da Roma per paura della guerra e perché la Lazio non poteva più pagarlo a peso d’oro; Chinaglia, il grande idolo romantico, controverso e sconsiderato; Giordano, scottato dallo scandalo scommesse e tradito dal suo mito Chinaglia; Fiorini, ripudiato dopo aver salvato la squadra e morto giovanissimo; Signori, eletto “Re” dai tifosi e scappato da Formello nel portabagagli della macchina di un amico subito prima che la Lazio vincesse tutto; Casiraghi, anche lui fuggito troppo presto per andare a giocare nel Chelsea dove lo attendeva il destino per stroncargli la carriera; Di Canio, amato e maledetto con la stessa intensità. E infine D’Amico, fantasista che talvolta si è dovuto inventare attaccante indossando il numero nove in momenti drammatici, amato dalla gente ma mai divenuto una vera bandiera. La maledizione del centravanti della Lazio, in qualche modo, è riuscita a colpire anche lui.