Per non dimenticare, nel ricordo di Vincenzo Paparelli. Il figlio Gabriele: "Sei sempre nel mio cuore"

28.10.2016 09:45 di Lalaziosiamonoi Redazione   vedi letture
Fonte: Alessandro Vittori - Lalaziosiamonoi.it
Per non dimenticare, nel ricordo di Vincenzo Paparelli. Il figlio Gabriele: "Sei sempre nel mio cuore"

Il 28 ottobre per i tifosi laziali non può essere un giorno come gli altri. In una domenica autunnale di 37 anni fa in cui si giocava il derby, moriva Vincenzo Paparelli. A spezzargli la vita un razzo, l’ultimo dei tre sparati direttamente dalla Curva Sud. Vincenzo, seduto accanto alla moglie in Nord, viene colpito in un occhio e a nulla serve la corsa in ambulanza all’Ospedale Santo Spirito. A soli 33 anni lascia due figli in un modo difficilmente spiegabile. Da quel giorno il ricordo di Paparelli viene mantenuto vivo dal popolo biancoceleste, e nonostante una folle minoranza, omaggiato da tutta la città di Roma. Il figlio Gabriele, tramite il proprio account Facebook, ha voluto esprimere alcune significative parole: “Sei sempre nel mio cuore... Oggi sarà una giornata lunga e difficile! Un bacio al cielo”.     

Attraverso il proprio sito ufficiale, anche la Lazio ha voluto ricordare Vincenzo Paparelli in questa data: "La S.S. Lazio, nel 37° anniversario della scomparsa, ricorda Vincenzo Paparelli, scomparso tragicamente il 28 ottobre del 1979 durante un derby. La S.S. Lazio rinnova a Gabriele Paparelli e alla sua famiglia il proprio cordoglio".

Gabriele Paparelli è intervenuto ai microfoni di Lazio Style Radio 89.3 per ricordare suo padre e ringraziare la gente biancoceleste per il sostegno che non è mai mancato in questi anni: "Oggi è una giornata triste come da 37 anni a questa parte. Il popolo laziale mi sostiene e mi dà la forza di andare avanti a testa alta. Non si può morire per una partita di calcio. È lo sport più bello del mondo e non possono succedere queste cose. Da quel giorno cambiò anche il tifo per esempio non entrarono più i tamburi. Ci furono più controlli, intensi". Inevitabile parlare delle barriere che dividono le curve dello stadio Olimpico e Gabriele ha un'idea precisa al riguardo: "Se andiamo a vedere a ritroso non ci sono stati più scontri in Curva. Le tifoserie sono maturate, soprattutto a Roma. Non capisco perché la Capitale debba dare l'esempio. Bisogna responsabilizzare il tifoso. Si punta il dito troppo spesso verso di loro per le sciocchezze, ma non si guarda il bene anche a livello sociale che fanno molte curve. Adesso c'è la stupidaggine della multa per chi cambia posto, una cosa allucinante. Quando ero piccolo non vedevo l'ora di andare allo stadio per correre giocare, oggi non potrei". Gabriele torna sulla morte del padre e chiude su un aneddoto legato a sua figlia: "Poteva succedere a chiunque quello che è accaduto a papà. Addirittura si era chinato per prendere il suo panino con la frutta, magari se stava piegato altri dieci secondi sarebbe andata in un altro modo. Mia figlia è sempre più laziale. Non usa il giallo e il rosso per colorare e parla sempre del nonno Vincenzo. Dice sempre che le manca, così come manca a me e a tutti i laziali".